LIBRERIA di BUSCOLDO
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Raccolta di LIBRI che riguardano il nostro paese o il territorio del comune. due belle novità: "ANTOLOGIA AD BÒSCH-ELT" e "Una antichissima pieve medievale ritrovata" |
Al sacro fuoco della libertà Raccolta di scritti giornalistici di Giuseppe Bertani Biblioteca Teresiana a cura di Luigi Gualtieri |
alcuni stralci 15. Società cooperativa, in «La Provincia di Mantova», 14 marzo 1897, n. 66, p. 2. (B) Nella sua riunione generale del 28 febbraio scorso questa Società co operativa di lavoro e consumo, dopo lunga ed animata, ma non esauriente discussione, negava la sua approvazione al bilancio consuntivo 1896 che dovrà perciò essere ripresentato all'assemblea in una prossima adunanza con alcune richieste modificazioni. Negava pure la sua approvazione al preventivo di spese che l'amministrazione proponeva per l'esercizio 1897, ed adottava invece il preventivo già approvato nel 1896, autorizzando la novella amministrazione a distribuire a norma del bisogno e nei limiti della somma complessivamente stanziata, le varie quote necessarie nelle diverse categorie del preventivo stesso. Nella seduta pomeridiana passava poi, con votazione veramente compatta, quale mai si fu vista, alla nomina dell'intero Consiglio amministrativo e del Comitato dei Sindaci. A membri della nuova amministrazione, sopra 58 votanti risultarono eletti: Salvaterra Giuseppe con voti 52, Reggiani Oreste con voti 49, Poltronieri Amilcare con voti 49, Madella Secondo con voti 47, Mignoli Luigi con voti 46, Rasori Angelo con voti 46, Boni Antonio con voti 45, Ardenghi Paolo con voti 43, Giovanelli Guerrino con voti 42, Zamboni Romolo con voti 42, Decimelli Francesco con voti 38 e Bassani Luigi con voti 32. A membri del Comitato dei sindaci furono eletti i signori Taffa D. Pietro, Roddi D. Fulvio e Muraro Sante ciascuno con 53 voti. Nella seduta di sabato scorso, la novella amministrazione con voto qua si unanime eleggeva poi a proprio presidente il sig. Salvaterra Giuseppe, uomo di veramente seri propositi che aiutato dall'opera intelligente e disinteressata de' suoi colleghi d'amministrazione saprà dare vita rigogliosa a questo sodalizio tanto utile alla classe operaia di questo paese. ~ ~ ~ 22. Emigrazione di contadini in America, in «La Provincia di Manto va», 18 ottobre 1897, n. 288, p. 2.(B). Ieri sono partiti per Genova diretti a S. Paulo, venti braccianti del luogo con le rispettive famiglie. Il distacco fu doloroso. Molti cittadini accompagnarono i partenti sino all'ultimo minuto della partenza facendo loro dimostrazioni di simpatia. Buon viaggio e buona fortuna!. ~ ~ ~ 1.Buscoldo, in «La Nuova Terra», 20 novembre 1898, n. 12, p. 4.(b. g.) - Domenica scorsa certo S. A. affittuale a San Silvestro avendo da saldare i conti con alcuni braccianti che avevano lavorato sul suo fondo, tentava d'accomodare le partite a modo suo inventando un nuovo sistema di contabilità tutto favorevole a sé e a pregiudizio dei contadini. Uno di costoro che non era un merlo, e che sapeva cosa costa il sudore del povero, protestò; ma il villanotto affittuale senza tanti complimenti gli die de una voce esclamando: Ecco cosa si riceve a fare il bene ai poveri; è come lavare la testa all'asino. Ma furono chiacchiere inutili perché davanti alle insistenze dei contadini che pretendevano tutto il loro avere, il nostro omiciattolo dovette piegar la testa e saldare i conti. Ma l'aveste visto come sbuffava e smaniava; pareva un ruminante ferito; Uscì dall'osteria della Germiniasi, ma si vede che nemmeno il contatto dell'aria fresca ne calmò gli spiriti bollenti poiché seguitò per un pezzo a recitare dei monologhi vantandosi d'essere un signore, d'aver dei bravi baiocchi ed altre sciocchezze del genere, che fecero ridere persino i paracarri. |
ANTOLOGIA AD BÒSCH-ELT (Bosco-Alto) di LEARCO BECCARI Ceco R. Baciarèl ISBN: 978-88-7495-980-0 |
Mi sento onorato di poter scrivere qualche riga a presentazione di questa raccolta di poesie dell' indimenticato “maestro” Learco.
