ORIGINI DELL’ANTICO ALVEO DEL MINCIO |
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L’ultimo periodo postglaciale (11.700 anni fa circa ) ha dunque sancito la configurazione attuale della Pianura Padana. Grazie ai corsi d’acqua che, originati dallo scioglimento dei ghiacciai, scendevano verso valle con forte capacità erosiva e sedimentavano imponenti quantità di materiali. Questo improvviso cambiamento si chiama tuttora “ROTTA”. |
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IL PALEO ALVEO DEL MINCIO SI E’ FORMATO CON L’APPORTO E L’UNIONE DI DUE FIUMI: L’ ANTICO MINCIO E L’ ANTICO OSONE |
Il Mincio usciva dal lago di Garda presso Peschiera e prendeva a scorrere prima tra le colline moreniche del Garda fino a Valeggio sul Mincio, poi nella Pianura Padana con un certo dislivello (da Peschiera a Goito (4 m in 28 km), il suo corso aggirava
a destra l’attuale Rivalta, con ampio meandro piegava per Castellucchio e poi via verso il Po passando da Montanara, Buscoldo fino Borgoforte
(IN BIANCO). La zona di Mantova restava contornata dalle paludi stagnanti alimentate da fiumane di superfici che lentamente si perdevano verso altre depressioni e solo parzialmente al Po. |
Come l’antico OSONE attraversava il nostro territorio |
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OSONE - fiume o torrente -Il torrente antico Osone, da sempre, sorgeva nel territorio ad est di Castel Goffredo, percorreva le terre di di San Martino Gusnago, bagnava l’attuale Castellucchio, poi girava a destra e scendeva verso il Po in parallelo con l’alveo del vecchio Mincio passando per Buscoldo. In seguito ad una variazione dell’alveo del Mincio le sue acque venivano carpite dallo stesso e fatte proprie. Il suo vecchio corso al Po restava interrotto definitivamente appena dopo Castellucchio. |
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EVOLUZIONE DEL NOSTRO PALEOALVEO PER VARIAZIONE DEL TRACCIATO FLUVIALE IN SUPERFICIESeguendo la carta degli antichi alvei della pianura mantovana – Prov. di Mn. Cartografo A.C. Rossi. |
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Il nostro territorio rientra in quei suoli che furono depositati in epoca postglaciale dall’attività alluvionale dei canali scaricatori del grande ghiacciaio gardesano. Le tracce di questi antichi alvei ormai fossilizzati sono ancora leggibili perché hanno lasciato marcati avvallamenti entro i quali si sono poi incanalate le acque di scorrimento superficiale. |
L’ampiezza della depressione in certe zone ancora ben visibile (da Montanara a Buscoldo ed oltre) testimonia la grande portata del Mincio in quella fase di scarico glaciale verso la pianura, decisamente superiore a quella attuale del nuovo alveo. ….Ad un certo punto…. (fig.2) IL MINCIO tra Rivalta, Grazie e Castellucchio, per un evento eccezionale di piogge intense od altro, modifica e allarga il corso ne varia i meandri, entra e tronca l’alveo dell’Osone ne cattura l’acqua e riprende il suo vecchio corso fino al Po, incidendo e segnando in modo perenne quello che oggi chiamiamo l’alveo dell’antico Mincio. |
VISTA SATELLITARE DEL PALEO ALVEO DEL MINCIOancora visibile dopo Castellucchio. Si noti la differenza dei tratti tortuosi sulle terre alte fino a Montanara e poi come il percorso si distende dopo Montanara e ancor più da Buscoldo a Borgoforte IL MINCIO INGLOBA L’OSONE E LA SUA ACQUANon si conosce in quale periodo glaciale o in quale momento dell’ultima glaciazione o dopo, l’antico Mincio abbia inglobato l’antico Osone. Certamente da qualche millennio . Il solco e l’ampiezza (da 400-600 metri )dell’antico fiume incisa nel suolo nel tratto in cui si sono sommate le portate dei due fiumi ci rivela l’entità di acqua a cui era sottoposto. Ora l’antropizzazione avvenuta negli ultimi secoli ha modificato la conformazione tipica di un fiume di pianura, però in loco si può notare l’ampiezza della valle e fin dove le acque potevano espandersi. N.B. Ora vedremo cosa è successo nell’800 a.C. |
3 – Rappresentazione delle antiche tracce di paleo alvei minori a destra e a sinistra del vecchio Mincio che si insaccavano in una specie di bugno di rotta o ex alveo di esondazione del Po .
