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ORIGINI DELL’ANTICO ALVEO DEL MINCIO

L’ultimo periodo postglaciale (11.700 anni fa circa ) ha dunque sancito la configurazione attuale della Pianura Padana. Grazie ai corsi d’acqua che, originati dallo scioglimento dei ghiacciai, scendevano verso valle con forte capacità erosiva e sedimentavano imponenti quantità di materiali.
In occasione di grandi rotte, i tracciati fluviali esistenti spesso vennero abbandonati e se ne formarono di nuovi nelle aree depresse, che a loro volta furono colmate nel susseguirsi di fenomeni analoghi. L'alternarsi di periodi molto piovosi con altri prevalentemente asciutti condizionarono una successione di fasi alterne di deposito e di erosione con la conseguente formazione nell'alta pianura di terrazzi fluviali.
Nella bassa pianura quando il corso d'acqua era meno vigoroso e divagava liberamente formava i terrazzi di meandro, che potevano essere scavalcati e sparire fino a cambiare la direzione precedente per via di precipitazioni abbondanti o per deformazione plastica della superficie topografica. Nel tempo, o anche a causa di eventi alluvionali, un meandro poteva interrarsi, generando un braccio morto del fiume, che modificava così il proprio corso.


Questo improvviso cambiamento si chiama tuttora ROTTA”.


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IL PALEO ALVEO DEL MINCIO SI E’ FORMATO CON L’APPORTO E L’UNIONE DI DUE FIUMI: L’ ANTICO MINCIO E L’ ANTICO OSONE

Il Mincio usciva dal lago di Garda presso Peschiera e prendeva a scorrere prima tra le colline moreniche del Garda fino a Valeggio sul Mincio, poi nella Pianura Padana con un certo dislivello (da Peschiera a Goito (4 m in 28 km), il suo corso aggirava a destra l’attuale Rivalta, con ampio meandro piegava per Castellucchio e poi via verso il Po passando da Montanara, Buscoldo fino Borgoforte (IN BIANCO). La zona di Mantova restava contornata dalle paludi stagnanti alimentate da fiumane di superfici che lentamente si perdevano verso altre depressioni e solo parzialmente al Po.
Il Mincio attuale (IN ROSSO), dopo la rotta dell’800 a.C., tra Rivalta e Grazie prende la depressione che volge per Mantova alimentandola e renderla più salubre.
Tale piega è parallela all'anticlinale di Piadena ed è probabilmente dovuta allo spostamento di questa faglia che per i geologi ha provocato un innalzamento della superfice (un terremoto) probabile causa della improvvisa deviazione con abbandono dell’alveo primitivo che attraversava tutto il territorio di Curtatone .

 

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Come l’antico OSONE attraversava il nostro territorio

OSONE - fiume o torrente -

Il torrente antico Osone, da sempre, sorgeva nel territorio ad est di Castel Goffredo, percorreva le terre di di San Martino Gusnago, bagnava l’attuale Castellucchio, poi girava a destra e scendeva verso il Po in parallelo con l’alveo del vecchio Mincio passando per Buscoldo. In seguito ad una variazione dell’alveo del Mincio le sue acque venivano carpite dallo stesso e fatte proprie. Il suo vecchio corso al Po restava interrotto definitivamente appena dopo Castellucchio.
L’idrografia del luogo di sorgente  è molto complessa poiché vi sono molti torrenti, canali e rogge. Si tratta di acque che vengono naturalmente in superficie dalle falde acquifere freatiche sotterranee o come colatori delle acque piovane. Caratteristica è la presenza di fontanili e di risorse idriche sotterranee. La presenza di fontanili (risorgive o fontanazzi) costituisce uno degli elementi ambientali tipici della  Pianura padana, lungo la fascia che delinea il passaggio tra alta e bassa pianura.

Falde
fontanile
osone

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EVOLUZIONE DEL NOSTRO PALEOALVEO PER VARIAZIONE DEL TRACCIATO FLUVIALE IN SUPERFICIE

Seguendo la carta degli antichi alvei della pianura mantovana – Prov. di Mn. Cartografo A.C. Rossi.

Il nostro territorio rientra in quei suoli che furono depositati in epoca postglaciale dall’attività alluvionale dei canali scaricatori del grande ghiacciaio gardesano. Le tracce di questi antichi alvei ormai fossilizzati sono ancora leggibili perché hanno lasciato marcati avvallamenti entro i quali si sono poi incanalate le acque di scorrimento superficiale.

Il primo e più importante residuo dell’attività postglaciale (fig.1) è il largo e profondo avvallamento che procede con continuità da Castellucchio per Montanara e Buscoldo fino a Borgoforte e che rappresenta il Paleoalveo (antico) del Mincio.

mappa 1 e 2

L’ampiezza della depressione in certe zone ancora ben visibile (da Montanara a Buscoldo ed oltre) testimonia la grande portata del Mincio in quella fase di scarico glaciale verso la pianura, decisamente superiore a quella attuale del nuovo alveo.

Il Mincio e l’Osone nei loro alvei primordiali in prossimità alla località di Castellucchio, erano vicini e indipendenti (fig.1) ed entrambi in modo autonomo scendevano al Po.


….Ad un certo punto…. (fig.2) IL MINCIO tra Rivalta, Grazie e Castellucchio, per un evento eccezionale di piogge intense od altro, modifica e allarga il corso ne varia i meandri, entra e tronca l’alveo dell’Osone ne cattura l’acqua e riprende il suo vecchio corso fino al Po, incidendo e segnando in modo perenne quello che oggi chiamiamo l’alveo dell’antico Mincio.

Il tratto di Osone, rimasto dopo l’interruzione, che scendeva verso il Po resterà una fiumana per le sole acque di superficie che, per comodità, chiameremo Osone morto….


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VISTA SATELLITARE DEL PALEO ALVEO DEL MINCIO

ancora visibile dopo Castellucchio. Si noti la differenza dei tratti tortuosi sulle terre alte fino a Montanara e poi come il percorso si distende dopo Montanara e ancor più da Buscoldo a Borgoforte

IL MINCIO INGLOBA L’OSONE E LA SUA ACQUA

l'antico Mincio ingloaba l'Osone

Non si conosce in quale periodo glaciale o in quale momento dell’ultima glaciazione o dopo, l’antico Mincio abbia inglobato l’antico Osone. Certamente da qualche millennio . Il solco e l’ampiezza (da 400-600 metri )dell’antico fiume incisa nel suolo nel tratto in cui si sono sommate le portate dei due fiumi ci rivela l’entità di acqua a cui era sottoposto. Ora l’antropizzazione avvenuta negli ultimi secoli ha modificato la conformazione tipica di un fiume di pianura, però in loco si può notare l’ampiezza della valle e fin dove le acque potevano espandersi.

N.B.
Il Paleoalveo a quei tempi era una delle tante casse d’espansione di un Po, ancora privo di arginature, che in caso di piene RISALIVA la valle con le sue acque fino a Buscoldo ed oltre.

Ora vedremo cosa è successo nell’800 a.C.


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deviazione mappa

3Rappresentazione delle antiche tracce di paleo alvei minori a destra e a sinistra del vecchio Mincio che si insaccavano in una specie di bugno di rotta o ex alveo di esondazione del Po .

