(i marangun)
Igini o Bottani
“a chi ha vissuto in un certo mondo l’impareggiabile possibilità di riassaporare colori, sensazioni e suoni lontani; e a chi non l’ha vissuto dar modo di incontrare e di capire , e , perché no, amare, figure che sono parte della nostra storia, quella vera, quella di tutti i giorni”. Nel precedente articolo affermavo che in forza di
anagrafe io appartengo all'ultima generazione consapevolmente maceratasi
nella cultura popolare così ricca di quel vivere semplice nei ritmi
arcaici di impronta contadina, nella rigida stratificazione sociale,
nell'austerità e sobrietà, discendente direttamente dall'Ottocento più che
appartenente al ventesimo secolo. Ricordavo inoltre, non senza un certo
orgoglio, di aver goduto del privilegio di venire alla luce e di viverci
tutta la fanciullezza e la giovinezza al Serraglio di cui conservo tuttora
una vivida memoria struggente, com'è per tutto ciò che è stato caro e
sostanzialmente non è più. Prese le misure del defunto, il marangun provvedeva a costruire anche la cassa funebre. Nel nostro paese il legname era fornito prevalentemente dalla ditta Balzanelli, una autentica dinastia nel settore, fondata nel 1928 dai fratelli Luigi, Pietro e Giovanni e potenziata in seguito da Ennio (figlio di Luigi) e da suo figlio Luigi. Personaggio popolare era Giovanni (detto Peduls). E' doveroso ora fare memoria dei più popolari marangun che le cronache buscoldesi annotano; erano autentici personaggi positivi, alcuni dei veri artisti.In paese Facchi Achille col fratello Fioravante (Pacio) ed il nipote Galli Nearco, Ferrari Ettore, Reggioli Ermete (detto Gabàna) e Beccari Luigi (al Bacan);al Serraglio Raffaldoni Agide (detto Bogna o Mandulin), Berzaghi Camillo e Castagna Cesare col nipote Vernizzi Gildo; ai Casotti Tosatti Vittorio (detto Lau); alla Madonnina Fioravanti Rainero; i Ronchi Panini Aldo (Boris); alla Galvana Cardinazzi Paolo (Paulun d'la Galvana) col nipote Lino Corniani.
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