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Le cosiddette avalli di Montanara e di Buscoldo, residuati perenni dell’antico corso, sono ancora ben visibili percorrendo le strade via Arginotto Fossa viva e via santa oppure tramite fotografie aeree o satellitari. |
Gli alvei abbandonati del Mincio e dell’Osone , dopo la Rotta, diventarono poi i ricettatori delle acque di pioggia e scorrimento superficiale di colatori minori tra i quali il Lodolo, che da affluente dell’Osone ne alimentò l’alveo fin presso la confluenza nel paleo Mincio col Po. (fig.3 - 4 ) |
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IL MINCIO COME DETTO A CAUSA DI UN IMPROVVISO FENOMENO NATURALE, dell’800 a.C. circa, DEVIÒ A SINISTRA .…..ORA CERCHIAMO DI CAPIRNE LA CAUSA…… |
LA CAUSA DELLA ROTTA E DELLA DEVIAZIONE DEL MINCIO AD EST DOPO MILLENNI (?) DI «REGOLARE» CORSO
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In geologia, una anticlinale è una piega (verso l’alto) degli strati rocciosi, con gli strati rocciosi più antichi sottostanti; essa è il risultato degli sforzi compressivi o tangenziali a cui sono state sottoposte le rocce nel corso del tempo, che le ha deformate plasticamente. In sintesi, fenomeno detto orogenesi = scorrimenti lineari o tangenziali più o meno profondi della crosta terrestre che causa il sollevamento o l’abbassamento anche degli strati più superficiali. In superfice è il terremoto. Il movimento della faglia profonda (da 5-10 km, anche alcune decine di km) genera un’anticlinale o un sinclinale che, pur essendo, come nella Pianura Padana completamente ricoperta da un materasso spesso migliaia di metri di sedimenti marini e alluvionali può comunque arrivare a deformare debolmente la superficie dei suoli, creando blande ma ampie depressioni o inarcamenti. La modificazione dei livelli del suolo (attività tettonica) finisce per interagire con il reticolo fluviale, attirando i fiumi nelle depressioni e respingendoli dalle zone che sono in crescita. Quindi, i geologi sono propensi a sostenere che la forzata deviazione o piega verso est del Mincio, direzione Grazie-Mantova, parallela all’anticlinale di Piadena, è dovuta allo spostamento o scorrimento di questa faglia. Fenomeno che, nel tempo, combinato con fasi di elevato apporto di acqua per piovosità e scioglimento dei ghiacciai alpini ha drenato ed eroso la superficie seguendo la linea di massima pendenza determinando la variazione del corso del fiume Mincio. |
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LA COSIDDETTA «ROTTA» CAUSATA DA FENOMENI BEN PIU’ PROFONDI MODIFICA PERENNEMENTE LA MORFOLOGIA DEL NOSTRO TERRITORIO E ANCHE LA SUA STORIA
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1-LA «ROTTA» DEVIA IL CORSO DEL MINCIO e il vecchio alveo che resta vive e si alimenta con le sole acque del suo piccolo affluente l’OSONE precedentemente troncato, inglobato o incorporato. |
2-Tracciati del paleo Mincio e del paleo Osone affiancati fino al Po , divenuti fiumane delle acque di superficie. Poi l’alveo dell’Osone morto nel territorio di Curtatone prenderà il nome del suo ex piccolo affluente , LODOLO (fossati Lotholi) . Puntini rossi |
LE ACQUE DELLA DEPRESSIONE (Palude) CHE CIRCONDAVA MANTOVA, ALIMENTATA DALLE ACQUE DEL NUOVO MINCIO DEVIATO DOPO LA ROTTA… COME E DOVE DEFLUIVANO? |
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Nel periodo etrusco