Le cosiddette avalli di Montanara e di Buscoldo, residuati perenni dell’antico corso, sono ancora ben visibili percorrendo le strade via Arginotto Fossa viva e via santa oppure tramite fotografie aeree o satellitari.

deviazione satellite

Gli alvei abbandonati del Mincio e dell’Osone , dopo la Rotta, diventarono poi i ricettatori delle acque di pioggia e scorrimento superficiale di colatori minori tra i quali il Lodolo, che da affluente dell’Osone ne alimentò l’alveo fin presso la confluenza nel paleo Mincio col Po. (fig.3 - 4 )

IL MINCIO COME DETTO A CAUSA DI UN IMPROVVISO FENOMENO NATURALE, dell’800 a.C. circa, DEVIÒ A SINISTRA
 .…..ORA CERCHIAMO DI CAPIRNE LA CAUSA……

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LA CAUSA DELLA ROTTA E DELLA DEVIAZIONE DEL MINCIO AD EST DOPO MILLENNI (?) DI «REGOLARE» CORSO
E’ STATA CAUSATA PRESUBILMENTE DA UN EVENTO SISMICO.

In geologia, una anticlinale è una piega (verso l’alto) degli strati rocciosi, con gli strati rocciosi più antichi sottostanti; essa è il risultato degli sforzi compressivi o tangenziali a cui sono state sottoposte le rocce nel corso del tempo, che le ha deformate plasticamente. In sintesi, fenomeno detto orogenesi = scorrimenti lineari o tangenziali più o meno profondi della crosta terrestre che causa il sollevamento o l’abbassamento anche degli strati più superficiali. In superfice è il terremoto. Il movimento della faglia profonda (da 5-10 km, anche alcune decine di km) genera un’anticlinale o un sinclinale che, pur essendo, come nella Pianura Padana completamente ricoperta da un materasso spesso migliaia di metri di sedimenti marini e alluvionali può comunque arrivare a deformare debolmente la superficie dei suoli, creando blande ma ampie depressioni o inarcamenti.

La modificazione dei livelli del suolo (attività tettonica) finisce per interagire con il reticolo fluviale, attirando i fiumi nelle depressioni e respingendoli dalle zone che sono in crescita. Quindi, i geologi sono propensi a sostenere che la forzata deviazione o piega verso est del Mincio, direzione Grazie-Mantova, parallela all’anticlinale di Piadena, è dovuta allo spostamento o scorrimento di questa faglia. Fenomeno che, nel tempo, combinato con fasi di elevato apporto di acqua per piovosità e scioglimento dei ghiacciai alpini ha drenato ed eroso la superficie seguendo la linea di massima pendenza determinando la variazione del corso del fiume Mincio.

faglia
faglie

LA COSIDDETTA «ROTTA» CAUSATA DA FENOMENI BEN PIU’ PROFONDI MODIFICA PERENNEMENTE LA MORFOLOGIA DEL NOSTRO TERRITORIO E ANCHE LA SUA STORIA


Seguendo la carta degli antichi alvei della pianura mantovana

rotta devia

1-LA «ROTTA» DEVIA IL CORSO DEL MINCIO e il vecchio alveo che resta vive e si alimenta con le sole acque del suo piccolo affluente l’OSONE precedentemente troncato, inglobato o incorporato.

mincio osone

2-Tracciati del paleo Mincio e del paleo Osone affiancati fino al Po , divenuti fiumane delle acque di superficie. Poi l’alveo dell’Osone morto nel territorio di Curtatone prenderà il nome del suo ex piccolo affluente , LODOLO (fossati Lotholi) . Puntini rossi


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LE ACQUE DELLA DEPRESSIONE (Palude) CHE CIRCONDAVA MANTOVA, ALIMENTATA DALLE ACQUE DEL NUOVO MINCIO DEVIATO DOPO LA ROTTA… COME E DOVE DEFLUIVANO?

verona e adige

Nel periodo etrusco probabilmente le acque del Mincio dopo Mantova si disperdevano in più rivoli o fiumane che in parte confluivano al Po altre si univano con il Tartaro, fiume formato dal collegamento di parte dell'alveo di due fiumi, il Tartaro ed il Fissero con il Canalbianco, che è un canale scavato seguendo l'antico letto del fiume Tartaro e sboccava nel mar Adriatico nella fossa Filistina.
La fossa Filistina era un canale artificiale di regolazione del tratto finale del fiume Tartaro, effettuata dagli Etruschi  tra il VI e il IV secolo a.C. e in seguito mantenuta da Greci e Romani . ( Wikipedia)

(**) … Come ci testimoniano la tradizione letteraria e l’evidenza archeologica, fra il VI e il IV secolo a.C. la presenza etrusca nella valle del Po si strutturò organicamente, quasi a configurare una seconda dodecapoli (dodici città Stato etrusche) proiettata a nord dell’Etruria propria: celebri città etrusche della valle del Po furono Felsina (oggi Bologna) e Mantova, Adria e Spina nell’area deltizia;…. - In epoca pienamente storica, sempre fra il VI e il IV secolo a..C., ( ………………. ) tracciano, entro il quadro dell’etruscità padana, due fondamentali direttrici di comunicazione e di scambio….. una è rappresentata dall’asse fluviale Canalbianco/Tartaro18 – Mincio, che collegava il porto di Adria a Mantova, ( … )- Dobbiamo ritenere che il territorio di pianura attraversato da queste fondamentali direttrici fluviali fosse adeguatamente drenato da opere di bonifica e di canalizzazione, nelle quali viene agli Etruschi attribuita dalle fonti letterarie una speciale perizia.

I Romani nell’intento di bonificare i territori assegnati ai miles legionari in congedo, riunirono in un solo corso buona parte delle fiumane più o meno grandi di scarico dei laghi-palude di Mantova e le arginarono fino al vicino fiume Po.

Nel 1198 su progetto di Alberto Pitentino fu ulteriormente regimato con ulteriori arginature  e con lo sbarramento conca di Governolo per renderlo navigabile ed evitare che Mantova fosse inondata dai rigurgiti del Po in piena.

(**) - Gli Etruschi nella valle del Po –
di Maurizio Harari Docente di Etruscologia e archeologia italica Dipartimento di Scienze dell’Antichità Università di Pavia.

 


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LA STORIA CI DICE CHE SUI NOSTRI TERRITORI E LUNGO LE RIVE DEL FIUME MINCIO E QUELLE DEL SUO PALEO ALVEO ESISTEVANO E PROSPERAVANO COMUNITA’ ORGANIZZATE IN VILLAGGI SU PALAFITTE IN PROSSIMITA’ DI FIUMI O NELLE LORO ANSE PALUDOSE GIA’ DAL 1500-1200 A.C. –
PROPRIO QUANDO IL MINCIO ATTRAVERSAVA LE NOSTRE TERRE E NON AVEVA ANCORA SUBITO LA DEVIAZIONE, LA ROTTA DELL’800 A.C. –
PROPRIO QUANDO IL MINCIO ATTRAVERSAVA LE NOSTRE TERRE E NON AVEVA ANCORA SUBITO LA DEVIAZIONE, LA ROTTA DELL’800 A.C. –

terramare
manufatti
disegno

Materiale trovato da appassionati nostri concittadini nella valle del nostro paleoalveo (valli di Buscoldo e Montanara) del periodo Paleolitico , Neolitico e poi dell’Impero Romano. Oltre ai reperti Neolitici e paleolitici furono trovati nel secolo 19° molti reperti d’epoca romana tra cui un sepolcro romano nelle avalli di Buscoldo. Tutto documentato in una relazione del prof. Enrico Paglia del 16 gennaio 1874. A quei tempi (neolitici e dopo) erano terre ancora paludose abitate da piccole comunità in villaggi situati su dossi interposti fra le piccole fiumane formatesi o a ridosso dell’alveo del Mincio , contornate da vaste estensione di boschi e piccoli campi coltivati .

