|
STORIA DI BUSCOLDO
A
cura di Iginio Bottani
"…………e partito che fu Ezzelino dall’assedio di Mantova" narra lo storico Stefano Gionta, "Sordello fece fare un serraglio per difendere la città, avendo con suo danno veduto quanto disturbo aveva dato Ezzelino, respingendo talvolta i mantovani fino alla porta. Così essi fecero il Serraglio in forma triangolare e fabbricarono alcuni castelletti per difesa di questo serraglio il quale serviva di gran riparo alla città". Uno di questi piccoli castelli sorgeva a Buscoldo e la data della sua costruzione si può far risalire, analogamente al Serraglio, alla prima metà del XIII secolo. Il sistema difensivo di Buscoldo era composto oltre che dal castello da due torri: la prima sorgeva nell’odierno Serraglio, vicino al ponte su Fossa Viva, ove è oggi la casa Sarzi Sartori (Rocchetta dei Bussi), la seconda alla "Madonnina". Quest’ultima è probabilmente posteriore, della seconda metà del XIV secolo, come si evince da una lettera inviata il 4 maggio 1379 da Novarino de Martinellis a Lodovico Gonzaga; in tale lettera si parla di una "turris nova" sulla strada fra il castello e la "rocheta Bussorum". Ma com’era e soprattutto dov’era il fortilizio di
Buscoldo? Responsabile del castello e degli uomini della guarnigione, fanti e balestrieri, era un capitano il quale non doveva avere vita facile, come si desume dalle numerosissime lettere inviate in diversi tempi e circostanze a Mantova. Vediamo ad esempio la lettera inviata il 10 novembre 1377 a Ludovico Gonzaga da Nicolosio "caput castri Boscholdi",il quale avvisa che il castello è privo di frumento, olio, sale riso,cera e polvere e che necessita di un notevole lavoro di manutenzione: "Sine ipsum non possum stare" si lamenta il poveretto. E non si trattava solamente di difficoltà di ordine materiale. Frequentissime erano le insubordinazioni dei sottoposti e le scorrerir di soldati nemici ed amici, forse più pericolosei questi di quelli, che si concludevano spesso col saccheggio delle case del paese e delle campagne. E leggiamo un’altra lettera: "Se Sua Altezza Serenissima non provvede a tanti ladrocinii che vengono fatti dai soldati veneti nel Seralio, penserà d’averlo assicurato, et sarà del tutto distrutto, che li nimici di sicuro non faranno peggio che levarvi la vita in poi; noi fora del Seralio teniamo le sentinelle continovamente giorno e notte a ciò passino dal nostro, chè a questa hora averiano fatta netta ogni casa; ho reclamato ai suoi superiori i quali hanno detto solo belle parole ma non vedo alcuna soluzione; da noi è stato provveduto alle cose necessarie per detti soldati, nondimeno hanno distrutto quasi tutti li vini che hanno trovato nelle case, i patroni delle quali e i lavoratori quasi tutti sono fuggiti. Questa matina hanno cominciato ad assalire le case di quelli che sono andati a Mantova, col levare molte cose di quelli, in modo che vedesse Vostra Signoria Illustrissima come stimo! Io no manco di provvedere quanto posso alli inconvenienti, ma sono troppi" . Questa lettera inviata il 18 ottobre 1629 da parte di
Paolo Roccelli superiore del forte di Buscoldo al Marchese Striggi "Gran
Cavagliero del Serenissimo Duca di Mantova" è l’ultimo documento nel quale
si intuisce che il castello di Buscoldo è ancora in esercizio.
Fonte: CD-ROM Breve Storia di Buscoldo, Scuole Elementari P. F. Calvi di Buscoldo |