probabilmente le acque del Mincio dopo Mantova si disperdevano in più rivoli o fiumane che in parte confluivano al Po altre si univano con il Tartaro, fiume formato dal collegamento di parte dell'alveo di due fiumi, il Tartaro ed il Fissero con il Canalbianco, che è un canale scavato seguendo l'antico letto del fiume Tartaro e sboccava nel mar Adriatico nella fossa Filistina. (**) … Come ci testimoniano la tradizione letteraria e l’evidenza archeologica, fra il VI e il IV secolo a.C. la presenza etrusca nella valle del Po si strutturò organicamente, quasi a configurare una seconda dodecapoli (dodici città Stato etrusche) proiettata a nord dell’Etruria propria: celebri città etrusche della valle del Po furono Felsina (oggi Bologna) e Mantova, Adria e Spina nell’area deltizia;…. - In epoca pienamente storica, sempre fra il VI e il IV secolo a..C., ( ………………. ) tracciano, entro il quadro dell’etruscità padana, due fondamentali direttrici di comunicazione e di scambio….. una è rappresentata dall’asse fluviale Canalbianco/Tartaro18 – Mincio, che collegava il porto di Adria a Mantova, ( … )- Dobbiamo ritenere che il territorio di pianura attraversato da queste fondamentali direttrici fluviali fosse adeguatamente drenato da opere di bonifica e di canalizzazione, nelle quali viene agli Etruschi attribuita dalle fonti letterarie una speciale perizia. |
I Romani nell’intento di bonificare i territori assegnati ai miles legionari in congedo, riunirono in un solo corso buona parte delle fiumane più o meno grandi di scarico dei laghi-palude di Mantova e le arginarono fino al vicino fiume Po.Nel 1198 su progetto di Alberto Pitentino fu ulteriormente regimato con ulteriori arginature e con lo sbarramento conca di Governolo per renderlo navigabile ed evitare che Mantova fosse inondata dai rigurgiti del Po in piena.(**) - Gli Etruschi nella valle del Po –
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LA STORIA CI DICE CHE SUI NOSTRI TERRITORI E LUNGO LE RIVE DEL FIUME MINCIO E QUELLE DEL SUO PALEO ALVEO ESISTEVANO E PROSPERAVANO COMUNITA’ ORGANIZZATE IN VILLAGGI SU PALAFITTE IN PROSSIMITA’ DI FIUMI O NELLE LORO ANSE PALUDOSE GIA’ DAL 1500-1200 A.C. – |
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UN POCO DI MITOLOGIA E STORIA |
Dopo quell’evento (la rotta dell’800 A.C.) il flusso delle acque del Mincio, circonderà un dosso-isola (futura Mantova), per poi perdersi in ulteriori depressioni, alvei e rivoli esistenti nel basso veronese e perdersi nel bacino del fiume Fissero-Tartaro.Quel dosso/isola grazie ad una storia mitologica, diventerà l’occulta e sicura residenza della perseguitata indovina Manto e del figlio Ocno. In seguito diventerà un insediamento umano e poi nel tempo un fiorente borgo: Mantova. La Mantova dei Consoli, dei Podestà e dei Capitani del popolo rafforza il potere civile e con oculate alleanze con le città vicine riesce a salvaguardare la propria autonomia e nel contempo si rafforza. Grazie alla abilità politica dei reggenti, per quei tempi anche senza scrupoli, si arrivò ai primi veri signori di Mantova: i Bonacolsi che precedettero la ben più famosa dinastia dei Gonzaga. |
- I Bonacolsi ebbero il controllo di Mantova per poco tempo, circa mezzo secolo, ma del loro operato restano numerose testimonianze, tra le quali l’iniziazione delle cosiddette difese del Serraglio Mantovano. Potenziate nei secoli dai Gonzaga per resistere e salvarsi dalle mire espansionistiche delle città stato più potenti, Milano, Venezia e dalle orde imperiali. |