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ADESSO INIZIA UN’ALTRA STORIA

DEL PALEO ALVEO - PREMESSA DEL SERRAGLIO

Passati gli Etruschi e i Greci, caduto l’Impero Romano, passata l’invasione dei cosiddetti barbari e l’epoca carolingia si arriva al feudalesimo e subito dopo al fiorente e bellicoso periodo dei Comuni e delle Signorie e qui il nostro paleo alveo esce dal torpore per farsi protagonista per alcuni dei secoli a venire .

Mantova con i suoi Consoli, Podestà e Capitani rivalutano, principalmente per impellenti necessità di difesa della città, il Paleo Alveo del Mincio con una serie di opere militari atte a garantire la vita e la sopravvivenza dei residenti, delle Istituzioni, Comune e Signoria, in sostanza il futuro della stessa MANTOVA.


UN POCO DI MITOLOGIA E STORIA

Dopo quell’evento (la rotta dell’800 A.C.) il flusso delle acque del Mincio, circonderà un dosso-isola (futura Mantova), per poi perdersi in ulteriori depressioni, alvei e rivoli esistenti nel basso veronese e perdersi nel bacino del fiume Fissero-Tartaro.Quel dosso/isola grazie ad una storia mitologica, diventerà l’occulta e sicura residenza della perseguitata indovina Manto e del figlio Ocno. In seguito diventerà un insediamento umano e poi nel tempo un fiorente borgo: Mantova.
Nell’804 D.C.
con il casuale e primo ritrovamento delle ampolle del sangue di Cristo, portate e nascoste dal soldato (miles romanus) Longino nella nostra terra (a tal proposito mancano documenti adeguati e ci si affida alla tradizione) Mantova diventa subito sede vescovile e base di partenza per una ascesa prima religiosa poi politica e amministrativa.
Tra il XI° e il XII° secolo tutte le città subirono una profonda evoluzione anche di natura politica. Esse infatti, si liberarono progressivamente del rigido controllo dei Vescovi Conti, dei grandi Feudatari imperiali e conquistarono una sempre maggiore autonomia e indipendenza. l'Europa si trasformò nel campo di battaglia di innumerevoli guerricciole specie tra le città italiane e tra queste alleate contro l’Imperatore Federico Barbarossa.

La Mantova dei Consoli, dei Podestà e dei Capitani del popolo rafforza il potere civile e con oculate alleanze con le città vicine riesce a salvaguardare la propria autonomia e nel contempo si rafforza. Grazie alla abilità politica dei reggenti, per quei tempi anche senza scrupoli, si arrivò ai primi veri signori di Mantova: i Bonacolsi che precedettero la ben più famosa dinastia dei Gonzaga.

gonzaga

- I Bonacolsi ebbero il controllo di Mantova per poco tempo, circa mezzo secolo, ma del loro operato restano numerose testimonianze, tra le quali l’iniziazione delle cosiddette difese del Serraglio Mantovano. Potenziate nei secoli dai Gonzaga per resistere e salvarsi dalle mire espansionistiche delle città stato più potenti, Milano, Venezia e dalle orde imperiali.
- L’intervento antropico su questa antica depressione valliva situata ad ovest della città ebbe inizio quando le autorità (Consoli, Capitani ecc.) di Mantova provarono la ferocia di Ezzelino III° da Romano (1194-1259), vicario dell’imperatore Federico II° di Svevia, nell’assedio della città.


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COME E DOVE INIZIARONO LE OPERE DI DIFESA

L’incarico per un progetto risolutivo dei problemi di risanamento delle acque e di una maggior difesa preventiva agli eventuali attacchi viene affidato all’Ing. A. Pitentino che consisteva in:

1- costruzione di una strada diga (ponte dei mulini) di sbarramento delle acque provenienti dal Mincio , aumentare il livello delle acque di 4-5 metri e formare il lago Superiore

2- ripristinare il fiume Osone riprendendolo dal punto in cui era stato inglobato dal primo Mincio (presso Castellucchio) e attraverso il taglio del meandro che ne ostacolava il corso canalizzarlo fino al nuovo Mincio per contribuire ad alimentare ulteriormente il progettato Lago Superiore di Mantova

3- dal punto di ripresa dell’Osone, poco dopo, fu posizionata una chiavica per deviare parte della portata su un nuovo canale (Osone nuovo) scavato ex novo e diretto alla progettata Rocca di Montanara e poi ancora nel Lago a Curtatone
Nella Rocca un sistema idraulico farà defluire a comando l’acqua dell’Osone nuovo nelle avalli di Montanara, Buscoldo e nella Fossa Viva, scavata pure lei sul bordo alto della valle a partire dalla stessa Rocca fino alla Rocca del Frassinello di Borgoforte posta sull’argine del Po . (fig 3)

ponte mulini mappa sopra
osone lago

La risulta di tutti questi scavi di canalizzazioni, permise di elevare un alto terrapieno in contiguità al tratto di Osone nuovo, tra Montanara e Curtatone già presidiato ai due estremi da una Rocca e da un Castello. Terrapieno, interposto fra il canale e la contigua strada, reso pressoché insuperabile con spinate e palizzate difensive; quasi a voler prolungare e simulare le asperità connaturate del paleo alveo che in quel tratto mancava. Rilevato che fino agli anni 1960-70, non certo nelle dimensioni originali, per un lungo tratto di strada era ben visibile.


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Sbocchi dell’Osone vecchio nel lago a Grazie e dell’Osone nuovo alla Rocca del Cantone a Montanara con doppia chiavica una per afflusso d’acqua nel paleoalveo Mincio cioè nelle avalli di Montanara e Buscoldo e l’altra per alimentare il canale appena costruito e arginato della Fossa Viva contigua all’Arginotto- Strada (tuttora esistente) fino a Borogoforte

sbocchi osone (ASMn.Mappe n.796 partic.- anno 1700 circa

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Vista su base satellitare con aggiunta di scritte

vista satellitare


La presenza dei salti d’acqua sfruttabili dopo l’innalzamento del livello del lago superiore e del canale ‘Osone nuovo’ rispetto alla preesistente valle del paleo alveo, hanno reso possibile la costruzione di almeno tre mulini** sul nostro territorio: il vecchio mulino di Curtatone, il mulino di campagna e in epoca successiva il mulino a ridosso della Rocca di Montanara.

** vedasi “la Rocca di Montanara”- pag.24- il Cinquecento: il molino di Montanara alla Torre del Cantone- di Silvana Luppi ( ed. Publi Paolini Mn. 2019

molino di Curtatone

Foto d’epoca del molino di Curtatone fabbricato ancora oggi esistente (ripresa dal libro di Silvana Luppi)

osone satellite

L’Osone - la paratia e la vasca (oggi) presso la Rocca di Montanara per alimentare l’attuale Fossa Viva e il Fosso dei Gamberi -Canalino di fondo valle –
(vista satellitare part. Ingrandito)


Viste satellitari del nostro tempo

ex argine
osone vecchio e nuovo

Gli attuali innesti o stacchi pensati nel 1200-1300 per alimentare il plaeoalveo.