Learco Beccari è stato un personaggio importante del nostro paese, è stato il cantore dei tempi passati, dei personaggi significativi, delle gioie e delle tribolazioni di intere generazioni, un severo fustigatore della società consumistica, ha dato dignità culturale al nostro dialetto e alle nostre tradizioni, è stato un attento custode delle nostre radici e di quella civiltà contadina nella quale è felicemente nato e cresciuto.
Consapevole del declino inarrestabile della lingua dialettale, ma altrettanto profondamente convinto che questo comporta un impoverimento generale della cultura e dei valori della nostra civiltà, ha contrastato tutta la vita questo rassegnarsi alla irrilevanza della cultura contadina. Lo ha fatto con una straordinaria produzione di testi teatrali, di bellissime canzoni, una sterminata raccolta di aneddoti e di poesie di grande intensità lirica ed umana che gli hanno valso numerosi e prestigiosi premi e significativi riconoscimenti da parte di varie istituzioni ed innumerevoli articoli su giornali e riviste. E tutto questo senza rifugiarsi in una sterile nostalgia, senza retorica, ma con sagace ironia ed autoironia, spesso con una vena polemica e con spirito anticonformista, sempre con grande onestà intellettuale.
La sua ampia opera letteraria, e questo libro lo conferma,è una ricca storia fatta di volti, di nomi, di uomini e donne, di incontri e di relazioni, di idee lungimiranti per tutti noi, un punto di riferimento ideale e culturale, un patrimonio di valori di cui abbiamo ancora tanto bisogno.
Voglio quindi rivolgere , come Sindaco e come amico, un augurio perché questo libro abbia tutta la considerazione e la fortuna che merita, e sarà davvero molta, anche perché contribuisce a farci amare ancora di più il nostro paese e la nostra gente.
Carlo Bottani |
ATTILA Passaggio a Sud-Ovest di Alberto Compagnoni ISBN: 88-7495-188-4 |
Presentazione Il presente volume è frutto di una ricerca iniziata casualmente molto tempo fa e con un intendimento ben diverso: stabilire quale fosse anticamente la posizione strategica di Governolo (località situata in provincia di Mantova), rispetto ai fiumi Po e Mincio. Si è trattato di un lavoro tutt'altro che facile: bisognava ricostruire l'immagine idrografica che in passato divideva il territorio mantovano da quello reggiano-modenese. L'enorme quantità di informazioni emerse (dall'indagine) ha consentito la realizzazione di due volumi ed ha portato alla scoperta di una delle più importanti vie di comunicazione del passato sempre ignorata dagli storici, le cui origini risalgono probabilmente al VII-VI secolo a.C. Poiché alcuni tronconi di questa strada sono tuttora presenti su entrambi i lati del paleoalveo del Mincio (l'odierno Fissero) ha reso possibile stabilire quale fosse il punto in cui la strada in questione si incrociava con il fiume. Inoltre di fondamentale importanza è risultata la notizia che l'area su cui avrebbe dovuto trovarsi il Campo Ambuleio (menzionato da Giordane) fino all'anno 1935, era sovrastata da una collinetta denominata "la tomba di Casaletto" la quale occupava una superficie di poco inferiore a tre biolche mantovane. Si trattava di un millenario accumulo di rifiuti in cui il copioso ritrovamento di ossi di animali non autoctoni è la prova certa che doveva trattarsi di un sito migratorio. L'insieme di questi elementi risultano determinanti per chiarire finalmente alcuni aspetti oscuri della campagna di Attila in Italia del 452 d.C. Nei riguardi del Re unno e delle sue imprese, la storiografia ha scritto tutto quanto ha potuto per cui il discorso si potrebbe anche ritenere chiuso se non fossero rimaste aperte due questioni che, ancora a nostri giorni, sono oggetto delle più disparate supposizioni. Mi riferisco alla individuazione del sito in cui il Re unno, dopo essersi accampato, ricevette la delegazione romana, capeggiata dal Papa Leone I, e alle vere cause che lo indussero a desistere dal proposito di scendere a Roma. In questo caso l'unico