COME E DOVE INIZIARONO LE OPERE DI DIFESAL’incarico per un progetto risolutivo dei problemi di risanamento delle acque e di una maggior difesa preventiva agli eventuali attacchi viene affidato all’Ing. A. Pitentino che consisteva in: 1- costruzione di una strada diga (ponte dei mulini) di sbarramento delle acque provenienti dal Mincio , aumentare il livello delle acque di 4-5 metri e formare il lago Superiore 2- ripristinare il fiume Osone riprendendolo dal punto in cui era stato inglobato dal primo Mincio (presso Castellucchio) e attraverso il taglio del meandro che ne ostacolava il corso canalizzarlo fino al nuovo Mincio per contribuire ad alimentare ulteriormente il progettato Lago Superiore di Mantova 3- dal punto di ripresa dell’Osone, poco dopo, fu posizionata una
chiavica per deviare parte della portata su un nuovo canale (Osone nuovo)
scavato ex novo e diretto alla progettata Rocca di Montanara e poi ancora nel
Lago a Curtatone |
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La risulta di tutti questi scavi di canalizzazioni, permise di elevare un alto terrapieno in contiguità al tratto di Osone nuovo, tra Montanara e Curtatone già presidiato ai due estremi da una Rocca e da un Castello. Terrapieno, interposto fra il canale e la contigua strada, reso pressoché insuperabile con spinate e palizzate difensive; quasi a voler prolungare e simulare le asperità connaturate del paleo alveo che in quel tratto mancava. Rilevato che fino agli anni 1960-70, non certo nelle dimensioni originali, per un lungo tratto di strada era ben visibile. |
Sbocchi dell’Osone vecchio nel lago a Grazie e dell’Osone nuovo alla Rocca del Cantone a Montanara con doppia chiavica una per afflusso d’acqua nel paleoalveo Mincio cioè nelle avalli di Montanara e Buscoldo e l’altra per alimentare il canale appena costruito e arginato della Fossa Viva contigua all’Arginotto- Strada (tuttora esistente) fino a Borogoforte |
(ASMn.Mappe n.796 partic.- anno 1700 circa |
Vista su base satellitare con aggiunta di scritte |
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Foto d’epoca del molino di Curtatone fabbricato ancora oggi esistente (ripresa dal libro di Silvana Luppi) |
L’Osone - la paratia e la vasca (oggi) presso la Rocca di Montanara per alimentare l’attuale Fossa Viva e il Fosso dei Gamberi -Canalino di fondo valle – |
Viste satellitari del nostro tempo |
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Gli attuali innesti o stacchi pensati nel 1200-1300 per alimentare il plaeoalveo. E’ probabile che siano stati mantenuti in sito ma modificati dalle nuove e più moderne esigenze di regimentazione idraulica. Il confronto evidenzia i cambiamenti rispetto alle
mappe dei secoli precedenti. Non esiste la strada arginotto-santa che contigua a fossa viva collegava Borgoforte alla Rocca di Montanara e Curtatone seguendo il margine alto il plaeoalveo. |
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Risolti i problemi di progettazione idraulica dai Consoli e dal Pitentino , specie sul fronte sud Curtatone – Borgoforte , passiamo ad evidenziare i siti prescelti, strategici e fortificabili con Rocche e Castelli , per fermare le incursioni delle soldataglie medioevali nemiche dei Signori e della città di Mantova.