E’ probabile che siano stati mantenuti in sito ma modificati dalle nuove e più moderne esigenze di regimentazione idraulica. Il confronto evidenzia i cambiamenti rispetto alle mappe dei secoli precedenti. Non esiste la strada arginotto-santa che contigua a fossa viva collegava Borgoforte alla Rocca di Montanara e Curtatone seguendo il margine alto il plaeoalveo.
Solo tratti della attuale strada santa e la strada arginotto Borgoforte ricalcano in linea di massima il vecchio tracciato

osone fosso dei gamberi


la rocca del cantone

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Risolti i problemi di progettazione idraulica dai Consoli e dal Pitentino , specie sul fronte sud Curtatone – Borgoforte , passiamo ad evidenziare i siti prescelti, strategici e fortificabili con Rocche e Castelli , per fermare le incursioni delle soldataglie medioevali nemiche dei Signori e della città di Mantova.

IL SERRAGLIO MANTOVANO

- Venne cosi individuato un ampio territorio a forma pressoché di quadrilatero con vertici: Mantova circondata da paludi, Curtatone, Montanara, Buscoldo, Borgoforte e Governolo sul Po, pure loro ricchi di acque .

- Queste ultime 5 località periferiche erano allora sì e no borghi di poche case attorno ad incroci o strade, in parte recuperate dalla centuriazione romana con buona o elevata rilevanza viabile e strategica per quei tempi . Tutte senza dubbio prossime a Pievi romaniche preesistenti dall’alto MedioEvo.(476-1000 d.C.)

La valenza strategico militare della scelta sarà stata senz’altro la seguente:

- Curtatone e Montanara
entrambe presidio di strade dirette, ad Ovest e Sudovest, alle terre contese con le città Cremona, Reggio, Brescia e Milano Viscontea;

- Buscoldo
posto su un antico itinerario (una delle tante variabili dei sentieri teutonici per Roma) ormai quasi in disuso, che allora collegava Mantova a Scorzarolo per l’attraversamento del Po, a quei tempi, località più favorevole e meno insidiosa, oltre ad essere itinerario che collegava le terre del basso Oglio al di qua e al di là del fiume;

- Borgoforte
sulla strada diretta a Sud dell’Italia diventato al tempo del Comune e della Signoria punto ideale e più breve dalla direttrice Brennero di approdo, guado o attraversamento del Po, grazie anche al presenza per lunghi periodi di un ponte stabile a due segmenti in legno, manufatto ideale per le truppe imperiali per il superamento della massa d’acqua corrente e giungere a Roma. Ponte distrutto più volte nelle guerre coi Visconti.

- Governolo
già sede di castello canossiano e accesso con conca di navigazione al Po e da questo al mare Adriatico per i commerci vari..


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IL SERRAGLIO MANTOVANO DA UNA MAPPA MILITARE DEL XVI° secolo.

“La cintura idrica del Serraglio riproponeva, a scala territoriale, la concezione di difesa statica medioevale tipica del castello: un fossato di smisurata circonferenza attorno ad un ideale castello-recinto che racchiudeva al suo interno un nucleo difensivo primario o mastio, costituito dalla città, dalle sue mura e dai suoi laghi. Quindi la cintura esterna fortificata e interclusa dalle acque fungeva da difesa avanzata o antemurale per rallentare o fermare una puntata aggressiva che avesse il fine di portare l’offesa sotto le mura di Mantova”.

** testo ripreso da “il Serraglio Mantovano – storie difese militari ed idrauliche” di Carlo Parmigiani – (Edit. Sometti Mn.)

serraglio
Archivio di Stato di Venezia – Miscellanea Mappe n. 1205 (ripresa dal libro di C. Parmigiani «iI Serraglio Mantovano»- ed. Sometti)
carta militare del 16° secolo

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Questo territorio individuato all’interno del quadrilatero, ben presidiato da difese sicure per quei tempi avrebbe potuto garantire alla città viveri di sussistenza in caso di attacco. Sulle terre ulteriormente bonificate fu potenziata la viabilità, per facilitare i trasporti delle derrate verso la città, in caso di attacco preventivamente bloccato .

Oltre agli scopi strategici e difensivi furono potenziati e costruiti argini strada lungo il Po, il Mincio e il suo paleoalveo. Direttrici esterne di raccordo facilmente percorribili alla sorveglianza e alla difesa delle rocche e dei i castelli, costruiti lungo le stesse.La maggior disponibilità di terra coltivabile e maggiormente difesa all’interno del Serraglio incentivò la costruzione di nuove corti rurali e di conseguenza il lavoro e gl’insediamenti umani. La maggior ricchezza di risorse diede una maggior tranquillità, relativa dati i particolari momenti di fermento politico e di guerre. Siamo ai tempi dei guelfi e dei ghibellini.

campo di battaglia

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Nella seconda metà dell’XII° secolo si darà, quindi, avvio a costruzioni di castelli, rocche, torri ed altre opere minori nei punti più strategici per il controllo dei flussi di popolazioni e per fermare gli eserciti invasori. , specie quello agguerrito di Ezzelino III° da Romano (1194-1259) condottiero ghibellino, alleato dell’Imperatore Federico II° di Svevia crudele ed efferato suo vicario, in guerra con tutte le città del nord per privarle delle libertà ottenute nel 1183 con la pace di Costanza, dopo aver sconfitto nel 1176 l’Imperatore Federico I° Barbarossa nella battaglia di Legnano.

E così scriveva Bonamente Aliprandi nella sua cronaca della città di Mantova redatta nel 1414:
“… e partito Ezzelino dall’assedio di Mantova “ narra lo storico Stefano Gionta” Sordello fece fare un serraglio per difendere la città, avendo con suo danno veduto quanto disturbo aveva dato Ezzelino, respingendo talvolta i mantovani fino alla porta. Così essi fecero il Serraglio in forma triangolare e fabbricarono alcuni castelletti per difesa di questo Serraglio il quale serviva di gran riparo alla città. ”

I Gonzaga divenuti i signori della città dal 1328 fino a tutto il 1500, seppur con costi onerosissimi, seppero mantenere efficiente tutto il sistema difensivo. Con il 1600 il fronte sud del Serraglio, proprio per le difficoltà dovute ai costi di manutenzione e con l’avvento delle nuove armi da fuoco della 2° metà del 1500, molto più moderne e potenti, rese la cortina di fortilizi lungo il Serraglio superati . Alla loro caduta nel 1702, alcuni se non tutti, i fortilizi erano già ruderi. Mappe dei militari francesi del 1630 e del 1700 circa, insediatesi in Italia per la guerra di successione del Monferrato e poi di successione Spagnola, indicano chiaramente «castrum Boscoldi destruto e Rocca destruta»

rocca distrutta
ROCCA DISTRUTTA

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Cronaca sintetica di una battaglia del 1348 sulle terre del Serraglio - da Governolo a Borgoforte a Curtatone

