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Una foto…
Buscoldo, anni venti, la vita di un paese. Via Marconi,
la chiesa e la cooperativa dei lavoratori, due nobili edifici che
osservano attenti con un piglio di superbia. Gente, tanta, a piedi, in
bici, in movimento; una macchina, messaggera della modernità alle porte.
Buscoldo, giorni nostri. Via Marconi, la chiesa e la
cooperativa, due nobili edifici che osservano attenti come saggi dalla
lunga barba bianca. Poca gente a piedi, qualcuno in bicicletta, troppe
macchine. I tempi sono cambiati ma la vita di paese rimane come una linea
che accompagna le giornate normali, nascosta tra le parole della gente,
tra i mille visi incontrati tutti i giorni alla stessa ora negli stessi
posti.
Nella foto di copertina si respira la vita di paese,
frenetica, indaffarata e allo stesso tempo placida e pacata. E’ la nostra
storia, la storia dei luoghi, degli spazi più personali (un giorno ti
mostrerò quel mio posto segreto…), del suono delle campane che giunge in
ogni angolo dove trova una finestra aperta ad accogliere la freschezza
mattutina. La vita di un paese, fatta di abitudini, di pensieri, di studio
e di ricerca. Di protagonisti e non di semplice televisione.
Una foto stimola mille pensieri, la stessa apre il numero
di settembre del nostro giornale e inaugura la stagione del paese nel
www…, il mondo di internet, dei media, della smaterializzazione degli
spazi e dei luoghi (quella sensazione che provi quando non senti più la
terra sotto i piedi...).
La storia che ritorna perché siamo noi in un fluire
continuo tra il cielo azzurro e i tuoni dei temporali. Questo è l’uomo,
capace delle più splendide opere d’arte e dei più terribili delitti.
La vita riprende dopo una brusca frenata nella sua
frenetica normalità, nell’immenso mondo delle relazioni nelle famiglie,
nel lavoro, nello studio ma qualche volta è piacevole fermarsi, ritrovarsi
nel mare dell’immaginazione, tra le note silenziose di una musica
indimenticabile, nell’armonia dei colori della natura, nello stupore di
conoscere come gira il mondo dall’altra parte dell’Oceano, in uno sguardo
perso in una vecchia foto o nella lettura delle nostre vite sulle umili
pagine di un giornale, così semplicemente tra un’occhiata e un sorriso,
tra un pensiero e una preoccupazione, tra la nostalgia del passato e la
passione nel futuro.
Nicolò Agosta |