elemento certo su cui basarsi è il riferimento circostanziato fornito a suo tempo sia dal goto Giordane che da Paolo Diacono, Entrambi gli storici sono determinati nell'affermare che l'incontro tra Attila e Papa Leone I è avvenuto nel punto in cui la via per Roma si incrociava con il Mincio. Paolo poi è stato ancora più preciso puntualizzando che il luogo dell'incontro si trovava nel punto dove il Mincio entra nel Po. Per rispondere precisamente ai quesiti dunque era determinante non solo localizzare la strada in questione ma, soprattutto riuscire a ricostruire l'immagine idrografica di quei tempi in quanto Attila come si sa, dal suo accampamento in riva al Mincio, stava apprestandosi ad attraversare la depressione del Po (Padusa). A questo punto ci si potrebbe chiedere il perché prima d'ora non fosse stato possibile chiarire la questione. Sicuramente l'ostacolo maggiore è consistito nel non essere stati in grado di localizzare la strada che nell'antichità collegava il Nord con il Sud dell'Italia. È molto probabile che la storiografia sia stata fuorviata da un toponimo di riferimento citato nelle Historiae di Tacito riguardante l'epilogo della guerra civile del 69 d.C. Si deve considerare al proposito che gli storici del passato scrivevano le loro cronache sulla base di racconti (come in questo caso) fatti da militari. Per avere un'idea di quanto fosse difficile per loro determinare il punto in cui era avvenuta la vicenda è sufficiente osservare la Tabula Peutingeriana o Teodosiana del IV sec. d.C. A parte l'imprecisione della mappa in questione quello che emerge chiaramente è la scarsità dei siti indicati con la inevitabile conseguenza di essere tra loro molto distanti, sicuramente non meno delle venti miglia. Ciò ne consegue che gli storici quando erano chiamati ad indi care il punto in cui si era volta la vicenda non essendo ancora in grado di determinare le vere coordinate dovevano per forza fare riferimento al toponimo più vicino anche se essa era accaduta molte miglia più distante. Un ulteriore rompicapo per gli storici è stato determinare quale fosse veramente l'assetto dell'antico corso inferiore del Mincio. Va considerato tuttavia che il fiume nella sua lunga storia oltre a cambiare per ben tre volte il suo sbocco è stato oggetto delle falsità messe in opera dai Gonzaga. Questi infatti, sul finire del Trecento, dopo aver modificato abusivamente l'idrografia del Po e del Mincio, per evitare di essere accusati di fellonia dall'impero furono costretti ad elaborare una loro tesi ritornellata poi per secoli dagli storici mantovani dell'epoca. Questa fu pure sostenuta nel 1607 davanti all'inquisitore spagnolo Monsignor Davila anche se tuttavia i Signori di Mantova dovettero ammettere ciò che andavano sostenendo gli abitanti del luogo e cioè che anticamente il Mincio scorreva nel letto del Fissero e unitamente al Tartaro andava a sfociare nell'Adriatico. In quella occasione per dimostrare che non ave vano affatto modificato l'idrografia attribuirono ai Romani la diversione del Mincio nel Po sostenendo che da allora il suo corso non era più mutato adducendo come prova il fatto che i governolesi per ricordare il luogo in cui era avvenuto lo storico incontro tra Attila e il Papa Leone I avevano posto su un casolare situato nei pressi della foce (in località S. Leone) un'immagine sacra. Il volume si divide in quattro parti apparentemente avulse tra loro ma che diventano parte integrante ed indispensabile per comprendere il perché del fallimento della campagna di Attila in Italia. La prima di queste è dedicata alle imprese militari di Attila a cui fanno seguito: la scoperta di quello che doveva essere il Campo Ambuleio citato da Giordane al cui completamento seguono alcune vicende che lo videro interessato durante la sua lunga storia plurimillenaria, la storia della via Imperiale o Teutonica e infine un capitolo riguardante l'idrografia interessata dal passaggio della strada. ALBERTO COMPAGNONI |