Nel 1348 scoppiò un‘importante guerra nel mantovano e Governolo giocò un ruolo fondamentale nella difesa della città. Ne ripercorriamo ora le tappe essenziali per coglierne gli aspetti più significativi.
I Visconti (Signori di Milano) ambivano al possesso dei centri gonzagheschi di Cremona e Brescia. Le cronache del tempo dicono che Luchino Visconti fosse geloso di sua moglie Isabella, la quale si innamorò di Ugolino Gonzaga, il « bel cavaliere », nipote di Luigi.[1]
Il 24 maggio arrivarono a Mantova alcuni araldi mandati da Luchino per reclamare, vantando diritti di successione, la restituzione di quelle terre bresciane e cremonesi possedute dai Gonzaga.
I Gonzaga cercarono di evitare la crisi, ma Luchino Visconti scese con il suo esercito per il fiume Po e per via terra. Occupò Casalmaggiore, Pomponesco, Asola e così si preparò per l'assedio di Borgoforte. Nel frattempo dirigeva su Governolo una flottiglia di navi ferraresi degli Estensi, guidati dal Marchese Obizzo d'Este.
Era sorta infatti, fin dal 14 marzo dello stesso anno, una lega tra i Visconti e gli Este.[2]
Anche gli Scaligeri, Signori di Verona, dopo gli scontri che erano avvenuti pochi anni prima, non avevano buoni rapporti con i Gonzaga. Essi, approfittarono dell'occasione e si accamparono sulle terre di Curtatone.
In questi momenti terribili per la famiglia Gonzaga, il vecchio Luigi (capostipite) scelse 3000 dei suoi più bravi soldati e ne mandò una parte a Governolo, comandati dal figlio del suo primogenito Guido, ossia Ludovico Gonzaga, una parte con Filippino, alla difesa di Borgoforte e un'altra con Ugolino a Curtatone.
Il vecchio Luigi (1268-1360) e il primogenito Guido rimasero alla difesa della città e procurarono di armare le grosse barche chiamate galeoni per meglio assalire le flotte nemiche a Governolo e a Borgoforte. Luigi andò con 500 cavalli a Borgoforte e Luchino, ritenendosi inferiore per il numero dei suoi soldati, evitò di combattere.
Luigi da Borgoforte andò a Governolo, ma vedendo che gli Estensi erano ancora lontani, ritornò a Borgoforte con le navi di Governolo.
Filippino, che era rimasto a Borgoforte, quando seppe del ritorno di Luigi con le due spedizioni per terra e per acqua, si preparò all'attacco dei Milanesi, i quali furono sconfitti. Filippino riportò le sue genti verso Governolo contro i Ferraresi e verso Curtatone contro i Veronesi. Sia gli uni che gli altri si ritirarono ben presto e cosi Luigi e Filippino celebrarono a Mantova un grande trionfo per la vittoria ottenuta.

 1] F. AMADEI, Op. Cit., VOI. 1, pag. 529.
[2] CONIGLIO, Mantova, La Storia, vol. 1, pag. 371.

Altre battaglie sulle terre del Serraglio:

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La valenza militare del paleo alveo del Mincio nel 1700 vede contrapposti eserciti internazionali

Nel corso della seconda metà del 1600 e particolarmente durante la guerra di secessione spagnola (1702-1713) gli eserciti invasori, lungo il paleo alveo o nei punti più vulnerabili del perimetro fortificato trovano solo muri diroccati o quasi, quindi adottano un criterio di difesa imperniato sullo scavo di trincee, rilevati in terra e bastioni con soprastanti palificate con bertesche o torrette di osservazione; molto più agili da costruire, ricostruire e mantenere in efficienza. Restò, comunque, sempre valida la difesa imperniata sull’acqua, la sua regolazione ed efficienza idraulica, specie sull’asse Curtatone Borgoforte, in sintesi nelle avalli di Montanara e Buscoldo. La ricchezza di mappe militari dettagliate evidenziano il degrado e le trasformazioni del Serraglio di antica concezione, ma implicitamente ne riconoscono le valenze di strategia e difesa militare fino a tutto il secolo 18° (1700-1800) periodo di occupazione dell’Impero Austro-ungarico. Con il 19° secolo, passato il periodo di occupazione Napoleonica (1815) inizieranno lavori di bonifica dei vasti territori tra l’Oglio il Mincio e il Po. Siamo già al cosiddetto quadrilatero Asburgico – Mantova – Verona – Peschiera - Legnago.

 

carta 1703

Il Serraglio trasformato in campo di battaglia tra l’esercito Imperiale ( Inghilterra, Austria,Olanda…) e quello Gallo-Ispanico sulla linea dell’Osone e della Fossa viva, ad est. e ovest. del Paleoalveo. ( carta milit. 1703 edit a Bruxelles da Eugène Fricx, nel 1704 – Accademia Virgiliana Mn. )
§Mappa ripresa dal libro il Serraglio Mantovano di C. Parmigiani


torre

tavola fortificazione
Tavole riprese dal libro «Curtatone i segni della storia » – di C. Parmigiani.
particolare
Disegno di H.Hogenberg, a.1575, ASMn,Cimeli,n.27
palizzata

Esempi di fortificazioni dislocate lungo il fronte Curtatone – Borgoforte correnti sul bordo della valle del paleo alveo del Mincio, che potrebbero essere state progettate e forse realizzate nei secoli 1600 e 1700 quale fronte di difesa sostitutivo dei fortilizi del 1200 ormai divenuti ruderi inutilizzabili.


torre

FURONO PUNTI STRATEGICI DI DIFESA DELLE TERRE DEL SERRAGLIO DAL TEMPO DEI COMUNI - anno 1200 -
 fino ai GONZAGA - anno 1708 -

serraglio
  • MANTOVA - città fortezza -
  • CASTELLO DI BUSCOLDO (Castrum Boscoldi)
  • LA TORRE DI BUSCOLDO (Turris Boscoldi )
  • LA ROCCA DEI BUSSI in Buscoldo
    (Rochete Bussorum Boscoldi)
  • CASTELLO DI CURTATONE (Castrum Curtatono)
  • LE TRE ROCCHE DI MONTANARA
    (Rocheta Balcantono, Zaneboni e Gandolfini )
  • CASTELLO DI BORGOFORTE e
    LA ROCCA DEL FRASSINELLO
  • CASTELLO E CONCA DI GOVERNOLO
borgoforte governolo

torre

GLI AFFRESCHI DELLA MASSERIA DEI GONZAGA

Nell’ottobre del 1981, in seguito a lavori di ristrutturazione di alcuni ambienti già appartenuti, ai tempi del 1100, alla cosiddetta Masseria del Comune di Mantova ovvero l’ufficio di registro delle entrate ed uscite dello stesso Comune, veniva alla luce un fondamentale ciclo di affreschi della prima metà del Quattrocento. Poiché il soggetto delle pitture murali era la rappresentazione dell’impianto urbanistico della città e delle difese militari del territorio a lei subordinato, l’affresco venne denominato “della città e dei castelli”.
 Lavoro commissionato, con tutta probabilità, all’indomani della concessione da parte dell’Imperatore Sigismondo a Gianfrancesco Gonzaga della dignità del marchesato. Dignità trasmissibile per gli eredi di casa Gonzaga. La conferma e l’ufficializzazione della dignità marchionale e di principe dell’Imperatore concessa l’anno precedente viene ufficializzata attorno l’anno 1433 con una fastosa cerimonia, presente l’Imperatore stesso.
L’affresco della Masseria rappresenta la prima fondamentale raffigurazione del Serraglio che, non solo per la localizzazione geografica, ma anche per importanza strategica, appare dipinto assieme alla città sulla parete frontale dell’ambiente affrescato.