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IL SERRAGLIO MANTOVANO |
- Venne cosi individuato un ampio territorio a forma pressoché di quadrilatero con vertici: Mantova circondata da paludi, Curtatone, Montanara, Buscoldo, Borgoforte e Governolo sul Po, pure loro ricchi di acque . |
IL SERRAGLIO MANTOVANO DA UNA MAPPA MILITARE DEL XVI° secolo. |
“La cintura idrica del Serraglio riproponeva, a scala territoriale, la concezione di difesa statica medioevale tipica del castello: un fossato di smisurata circonferenza attorno ad un ideale castello-recinto che racchiudeva al suo interno un nucleo difensivo primario o mastio, costituito dalla città, dalle sue mura e dai suoi laghi. Quindi la cintura esterna fortificata e interclusa dalle acque fungeva da difesa avanzata o antemurale per rallentare o fermare una puntata aggressiva che avesse il fine di portare l’offesa sotto le mura di Mantova”. |
Archivio di Stato di Venezia – Miscellanea Mappe n. 1205 (ripresa dal libro di C. Parmigiani «iI Serraglio Mantovano»- ed. Sometti) carta militare del 16° secolo |
Questo territorio individuato all’interno del quadrilatero, ben presidiato da difese sicure per quei tempi avrebbe potuto garantire alla città viveri di sussistenza in caso di attacco. Sulle terre ulteriormente bonificate fu potenziata la viabilità, per facilitare i trasporti delle derrate verso la città, in caso di attacco preventivamente bloccato . |
Nella seconda metà dell’XII° secolo si darà, quindi, avvio a costruzioni di castelli, rocche, torri ed altre opere minori nei punti più strategici per il controllo dei flussi di popolazioni e per fermare gli eserciti invasori. , specie quello agguerrito di Ezzelino III° da Romano (1194-1259) condottiero ghibellino, alleato dell’Imperatore Federico II° di Svevia crudele ed efferato suo vicario, in guerra con tutte le città del nord per privarle delle libertà ottenute nel 1183 con la pace di Costanza, dopo aver sconfitto nel 1176 l’Imperatore Federico I° Barbarossa nella battaglia di Legnano. |
I Gonzaga divenuti i signori della città dal 1328 fino a tutto il 1500, seppur con costi onerosissimi, seppero mantenere efficiente tutto il sistema difensivo. Con il 1600 il fronte sud del Serraglio, proprio per le difficoltà dovute ai costi di manutenzione e con l’avvento delle nuove armi da fuoco della 2° metà del 1500, molto più moderne e potenti, rese la cortina di fortilizi lungo il Serraglio superati . Alla loro caduta nel 1702, alcuni se non tutti, i fortilizi erano già ruderi. Mappe dei militari francesi del 1630 e del 1700 circa, insediatesi in Italia per la guerra di successione del Monferrato e poi di successione Spagnola, indicano chiaramente «castrum Boscoldi destruto e Rocca destruta» |
ROCCA DISTRUTTA |
Cronaca sintetica di una battaglia del 1348 sulle terre del Serraglio - da Governolo a Borgoforte a Curtatone |
Nel 1348 scoppiò un‘importante
guerra nel mantovano e Governolo giocò un ruolo fondamentale nella difesa della città. Ne ripercorriamo ora le tappe essenziali per coglierne gli aspetti più significativi.
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La valenza militare del paleo alveo del Mincio nel 1700 vede contrapposti eserciti internazionali |
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Nel corso della seconda metà del 1600 e particolarmente durante la guerra di secessione spagnola (1702-1713) gli eserciti invasori, lungo il paleo alveo o nei punti più vulnerabili del perimetro fortificato trovano solo muri diroccati o quasi, quindi adottano un criterio di difesa imperniato sullo scavo di trincee, rilevati in terra e bastioni con soprastanti palificate con bertesche o torrette di osservazione; molto più agili da costruire, ricostruire e mantenere in efficienza. Restò, comunque, sempre valida la difesa imperniata sull’acqua, la sua regolazione ed efficienza idraulica, specie sull’asse Curtatone Borgoforte, in sintesi nelle avalli di Montanara e Buscoldo. La ricchezza di mappe militari dettagliate evidenziano il degrado e le trasformazioni del Serraglio di antica concezione, ma implicitamente ne riconoscono le valenze di strategia e difesa militare fino a tutto il secolo 18° (1700-1800) periodo di occupazione dell’Impero Austro-ungarico. Con il 19° secolo, passato il periodo di occupazione Napoleonica (1815) inizieranno lavori di bonifica dei vasti territori tra l’Oglio il Mincio e il Po. Siamo già al cosiddetto quadrilatero Asburgico – Mantova – Verona – Peschiera - Legnago.
