E’ sempre stato uno dei miei sogni preferiti fare
l’inviata speciale per una testata giornalistica importante. E ora ne ho
la possibilità. (NdR: se lo dici tu !?!)
Sono in viaggio su un trenino
anteguerra, straffollato (con la condensa ai vetri per intenderci) che mi
porta nel cuore della notte nella città di destinazione. D’altronde si sa,
la vita dell’inviato speciale è dura.
Mi hanno riferito che in questa
località dovrei fare una ricerca molto accurata di come si manifesta la
globalizzazione negli usi e costumi moderni. Dovrei.
Io in questa
città, in verità, è da un sacco di tempo che non ci torno e l’ultima volta
che l’ho lasciata vi posso assicurare di non aver notato proprio niente di
strano. Alcuni indizi? Capitale del prosciutto crudo, delle mitiche
melanzane alla ….., dei tortellini e delle lasagne.
Pensando a tutto
questo mi viene naturalmente spontanea una domanda: cosa potrà mai esserci
di così globalizzato per spingere un inviato alle prime armi su un vagone
gelido sotto il periodo delle feste natalizie?
Questo freddo…. Mi fa
proprio venire voglia di “acciambellarmi” nel mio piumino e …. Lasciarmi
trasportare dal “tr-tr” delle rotaie in un bel sonno profondo…….
…..
Non credevo s’impiegasse così poco ad arrivare. Ora sono insensibile al
freddo e mi sento completamente carica per la mia missione!
Uscita
dalla stazione i fumi delle macchine lasciano intravedere le luci degli
addobbi natalizi e svegli come me, gli ultimi vagabondi che cercano la
panchina meno fredda per la notte.
Il mio fiuto da giornalista mi
consiglia di addentrarmi nelle vie più impervie, alla ricerca di qualche
traccia….
In questa atmosfera deserta e umida vado alla ricerca di
quella cioccolateria, un po’ il simbolo della pasticceria locale, ma ora
scopro che al suo posto si trova un caffè Africano con tanto di insegna
luminosa ad intermittenza. Rimango lì per lì sconcertata, mi sembrava
fosse uno dei locali più frequentati e più in voga tra i ragazzi della mia
età. Il mio pensiero è interrotto da una ventata di odori speziati, un non
so che di lontano e … decido di seguirla. Possibile che si respiri un’aria
così diversa? Lo sguardo è catturato dalla apparente incompatibilità
cronologica di due insegne. La prima, una macelleria denominata “La mecca”
di indiscussa origine orientale. La seconda una tabella di metallo che
sporge appesa ad un’asta di legno, stampata in corsivo “antico”, con
scritto: da Gino, tagliacapelli da 4 generazioni, dal 18…. Mi avvicino a
quest’ultimo negozio e vedo che l’arredamento è dell’altro
secolo!
Questa contrapposizione mi disorienta, non ci sono abituata. E’
come se fino ad oggi avessi vissuto con i paraocchi. Ma il mio pensiero
ritorna subito a quell’odore così insolito e acre. Negozio di pasta
fresca, calzolaio, supermarket ed infine…. ecco! Proviene da una
gastronomia cinese! Fin qui niente di strano direte, dove c’è vita c’è
sempre un ristorante cinese. Sono d’accordo con voi. Il problema è che in
questo locale si vende …… PIZZA! Va beh, vorrà dire che anche l’idea che
mi ero fatta del tipico pizzaiolo esclusivamente di tradizione napoletana
è andata in polvere e con sé anche qualcosa che identificavo di carattere
nazionale. Che colpo!
Per riprendermi dallo shock, mi avvicino ad una
vetrina. “Tribal shop” c’è scritto. Bonghi…..sciarpe, guanti, abiti di una
tradizione sicuramente multietnica e anche per
questo molto affascinante. Penso di averne già avuto a
sufficienza per stasera e sia meglio rincasare. Ma la curiosità è
irrefrenabile. E se andassi in quella viuzza? Lo prometto a me stessa, mi
fermo solo 5 minuti, il tempo per osservare un negozio di “detersivi e
parrucche” orientali, di quelli in cui mi potrei perdermi per ore … e
trovare l’impensabile! OK. E’ tardi salgo sul pullman, dal finestrino allo
stop sento una musica leggera di canti femminili, con acuti altissimi. Mi
giro, ma è troppo tardi per vedere da dove provenga. E il mio movimento
goffo è stato notato da un ragazzo senegalese seduto davanti a me, vestito
da universitario Oxfordiano. E mi sorride. E’ tutto così strano …. voglio
tornare ….
….”signorina Buona Vigilia di Natale! Biglietto prego! ….
Uhm….cosa? che? Siamo a Mantova?
…… Eh signorina…. Buona Pasqua!!! Si è addormentata da
quando siamo passati per Sorbolo. Siamo arrivati, siamo a Parma.
“Ma allora…. io fin ora non ho fatto nulla se non sognare
…. e magari non sono nemmeno un’inviata molto speciale…..”