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STORIA DI BUSCOLDO
A
cura di Iginio Bottani
PrologoNell'era della globalizzazione, del computer e di Internet può sembrare illogico o comunque inutile studiare la storia di un piccolo paese come Buscoldo, ripercorrerne le grandi tappe dalla preistoria ai giorni nostri, soffermare l'attenzione sui grandi e piccoli fatti, su semplici episodi, su alcuni personaggi locali. E'invece proprio quello che hanno fatto gli alunni della quinta elementare creando un CD-Rom presentato alle autorità, alla stampa e ai genitori nel giugno scorso. La Direzione della Voce dell'Oratorio invitando chi fosse interessato al CD a farne richiesta agli autori ben disposti a farne dono agli appassionati, intende da questo numero pubblicare il testo dei più significativi capitoli di questa prima, organica seppur breve Storia di Buscoldo, pensando di fare cosa gradita a tutti, consapevole che ogni paese ha la sua storia, che affonda le radici nel passato, radici che hanno permesso e sostenuto la crescita e lo sviluppo della comunità. Oggi dobbiamo sentirci debitori di quanti prima di noi hanno intessuto rapporti, hanno dato vita concreta e visibile al nostro paese. Conoscere la propria storia è assai importante per la identità di un popolo che nel suo passato trova i valori e le tradizioni necessari per costruire il presente e progettare il futuro. Ogni paese è quindi unico e irripetibile, perché frutto di esperienze, di rapporti, di sacrifici, di amore e di solidarietà, che hanno intessuto la vita personale, familiare, sociale e parrocchiale. E' un patrimonio quindi che va conosciuto, apprezzato, valorizzato. La PreistoriaLe prime notizie che si riferiscono a tracce di materiale preistorico nella nostra zona sono dovute ad Enrico Paglia (1879), il quale percorrendo a piedi le sponde del Lodolo, trovò le prime avvisaglie di insediamenti umani di epoca preistorica e storica. Certamente tutta la zona che dal Lodolo arriva a Fossaviva, a sud di Buscoldo, presenta caratteristiche geografiche, geologiche, idrografiche tali da far supporre che un tempo esistesse una via d'acqua che collegava attraverso l'Osone, il Lago Superiore (Mincio) al Po. Un terreno paludoso ed acquitrinoso dunque nei cui confronti così si esprime il Paglia: "…nero, riposante sopra sabbia e ghiaie non rimaneggiate: stazione di genti preistoriche soliti a frequentare i corsi d'acqua e a fermarsi là dove le circostanze del terreno offrivano sicurezza di vita e caccia e pesca". La maggior parte dei reperti preistorici rinvenuti in questi ultimi anni provengono dal giacimento di superficie del territorio buscoldese comunemente chiamato "Avalle", dove scorre il Roncocorrente . Il periodo al quale i reperti appartengono è sicuramente compreso nel neolitico (pietra livigata), giungendo fino all'eneolitico (rame e pietra) e all'età del bronzo (rame e stagno). Dalle testimonianze, abbastanza numerose, si può dedurre in larga misura il tipo di civiltà raggiunta da queste popolazioni, sebbene rimangano sempre dei lati oscuri per il motivo che non esistono documenti scritti in quanto siamo di fronte a popolazioni preistoriche. I tronchi a punta, anneriti, carbonizzati, venuti alla luce nelle zone più basse durante gli scavi dei canali, ci rivelano che la vita umana si svolgeva sull'acqua, in villaggi costruiti su palafitte, al riparo dalle belve che sicuramente infestavano gran parte di questi terreni boscosi. Dal materiale rinvenuto risulta evidente che si trattava di popolazioni dedite alla caccia (mazze, punte di freccia e lancia, ecc.), alla pesca (arpioni, "ruote" e fusaiole per reti), e più tardi all'agricoltura (falcetti in bronzo). Usavano cremare i loro morti e deporre le ceneri in urne, infatti si trovano numerose ossa di animali, ma mai ossa umane; d'altra parte questo costume corrispondeva ad una precisa norma igienica, non potendo essi inumare i morti in zone tanto paludose. Il vasellame, modellato e cotto, è ricavato dallo stesso terreno argilloso che si può facilmente reperire. Con l'argilla cotta in forni all'aria aperta si foggiavano gli oggetti gli oggetti più disparati, da piccoli recipienti come ciotole, ciotoline, a grandi vasi e piatti, fusaiole per le reti o i telai, le palline da lanciare con la fionda, le "ruote" usate come pesi. La selce, sicuramente trovata sui greti dei corsi d'acqua o importata da zone montagnose, (soprattutto nella prima età del bronzo esisteva una fitta rete di commerci favorita nella pianura Padana dalle numerose vie d'acqua), rappresentava il materiale più in uso per ricavare raschiatoi, lame per incidere le pelli, punte di frecce e lance, essendo dura e resistente. Gli ossi e le corna degli animali uccisi servivano per ricavare raffinati arpioni per la piccola pesca, frecce e cuspidi di lance, pettini, aghi, crinali, amuleti; dal ricco materiale rinvenuto si può affermare che gli animali erano numerosi: certamente vivevano grossi bovini, cervi, cinghiali e felini. Con la scoperta dei metalli e della loro lavorazione ci avviciniamo ad epoche più recenti e gli oggetti assumono un'identità anche sul piano artistico ( punte di lancia, falcetto, spillone in bronzo), ma non dobbiamo pensare che il metallo soppiantasse immediatamente la terracotta, la selce, l'osso e le corna, anzi il più delle volte furono coevi, perché il cammino dell'uomo è stato molto, molto lento per millenni. Certamente parecchio materiale è andato distrutto dall'usura del tempo, dalle frequenti alluvioni, dall'aratro, dai lavori di sterramento e disboscamento compiuti in epoche successive, ma molto rimane ancora da scoprire di questa civiltà che lentamente viene alla luce.
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