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Il Serraglio trasformato in campo di battaglia tra l’esercito Imperiale ( Inghilterra, Austria,Olanda…) e quello Gallo-Ispanico sulla linea dell’Osone e della Fossa viva, ad est. e ovest. del Paleoalveo. ( carta milit. 1703 edit a Bruxelles da Eugène Fricx, nel 1704 – Accademia Virgiliana Mn. ) |
Tavole riprese dal libro «Curtatone i segni della storia » – di C. Parmigiani. |
Disegno di H.Hogenberg, a.1575, ASMn,Cimeli,n.27 |
Esempi di fortificazioni dislocate lungo il fronte Curtatone – Borgoforte correnti sul bordo della valle del paleo alveo del Mincio, che potrebbero essere state progettate e forse realizzate nei secoli 1600 e 1700 quale fronte di difesa sostitutivo dei fortilizi del 1200 ormai divenuti ruderi inutilizzabili. |
FURONO PUNTI STRATEGICI DI DIFESA DELLE TERRE DEL SERRAGLIO DAL TEMPO DEI COMUNI - anno 1200
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GLI AFFRESCHI DELLA MASSERIA DEI GONZAGANell’ottobre del 1981, in seguito a lavori di ristrutturazione di alcuni ambienti già appartenuti, ai tempi del 1100, alla cosiddetta Masseria del Comune di Mantova ovvero l’ufficio di registro delle entrate ed uscite dello stesso Comune, veniva alla luce un fondamentale ciclo di affreschi della prima metà del Quattrocento. Poiché il soggetto delle pitture murali era la rappresentazione dell’impianto urbanistico della città e delle difese militari del territorio a lei subordinato, l’affresco venne denominato “della città e dei castelli”. |
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- Affresco DELLA CITTÀ E DEI CASTELLI - PALAZZO DELLA MASSERIA DEI GONZAGA – 1433 - |
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CURTATONE |
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Altro punto strategico per la viabilità sulla strada Mantova-Cremona con tanto di Castello con mastio interno di antica origine canossiana, nato a supporto della comunità e della vicina curtis agricola e quindi con tanto di recinto fortificato come quello di Buscoldo. Oltre al Castello doveva sorgere a breve distanza anche un Torrione o Torre – mastio per il controllo e governo dei flussi di acqua sullo sbocco dell’Osone nuovo nel lago Superiore. La Torre, forse, aveva il compito di bipartire il flusso d’acqua per alimentare anche le pale della ruota del cosiddetto Molino vecchio di Curtatone, opificio fondamentale, per quei tempi, nella vita della popolazione. |
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L’Osone nuovo, voluto ai tempi dei Bonacolsi, tuttora esistente e funzionale per l’irrigazione dei campi, allora aveva il compito di contribuire ad allagare le avalli sottostanti prelevando acqua dal lago superiore. Inoltre fungeva da transito per natanti a fondo piatto per il collegamento breve del fiume Mincio con il Po, navigando sulla canale principale delle avalli, fossa viva, per il trasporto, in andata e ritorno, di materiali edili, mattoni e calce, per le costruzioni delle rocche militari del tempo e per altri servizi. |
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Da una mappa del 1600 dell’Archivio dei Gonzaga si può notare come era rappresentato il mulino vecchio di Curtatone con deviazione della vecchia strada Mantova-Cremona con interposta torre per il controllo dei flussi delle acque dal lago e verso la rocca di Montanara e il ravvicinato controllo dei transiti su strada. (ASMn,A,G, Mappe, G 91-95 dettaglio) ripresa da” Curtatone e il Serraglio Mantovano” di C. Parmigiani |
MONTANARA |
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I manufatti più interessanti che in antico vigilavano sulla sicurezza militare e funzionalità idraulica di questo tratto del Serraglio erano le tre Rocchette della Montanara |
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A mio avviso tutte le rocche possedevano un ponte elevatoio per maggior sicurezza e superamento delle acque circostanti anche in caso di secca. Le rappresentazioni non sono coeve alla costruzione ma riprese da mappe militari del ‘700 |
l’iscrizione SOTTO ricorda il passaggio a Mantova di Papa Pio II° Piccolomini nel 1459.
Iscrizione coperta sotto uno strato calce venuta alla luce, per la passione e la sensibilità delle vicende storiche della sua terra, grazie all’amico Sig. Cesarino Spezia, nato e cresciuto sotto la ‘ Tore balcantono’.
