SOLDATO
STRINGHINI

BRUNO


2 Marzo 1923
     3 Marzo 1946




di Fabio Brochetti

Bruno Stringhini



indietro     Pagina WEB di guardia Michele Beccari      avanti

filo spinato
Bruno Stringhini nacque il 2 marzo 1923 a Porto Mantovano. In seguito, nei primi anni ‘40, si trasferì a Buscoldo di Curtatone, in un loghino nell’attuale via Sacca 26, dove andò a vivere insieme alla famiglia, svolgendo la professione di fornaio. Figlio di Stringhini Ivo, originario della provincia di Cremona e di Avanzi Corilla, era il secondo di quattro fratelli: Adalgisa, Eva ed Elio.
La sua tomba si trova tuttora nella cappella di famiglia “Avanzi - Stringhini”, nel cimitero di Buscoldo, insieme ai genitori e ai fratelli: Eva ed Elio.
foglio matricolare

Dal ruolino matricolare, conservato in originale presso l’Archivio di Stato di Mantova, sono state recuperate alcune informazioni ufficiali, sia legate all’aspetto fisico, sia relative alla sua storia militare. Di religione cattolica, alto 1,66 ½, con un torace di 91 cm. Viso ovale, naso retto, mento e bocca regolari. Occhi e sopracciglia castani, fronte alta, colorito roseo, dentatura sana. Sa leggere e scrivere e ha fatto la 5 elementare. Al momento dell’arruolamento da parte del distretto militare di Mantova, il 19 giugno 1942, risultava ancora residente a Castiglione Mantovano, di Roverbella (Mn) e gli venne assegnato il numero di matricola 18350. Venne ufficialmente chiamato alle armi il 4 ottobre 1942, ma non poté presentarsi poiché ricoverato all’ospedale civile di Mantova da cui fu dimesso il 5 ottobre 1942. Il 6 ottobre risulta ricoverato all’ospedale militare di Verona, ma viene dimesso il giorno successivo per essere inviato a casa, in licenza di convalescenza straordinaria, per sessanta giorni. L’8 dicembre 1942 rientrò al distretto militare e due giorni dopo venne assegnato al 231° Reggimento Fanteria a Bressanone, sede del deposito misto truppe Regio Esercito Egeo di Barletta. Fu mobilitato, il 13 marzo 1943, per conto del 265° Reggimento Fanteria “Lecce”. Il 14 aprile 1943, sempre con il 265° Reggimento Fanteria, fu trasportato in Grecia. Nell’ultima parte del foglio matricolare si apprende che: Il 9 settembre 1943 risulta “prigioniero di guerra nel fatto d’armi in Creta”, mentre dal 10 giugno 1944 è internato in Germania. Il 25 agosto 1945 risulta essere rientrato dalla prigionia con una licenza di rimpatrio di 60 giorni. Altri documenti, provenienti dalla Germania, offrono un quadro più preciso sul luogo della prigionia, anche se differiscono lievemente sul luogo e la data della cattura. In base a questi, sarebbe stato fatto prigioniero dai tedeschi, a Rodi, l’11 settembre 1943 (Gefangennahme 11.09.43 Rodi), tre giorni dopo il fatidico armistizio dell’8 settembre.
(nel Foglio Matricolare si parla di "prigioniero di guerra nel fatto d'armi di Creta - 9 Sett. 1943")
foglio matricolare
Trasportato in Germania con altri italiani, destinati a diventare Internati Militari Italiani (IMI), dai documenti emerge che Il 20 giugno del 1944 era internato nel lager dei detenuti di guerra, nel reparto" Mannschaftsstammlager VI C Bathorn Emsland" , con il numero identificativo: 110 511. Il 26 giugno venne trasferito nell’area "M-Stalag VI A". Questo terribile campo di prigionia (stammlager VI/A), in cui rimase fino alla liberazione, avvenuta probabilmente il 14 aprile 1945, venne definito anche “campo della morte” e si trovava a Hemer, una cittadina tedesca della Renania Settentrionale–Vestfalia. Da un documento originale conservato dai familiari: “Arbeitscbuchs fuer auslaender”, risulta che dal 24 giugno 1944, fino alla liberazione, Bruno Stringhini abbia lavorato come aiuto panettiere alle dipendenze di Haferkamp Gherard, sempre a Hemer. A questo proposito, in famiglia si raccontava che un giorno, un tedesco andò al campo in cerca di un panettiere. Lui si offrì volontario e le sue condizioni migliorarono leggermente. Quando rientrò a Buscoldo, in tasca aveva ancora due banconote da 100 marchi.
banconote
In base ai racconti fatti in famiglia, è emerso che la vita nel campo era un vero inferno: la fame era tanta, le botte erano all’ordine del giorno e le malattie mietevano vittime di continuo. Si dice che Bruno aveva raccontato, in un certo senso, di essere stato fortunato: riusciva a sopperire alla fame mangiando bucce di patate e di rape, rubate nelle immondizie, o a cacciare piccoli animaletti: topi, lumache e rane. La sua morte avvenne il 3 marzo 1946, nel loghino in via Sacca, aveva appena compiuto 23 anni. Da meno di un mese era rientrato a casa, minato nel fisico per aver contratto tifo e tubercolosi durante il periodo di prigionia. In famiglia si racconta che al momento del rientro era talmente magro e denutrito che sua mamma quasi non lo riconobbe. Di lui, oltre al ricordo sbiadito nel tempo, sono rimase: una fotografia che lo ritrae in divisa, una banconota da 100 marchi, il suo libretto di lavoro tedesco, un lasciapassare degli alleati, consegnatogli probabilmente al momento della liberazione e una cartolina che aveva scritto ai suoi genitori il 24 giugno 1944, dal campo di prigionia, in cui sono visibili alcuni stralci:

“Cari genitori, dopo parecchi mesi di lungo mio silenzio, vi do mie brevi notizie che credo che a voi saranno grate. Cari genitori, quando riceverete questa cartolina fatelo sapere agli zii tutti e al mio amico Antonio. Questi mesi trascorsi con l’aiuto del signore durante il viaggio sono stato sempre bene. Ora sono a destinazione. Ora non mi resta solo che di salutarvi di fervido cuore ricordandovi sempre, vostro figlio, Bruno. Baci a Elio, Eva, salutate gli zii e il nonno. Arrivederci a presto…”

lettera

Nel 2016 un suo nipote, Maurizio Stringhini, ricevette dal prefetto di Bolzano la Medaglia d’onore dedicata ai cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti 1943-1945. La decorazione, istituita nel 2006, è destinata a onorare i cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti durante la Seconda guerra mondiale, con particolare riferimento agli IMI (Italienische Militär-Internierte, IMI).
Una sorta di riconoscimento morale dell’Italia nei confronti dei suoi figli.
prefettura

 


Si ringrazia Maurizio Stringhini e Fabio Brochetti per la gentile concessione di tutto il materiale






 ritorna  torna alla pagina iniziale  a casa