Sigismondo G.Gonzaga

torre

- Affresco DELLA CITTÀ E DEI CASTELLI - PALAZZO DELLA MASSERIA DEI GONZAGA – 1433 -

Borgoforte Curtatone masseria
Mantova
Borgoforte Buscoldo Montanara

torre

masseria

torre

 CURTATONE

curtatone 
Curtatone Castello

Altro punto strategico per la viabilità sulla strada Mantova-Cremona con tanto di Castello con mastio interno di antica origine canossiana, nato a supporto della comunità e della vicina curtis agricola e quindi con tanto di recinto fortificato come quello di Buscoldo. Oltre al Castello doveva sorgere a breve distanza anche un Torrione o Torre – mastio per il controllo e governo dei flussi di acqua sullo sbocco dell’Osone nuovo nel lago Superiore. La Torre, forse, aveva il compito di bipartire il flusso d’acqua per alimentare anche le pale della ruota del cosiddetto Molino vecchio di Curtatone, opificio fondamentale, per quei tempi, nella vita della popolazione.

osone

L’Osone nuovo, voluto ai tempi dei Bonacolsi, tuttora esistente e funzionale per l’irrigazione dei campi, allora aveva il compito di contribuire ad allagare le avalli sottostanti prelevando acqua dal lago superiore. Inoltre fungeva da transito per natanti a fondo piatto per il collegamento breve del fiume Mincio con il Po, navigando sulla canale principale delle avalli, fossa viva, per il trasporto, in andata e ritorno, di materiali edili, mattoni e calce, per le costruzioni delle rocche militari del tempo e per altri servizi.

mulino

Da una mappa del 1600 dell’Archivio dei Gonzaga si può notare come era rappresentato il mulino vecchio di Curtatone con deviazione della vecchia strada Mantova-Cremona con interposta torre per il controllo dei flussi delle acque dal lago e verso la rocca di Montanara e il ravvicinato controllo dei transiti su strada.



(ASMn,A,G, Mappe, G 91-95 dettaglio) ripresa da” Curtatone e il Serraglio Mantovano” di C. Parmigiani


torre

MONTANARA

I manufatti più interessanti che in antico vigilavano sulla sicurezza militare e funzionalità idraulica di questo tratto del Serraglio erano le tre Rocchette della Montanara

mappa Montanara mappa Montanara 2
Montanara A
  • La rocheta Delcantono (A) : la prima governava la chiavica per i flussi d’acqua dall’Osone nuovo alla Fossa ,inoltre la presenza di una conca permetteva il transito di natanti a fondo piatto per Fossa viva e quindi fino a Borgoforte

Montanara B
  • La rocheta Zaneboni (B) : sul fondo valle controllava il flusso delle acque provenienti dalla rocheta Delcantono per allagare tutta le avalli inferiori fino a Buscoldo e Borgoforte. Inoltre controllava il transito dai territori d’oltre Oglio.

Montanara C
  • La rocheta Gandolfini (C) : controllava il flusso da fossa viva e delle acque e dei natanti per Buscoldo, e con tanto di ponte su contigua fossa viva controllava il transito di uomini e soldati sulla «strada maestra che viene nel Seraglio» o che va nei possedimenti limitrofi di possidenti e nobili d’oltre Oglio inizialmente contesi e nemici

A mio avviso tutte le rocche possedevano un ponte elevatoio per maggior sicurezza e superamento delle acque circostanti anche in caso di secca. Le rappresentazioni non sono coeve alla costruzione ma riprese da mappe militari del ‘700


torre
 
tore belcantono l’iscrizione SOTTO ricorda il passaggio a Mantova di Papa Pio II° Piccolomini nel 1459. montanara Iscrizione coperta sotto uno strato calce venuta alla luce, per la passione e la sensibilità delle vicende storiche della sua terra, grazie all’amico Sig. Cesarino Spezia, nato e cresciuto sotto la ‘ Tore balcantono’.

Foto riprese dal libro di Silvana Luppi « La Rocca di Montanara – ed. Publi Paolini – 2019 – in vendita in edicola -

  • La tore o rocheta del Belcantono costruita (1200-1300) a margine dell’alveo dell’antico Mincio e all’inizio del tratto terminale del canale Osone nuovo, proveniente da Castellucchio, che con svolta secca gira in direzione Lago Superiore. Qui la portata d’acqua proveniente dall’Osone Nuovo si dipartiva: in parte per il fossato di Curtatone verso il lago e parte veniva deviata per alimentare Fossa Viva e il fossato dei Gamberi o fosso di fondo valle.
  • Punto nevralgico e strategico di governo delle acque in entrata e in uscita.
  • Divenuta militarmente obsoleta nel tempo non ha mai perso la valenza idraulica di governo dei flussi di acqua per garantire l’irrigazione per i campi attraversati dalle acque riversate, ora come allora.
  • Il tempo con le sue modernità di conoscenze più avanzate nei secoli incalzanti l’hanno relegata a semplice e modesta residenza; anche se negletta di ogni primaria funzione non sono riusciti a privarla di quella patina di fascino e curiosità storica che i pochi e vetusti muri consunti rimasti, se rimarranno, non l’abbandoneranno mai.
mappa Montanara

torre

BUSCOLDO

Questa località era posta su un antico itinerario che collegava Mantova a Scorzarolo ed il relativo passo sul Po. Si trattava di una via caduta in disuso, ma in antico importante, perché costituiva una delle tante varianti della antica strada Teutonica, itinerario dei pellegrini tedeschi diretti verso Roma. Il paese non esisteva ancora se non con poche modeste case o capanne di pescatori, data l’abbondanza di acque, collocate principalmente sui meandri o dossi più alti rimasti all’asciutto tra il paleo alveo e la valletta residua del vecchio Osone oggi Lodolo. L’attuale centro storico si è sviluppato proprio su un dosso della valletta del Lodolo e a ridosso della prima chiesa risalente si presume al XV-XVI° sec.(?). Nei documenti parrocchiali è detto che aveva tre navate con doppia fila interna di tre colonne. Non si parla delle dimensioni, ed era più corta e più stretta dell’attuale della fine del XVIII° secolo.

Tre présidi fortificati furono posizionati sulla strada diga di attraversamento della depressione valliva dell’antico Mincio – oggi tra il borgo Serraglio e il paese di Buscoldo -

  •  una Rocchetta “Rocheta Bussorum”, sul bordo alto di valle, sull’incrocio della strada “arginotto” proveniente da Borgoforte per Montanara seguendo il paleo alveo e quella da Mantova per Buscoldo
  • una Torre a scavalco della strada a metà valle, distrutta e ricostruita, chiamata poi “Turris nova
  • un Castello Castrum Boscoldi” a ridosso del borgo oltre la depressione valliva; non si è ancora certi di come fosse in realtà.
mappa
Mappa del 1700 circa riprese dal libro di C. Parmigiani «il Serraglio Mantovano»- ed. Sometti Mn.
castello buscoldo Torre buscoldo

torre

Il Castello

** Cosi spiega il prof. C. Parmigiani nei testi citati a pg.35-le fortificazioni di Buscoldo-

I castelli medievali del contado oltre al compito militare di contrasto ad eserciti invasori erano presidi di difesa territoriale e delle comunità subordinate. All’interno di quelli più grandi prendevano posto case o strutture di servizio collettive per ammasso di granaglie, raccolti e quanto necessario per resistere e sopravvivere nei momenti di pericolo o di incursioni. Il castello di Buscoldo non aveva dimensioni tali da garantire quanto detto. Insieme alla torre e alla rocca aveva principalmente scopi militari anche perché a quei tempi la valle per sua natura e salubrità era poco ospitale per insediamenti stanziali di comunità organizzate. La passata presenza del castello rimase infatti leggibile a lungo per il permanere dei fossati di difesa e alimentazione dell’acqua nel luogo che venne nominato il castellaccio, “al Castlas”, poi più recentemente (anni fine 1800, primi 1900) “al castel alt” (A)  la casa sul dosso dove era realmente. Quella attigua sorta nella ex zona a stagno “al castel bass” (B). I termini denotano appunto prima la decadenza ed il degrado del fortilizio, poi la sua decadente surrogazione.