Foto riprese dal libro di Silvana Luppi « La Rocca di Montanara – ed. Publi Paolini – 2019 – in vendita in edicola - |
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BUSCOLDO |
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Questa località era posta su un antico itinerario che collegava Mantova a Scorzarolo ed il relativo passo sul Po. Si trattava di una via caduta in disuso, ma in antico importante, perché costituiva una delle tante varianti della antica strada Teutonica, itinerario dei pellegrini tedeschi diretti verso Roma. Il paese non esisteva ancora se non con poche modeste case o capanne di pescatori, data l’abbondanza di acque, collocate principalmente sui meandri o dossi più alti rimasti all’asciutto tra il paleo alveo e la valletta residua del vecchio Osone oggi Lodolo. L’attuale centro storico si è sviluppato proprio su un dosso della valletta del Lodolo e a ridosso della prima chiesa risalente si presume al XV-XVI° sec.(?). Nei documenti parrocchiali è detto che aveva tre navate con doppia fila interna di tre colonne. Non si parla delle dimensioni, ed era più corta e più stretta dell’attuale della fine del XVIII° secolo.
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Mappa del 1700 circa riprese dal libro di C. Parmigiani «il Serraglio Mantovano»- ed. Sometti Mn. |
Il Castello |
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** Cosi spiega il prof. C. Parmigiani nei testi citati a pg.35-le fortificazioni di Buscoldo- I castelli medievali del contado oltre al compito militare di contrasto ad eserciti invasori erano presidi di difesa territoriale e delle comunità subordinate. All’interno di quelli più grandi prendevano posto case o strutture di servizio collettive per ammasso di granaglie, raccolti e quanto necessario per resistere e sopravvivere nei momenti di pericolo o di incursioni. Il castello di Buscoldo non aveva dimensioni tali da garantire quanto detto. Insieme alla torre e alla rocca aveva principalmente scopi militari anche perché a quei tempi la valle per sua natura e salubrità era poco ospitale per insediamenti stanziali di comunità organizzate. La passata presenza del castello rimase infatti leggibile a lungo per il permanere dei fossati di difesa e alimentazione dell’acqua nel luogo che venne nominato il castellaccio, “al Castlas”, poi più recentemente (anni fine 1800, primi 1900) “al castel alt”
(A) la casa sul dosso dove era realmente. Quella attigua sorta nella ex zona a stagno “al castel bass”
(B). I termini denotano appunto prima la decadenza ed il degrado del fortilizio, poi la sua decadente surrogazione. |
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Esemplificazione grafica ripresa da wikipedia , più verosimile, del castello di Buscoldo . Praticamente un recinto murato con torrette di osservazione e alloggio sui quattro angoli, con accesso protetto da ponte elevatoio, circondato sul perimetro esterno da ampia fossa di acqua alimentata dalle acque provenienti dal paleoalveo. Il principale scopo del manufatto era quello di impedire il transito sulla strada-diga sopraelevata di attraversamento dell’antico fiume per avere poi via libera per assediare la città di Mantova da Sud. A metà del “ guado “ tra le due rive dell’alveo era posizionata una torre “Turris nova” quale secondo blocco una volta sopraffatte le difese armate presenti nel Castello. Poi "forse" c’era un terzo blocco la Rocheta Bussorum all’incrocio con la strada corrente sull’arginotto di fossa viva di collegamento delle rocche fortificate. |
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Il professore Carlo Parmigiani nelle sue meticolose ricerche nell’archivio di Stato di Mantova ci riporta nella sua pubblicazione “Curtatone e il Serraglio Mantovano” del 2014 a pag. 36, il testo di una lettera spedita a Mantova e indirizzata sempre a Ludovico I° Gonzaga dal responsabile militare della piazza recatosi ad esaminare le fortificazioni di Buscoldo dopo una alluvione. Dove era situata la «Rocheta Bussorum»
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LA ROCCA DEI BUSSI o ROCHETA BUSSORUM |
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dove era? |
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LA TORRE - TURRIS NOVA - a Buscoldo |
Non vi sono dubbi sul sito della TURRIS NOVA. È rimasto tuttora evidente e operante un manufatto, già rudere nel 1700 e sacello votivo alla Madonna, poi oggetto di prima ristrutturazione nel 1800-1803 con destinazione ben diversa dall’originale: tempio chiesetta votiva alla MADONNINA della TORRE. |
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Riproduzione di mappa del 1700 circa per evidenziare come coesistevano la FOSSA MORTA LA FOSSA VIVA E LA STRADA ARGINOTTO DA BORGOFORTE A MONTANARA e poi CURTATONE .- tutte vie di collegamento (via terra e via acqua )del fronte sud fortificato della città di Mantova dal 1200 al 1600.