Già nella relazione sullo stato del Serraglio nel 1598 era dichiarato privo di portone e restello (la grata in ferro), così che chiunque poteva impunemente passare a cavallo e a piedi entrando ed uscendo dal Seraglio. Comunque era sempre un castello con tanto di torrette ai quattro angoli e torrione centrale (?) coperto da una “baltresca” (?). Nel tempo, specie dal secolo 14° al 16°, assunse oltre alle funzioni di difesa strategica anche quelle di ordine pubblico per le popolazioni del borgo di Buscoldo, che si andava concretizzando attorno alla prima chiesa del (1500?).

castello buscoldo
Castello Alto e Basso
 
castello wikipedia

Esemplificazione grafica ripresa da wikipedia , più verosimile, del castello di Buscoldo . Praticamente un recinto murato con torrette di osservazione e alloggio sui quattro angoli, con accesso protetto da ponte elevatoio, circondato sul perimetro esterno da ampia fossa di acqua alimentata dalle acque provenienti dal paleoalveo. Il principale scopo del manufatto era quello di impedire il transito sulla strada-diga sopraelevata di attraversamento dell’antico fiume per avere poi via libera per assediare la città di Mantova da Sud. A metà del “ guado “ tra le due rive dell’alveo era posizionata una torre “Turris nova” quale secondo blocco una volta sopraffatte le difese armate presenti nel Castello. Poi "forse" c’era un terzo blocco la Rocheta Bussorum all’incrocio con la strada corrente sull’arginotto di fossa viva di collegamento delle rocche fortificate.



torre

Il professore Carlo Parmigiani nelle sue meticolose ricerche nell’archivio di Stato di Mantova ci riporta nella sua pubblicazione “Curtatone e il Serraglio Mantovano” del 2014 a pag. 36, il testo di una lettera spedita a Mantova e indirizzata sempre a Ludovico I° Gonzaga dal responsabile militare della piazza recatosi ad esaminare le fortificazioni di Buscoldo dopo una alluvione.

Anno 1379 marzo 4, Novarino de Martinelli, n.2 da Buscoldo **

Magnifico mio Signore, vi notifico che quando il magister Andrea se ne andò da Buscoldo, mi recai lì immediatamente e vi trovai Pietro Fetiguerra e il vostro vicario di Curtatone e fui con essi ad esaminare le vostre fortificazioni di Buscoldo. Trovammo bene le valli Inferiori e Superiori, ben difese (valde fortes) ma la via che è fra il castello di Buscoldo e la torre nuova- inter castrum Buscoldi et turrim novam- non è in buone condizioni- non bene manet.. Questo perché le fosse sono piene a causa delle rotte e le siepi di detta strada (palificate lignee che la fiancheggiano) sono state trascinate via dalle acque – et sepes dicte strate conducte sunt in dicta valles ab acquis- e la stessa torre non mi sembra sia sicura, dato che alle grate non ci sono che pochi uomini con Pietro capitano ..? ....e sopra detta torre vi sono unicamente due custodi. Alla Rocchetta dei Bussi, come ben sapete, parte del muro di cinta è crollataad rochetam Bussorum sicut bene sciti pars muris est destructa e lì non vi sono che il capitano con due aiuti. Poiché mi pare vi siano troppo pochi uomini a difendere queste fortificazioni dissi al vostro vicario che doveva trovarne altri, ma mi rispose di non poterlo fare perché non ha altri addetti alla guardia. Perciò a vostra signoria piaccia provvedere a questa situazione che a mio vedere non va bene ….ecc…..” « comprensibile la preoccupazione del responsabile militare , erano nel periodo delle guerre Viscontee»



Dove era situata la «Rocheta Bussorum»
la Rocca dei Bussi ?

il Serraglio Mantovano

torre

LA ROCCA DEI BUSSI o ROCHETA BUSSORUM

dove era?

Una analisi accurata del territorio presentava, già allora, una antica strada sopraelevata sulla valle allagata di accesso al Serraglio che bisognava bloccare . Dai documenti d‘archivio e dall’affresco della masseria dei Gonzaga risultano tre fortezze in muratura in fila ( due rocche e una torre intermedia).

Il primo ostacolo più fortificato, per entrare da ovest nel Serraglio, doveva essere uno Castello con tanto di fossato e ponte levatoio.

Il secondo proseguendo sulla strada, a scavalco della stessa, una Torre fortificata (Turrim Novam), superabile solo dopo uno scontro diretto all’arma bianca .

Terzo ed ultimo la Rocca dei Bussi, in linea con la torre e il castello, non poteva che essere sull’altro capo della strada, cioè nel punto di approdo di questa sulla riva alta opposta.

L’accesso alla Rocca dei Bussi era , come ulteriore ostacolo, preceduto dal ponte elevatoio sulla coeva Fossa Viva . La stessa rocca in pratica era posta a scavalco dell’incrocio con la nuova o esistente strada ‘L’ Arginotto’ per Montanara , Curtatone a nord e Borgoforte sul Po a sud. Così dislocati i tre fortilizi rispettavano l’ordine proporzionale alla resistenza richiesta e inoltre potevano bloccare le incursioni nemiche e controllare i transiti da tutte le direzioni.

Quindi la ROCCHETTA DEI BUSSI Rocheta Bussorum- doveva essere solo tra le case dell’attuale borgo che ha conservato nei secoli il nome di SERRAGLIO. Purtroppo occorreranno ulteriori e minuziose ricerche negli archivi visto che nulla , neanche pochi resti, sono giunti a noi . - Se c’era, come pare dagli scritti e dalle mappe cartografate postume, doveva essere solo nell’attuale Borgo Serraglio e solo sull’incrocio fra l’Arginotto del Serraglio e l’antica strada per giungere da Mantova agli approdi allora possibili ( Scorzarolo?) di attraversamento del Po o le terre prossime, prima e dopo, la foce del fiume Oglio.

Turris Nova
Rocca dei Bussi

torre

LA TORRE - TURRIS NOVA - a Buscoldo

Non vi sono dubbi sul sito della TURRIS NOVA. È rimasto tuttora evidente e operante un manufatto, già rudere nel 1700 e sacello votivo alla Madonna, poi oggetto di prima ristrutturazione nel 1800-1803 con destinazione ben diversa dall’originale: tempio chiesetta votiva alla MADONNINA della TORRE.
Ristrutturato e ammodernato nelle caratteristiche architettoniche odierne nel 1938 (f.2). Dedicato alla Madonna del Buon Consiglio e ufficialmente riconosciuto come Santuario Mariano (f.3). Le dimensioni in pianta sono modeste tipiche di una torre medioevale con analoghe funzioni.
La chiesetta votiva insite sulla ex torre a lato strada , dall’altro lato, a pochi metri, esiste un manufatto utilizzato a pozzo coperto per prelevare acqua dal fondo valle quando era allagata o sorgiva naturale in caso di asciutta.

Oggi il pozzo è a secco e le caratteristiche costruttive richiamano un metodica inusuale per la parte sottostante , da quota strada al fondo valle. Infatti, ha una forma quadrata con angoli molto smussati quasi a formarne altri quattro , per cui pare un vano ottagonale.

I mattoni in opera hanno dimensioni e tecniche d’incastro non usuali , forse tipiche dell’epoca.

Il disegno (f.1) del manufatto torre, riportato in una mappa del 1700 circa, con un tetto a scavalco che unisce il pozzo e la torre fa pensare che il collegamento in origine, anziché aperto su ambo i lati , fosse chiuso completamente da muri con tanto di portone a volto con borchie e catenacci in ferro o rastello .


Madonnina Torre

torre

mappa serraglio

Riproduzione di mappa del 1700 circa per evidenziare come coesistevano la FOSSA MORTA LA FOSSA VIVA E LA STRADA ARGINOTTO DA BORGOFORTE A MONTANARA e poi CURTATONE .- tutte vie di collegamento (via terra e via acqua )del fronte sud fortificato della città di Mantova dal 1200 al 1600.


torre

FOSSA MORTA –– FOSSA VIVA

Riprendo e sviluppo il concetto del Prof. Parmigiani di pag. 34 del suo libro “ Il serraglio Mantovano” nel dare una motivazione della presenza sulle mappe della fossa morta e della fossa viva correnti parallele lungo la valle.

Nel momento in cui il Serraglio assume valenza militare alla spontaneità degli eventi naturali rappresentati dalla valle, dalle sue piccole fiumane e dalle sue intemperanze di abbondanza o carenza di acque , subentra la razionalità di un meccanismo bellico.

Così sul bordo a levante e lungo tutto l’avvallamento da Borgoforte a Montanara e di qui a Curtatone si costruì un rilevato stradale di terra l’Arginotto. Il materiale necessario ad ottenere il rilevato arginale permise di ottenere volutamente un ampio fossato navigabile parallelo che, parimenti all’Arginotto, collegava le stesse località.

fossa morta e fossa viva

La FOSSA VIVA in quanto navigabile da barconi a fondo piatto, rimase attiva per il solo periodo e forse più, di costruzione dei fortilizi (Rocche e Castelli). Durante questo periodo fu utilizzata per il trasporto dei mattoni dalla fornace di Borgoforte a Curtatone e viceversa per i ciottoli che provenivano dalle colline moreniche e dalle fornaci di calce dell’alto mantovano .

Tale fossa rimase a lungo attiva ma poi , a causa di rotte e rigurgiti del fiume Po che modificarono la morfologia del suolo , finì per essere messa fuori servizio al punto che la sua riattivazione divenne tecnicamente impossibile o antieconomica. Quindi credo, solo nei tempi successivi ritornati opportuni per altre ragioni oltre a quelle legate al controllo delle acque, si decise di scavare un secondo canale fra questa e l’Arginotto. Il nuovo canale assunse il nome di Fossa viva. Quello più vecchio che restava fu declassato a Fossa morta.

Quest’ultima sebbene risulti presente nella cartografia storica delle valli di Montanara e Buscoldo è completamente sparita dal territorio perché ormai antropizzata. Fatta sparire per recuperare terreno coltivabile al bordo della valle .


torre

BORGOFORTE

Borgoforte

Piccolo borgo contiguo alle rive del Po e solo dopo il 1100 Borgoforte comincia a diventare militarmente importante e lo sarà fino a tempi recenti per la sua particolare posizione.
Secondo F. Amadei su cronaca universale della città di Mantova, la fondazione del Castello di Borgoforte e del Serraglio risale al 1216.
“..sospettando quest’anno il Comune di Mantova d’aver guerra co’ Ferraresi, Reggiani e Modenesi, determinò di piantare un forte per guardia del fiume Po, onde fu cominciata la fabbrica di un castello che denominò Borgoforte.
Inoltre … in vicinanza del castello di Borgoforte fu fabbricata una rocchetta, (rocca del frassinello) la quale comandava alle acque del fiume.
Lasciando a parte altre dispute in contrasto con le affermazioni di F. Amadei citate sempre dall’autore del libro “il Serraglio Mantovano” di C. Parmigiani, lo stesso afferma che: “… il 1216 può essere considerato il momento di fortificazione di una località certamente già prossima ad un punto di guado del Po. La rocchetta posta in vicinanza del castello oltre a comandare alle acque del fiume ingloberà la chiavica di sbocco (entrata e uscita) delle acque del Po per allagare le avalli di sotto e di sopra (Buscoldo e Montanara) un tratto di paleo alveo del Mincio.
 I RUDERI della rocca del frassinello sono in golena di Po a poca distanza dall’edificio della chiavica di Fossa Viva ( non più in funzione) che si intravvede in secondo piano . Porzione del basamento della torre che si sono preservati dalla distruzione per fare allora da deviatori della corrente del fiume .(f.1-2)

ruderi mura
Rocca Frassinello

torre

GOVERNOLO

Presso la foce dell’attuale Mincio era presente una struttura castellana (f.1-2) ereditata da Matilde di Canossa. Luogo importante per i flussi commerciali dello stato mantovano e pericoloso varco d’invasione nemica. Porto fluviale e centro fortificato. Del castello se ne parla ai tempi della lotta delle investiture tra il Papa Gregorio VII° e l’Imperatore Salico* Enrico IV° di Franconia, nell’anno 1090 quando quest’ultimo s’impadronì di Governolo e mise sotto assedio Mantova, possedimento di Matilde di Canossa, fino alla sua resa nel 1091. La funzione militare di Governolo si rafforza in età comunale, tanto che il sito diventerà il caposaldo mantovano sul Po e il nucleo fortificato del Serraglio. Tutto questo continua e si consolida con la signoria gonzaghesca. Tra il 1394 ed il 1396 ad opera di Francesco I° Gonzaga diventa la struttura strategica più importante con la creazione delle opere murarie e idrauliche di governo della foce del Mincio compresa la conca per l’accesso dei natanti al Po, via obbligata per arrivare rapidamente al mare Adriatico per lo sviluppo dei commerci con Venezia e il controllo dei transiti sul fiume Po nel tratto di competenza mantovana per acquisire i dazi. Nel 1562 la "chiusa" minacciava "ruina", tuttavia solo nel 1608, sotto la direzione dell'ingegnere Gabriele Bertazzolo, furono avviati alcuni primi lavori e l'anno successivo fu avviata la costruzione del nuovo "sostegno" o conca di navigazione. Sostenendo con maggiore efficacia le acque a Governolo poteva essere evitato l'abbassamento del livello dei laghi e al tempo stesso impedito che, in caso di piena del Po, le sue "torbide" risalissero il Mincio. I lavori terminarono solo nel 1618.

(*) Che si riferisce all'antica popolazione dei Franchi Salii. (popolo che viveva oltre il Limes Romanus). Legge salica: compilazione di norme giuridiche dei Franchi Salii, in cui le donne e i loro discendenti erano esclusi dalla successione al trono, riservata alla linea maschile primogenita.

Governolo Governolo Oggi

torre

Un ringraziamento al Prof. Arch. Carlo Parmigiani per l’interesse che mi hanno destato i suoi libri - Il Serraglio Mantovano - Curtatone e il Serraglio Mantovano - Dal Padus al Po - per la meticolosa e certosina precisione nella trattazione e documentazione.
La sua passione e il suo lavoro mi hanno permesso di poter impostare la mia modesta ricerca e le mie personali e limitate conclusioni, senz’altro approfittando delle sue conoscenze e del suo lavoro. Un sentito e mai sufficiente grazie per avermi risvegliato il desiderio di conoscere meglio la storia del mio territorio , ormai sopita negli anni. Divulgare così la conoscenza dei suoi scritti per chi ne fosse interessato.

Grazie ancora.

Buscoldo addì 23 marzo 2019

Giuliano Galli

Altre fonti :
Silvana Luppi -La rocca di Montanara-
M. Harari -Gli Estrushi nella valle del Po-
-Wikipedia -


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