FOSSA MORTA –– FOSSA VIVARiprendo e sviluppo il concetto del Prof. Parmigiani di pag. 34 del suo libro “ Il serraglio Mantovano” nel dare una motivazione della presenza sulle mappe della fossa morta e della fossa viva correnti parallele lungo la valle. |
La FOSSA VIVA in quanto navigabile da barconi a fondo piatto, rimase attiva per il solo periodo e forse più, di costruzione dei fortilizi (Rocche e Castelli). Durante questo periodo fu utilizzata per il trasporto dei mattoni dalla fornace di Borgoforte a Curtatone e viceversa per i ciottoli che provenivano dalle colline moreniche e dalle fornaci di calce dell’alto mantovano . |
BORGOFORTE |
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Piccolo borgo contiguo alle rive del Po e solo dopo il 1100 Borgoforte comincia a diventare militarmente importante e lo sarà fino a tempi recenti per la sua particolare posizione. |
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GOVERNOLOPresso la foce dell’attuale Mincio era presente una struttura castellana (f.1-2) ereditata da Matilde di Canossa. Luogo importante per i flussi commerciali dello stato mantovano e pericoloso varco d’invasione nemica. Porto fluviale e centro fortificato. Del castello se ne parla ai tempi della lotta delle investiture tra il Papa Gregorio VII° e l’Imperatore Salico* Enrico IV° di Franconia, nell’anno 1090 quando quest’ultimo s’impadronì di Governolo e mise sotto assedio Mantova, possedimento di Matilde di Canossa, fino alla sua resa nel 1091. La funzione militare di Governolo si rafforza in età comunale, tanto che il sito diventerà il caposaldo mantovano sul Po e il nucleo fortificato del Serraglio. Tutto questo continua e si consolida con la signoria gonzaghesca. Tra il 1394 ed il 1396 ad opera di Francesco I° Gonzaga diventa la struttura strategica più importante con la creazione delle opere murarie e idrauliche di governo della foce del Mincio compresa la conca per l’accesso dei natanti al Po, via obbligata per arrivare rapidamente al mare Adriatico per lo sviluppo dei commerci con Venezia e il controllo dei transiti sul fiume Po nel tratto di competenza mantovana per acquisire i dazi. Nel 1562 la "chiusa" minacciava "ruina",
tuttavia solo nel 1608, sotto la direzione dell'ingegnere Gabriele Bertazzolo,
furono avviati alcuni primi lavori e l'anno successivo fu avviata la costruzione
del nuovo "sostegno" o conca di navigazione. Sostenendo con maggiore efficacia
le acque a Governolo poteva essere evitato l'abbassamento del livello dei laghi
e al tempo stesso impedito che, in caso di piena del Po, le sue "torbide"
risalissero il Mincio. I lavori terminarono solo nel 1618. |
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Un ringraziamento al Prof. Arch. Carlo Parmigiani per l’interesse che mi hanno destato i suoi libri - Il Serraglio Mantovano - Curtatone e il Serraglio Mantovano - Dal Padus al Po
- per la meticolosa e certosina precisione nella trattazione e documentazione.
La sua passione e il suo lavoro mi hanno permesso di poter impostare la mia modesta ricerca e le mie personali e limitate conclusioni, senz’altro approfittando delle sue conoscenze e del suo lavoro. Un sentito e mai sufficiente grazie per avermi risvegliato il desiderio di conoscere meglio la storia del mio territorio , ormai sopita negli anni. Divulgare così la conoscenza dei suoi scritti per chi ne fosse interessato.
Grazie ancora.
Buscoldo addì 23 marzo 2019
Giuliano Galli
Altre fonti :
Silvana Luppi
-La rocca di Montanara-
M. Harari -Gli Estrushi nella valle del Po-
-Wikipedia -
WEB designer Michele Beccari