BOLLETTINO STORICO MANTOVANO Celebrazioni per il Centenario della morte di Giuseppe Bertani (1919-2019) Atti del convegno Sala del Consiglio Comunale, Corte Spagnola Montanara di Curtatone sabato 16 novembre 2019 Teatro Comunale Giuseppe Verdi Buscoldo di Curtatone venerdì 29 novembre 2019 a cura di Daniela Ferrari e Gilberto Zacchè |
Nel 1989 1'Istituto Mantovano di Storia Contemporanea
- allora Istituto
per la Storia del Movimento di Liberazione - pubblico gli atti del convegno
dedicato a Giuseppe Bertani, di cui aveva curato l'organizzazione insieme
alla Provincia di Mantova e al Comune di Curtatone. Il volume poneva al
centro la figura del sindacalista buscoldese a settant'anni dalla giornate
rosse che ne avevano visto la tragica fine; offriva altresì un quadro
della società mantovana con approfondimenti sulla realtà bracciantile,
sull' imprenditoria agraria, sul rapporto tra organizzazioni cattoliche e
movimento contadino. In occasione del centenario della morte gli orizzonti di studio si sono allargati nel corso di due giornate organizzate dalla Città di Curtatone e dalla Lega "Giuseppe Bertani" di Buscoldo - con il sostegno di altri enti, istituzioni e privati - che hanno consentito una rilettura e una visione più ampia di fenomeni, quali il nascente socialismo, il biennio 1919-1921 e le giornate rosse mantovane, il paesaggio agrario, le bonifiche, con alcuni focus sul mondo femminile che iniziava a organizzarsi nelle leghe, sulle condizioni socio-sanitarie della popolazione, sulla stampa locale, sul panorama cooperativo, che trovò espressione peculiare nella Casa del Popolo di Buscoldo, la cui realizzazione è stata indagata alla luce di nuove fonti. Durante una delle giornate è stata inoltre presentata la raccolta di scritti giornalistici di Bertani "Al sacro fuoco della libertà", curata da Luigi Gualtieri con la collaborazione di Carlo Grassi. A Gualtieri, che purtroppo non ha potuto essere presente, è stata dedicata una commemorazione, riportata in questa sede insieme alla sua bibliografia completa, e al suo contributo del quale è stata data lettura dalla figlia Federica durante il convegno. Il volume è completato dal resoconto di un percorso didattico realizzato dall' Istituto di Storia con la Scuola Media di Curtatone, coordinato da Giorgia Gusti, che ha fattivamente collaborato insieme al resto del personale - sempre disponibile e sollecito - anche per la pubblicazione degli atti. Gli enti organizzatori delle due giornate banno inoltre promosso il recupero e il restauro di una lapide marmorea dedicata a Bertani nel 1920 e distrutta poco dopo, durante il regime fascista, i cui resti furono fortunosamente rinvenuti negli anni Novanta del secolo scorso durante lavori di ristrutturazione. La lapide è stata ricollocata all'ingresso della Casa del Popolo, ora teatro "Giuseppe Verdi" di Buscoldo, affiancata da un bassorilievo di Bertani realizzato intorno alla prima metà del Novecento in gesso-cemento dallo scultore Cesare Lazzarini, lo stesso artista che ha firmato il disegno riprodotto in copertina al volume. Del progetto di restauro della lapide si è occupato con competente cura l'architetto Gilberto Nardi, che ha svolto anche un ruolo di coordinamento in seno al comitato scientifico delle celebrazioni. A lui, improvvisamente scomparso da pochi mesi, rivolgiamo un pensiero di affettuosa gratitudine. Daniela Ferrari Presidente dell'Istituto Mantovano di Storia Contemporanea |
Chiesette campestri e Madonnine di Curtatone Silvana Luppi |
Prefazione I piccoli santuari campestri, custodi dei sentimenti e della pietà popolare, conservano i resti di immagini consacrate dalla religiosità a protezione degli animali, dei campi e della gente che quei luoghi frequenta e vive. Tra queste sacralità dipinte a parete o di coccio colorato di nessun valore artistico, salvo poche eccezioni, appaiono spesso immagini di defunti, congiunti della gente che nei pressi di mora, segno tangibile di una cultura che lega in modo diretto la terra al cielo con un profondo sentimento di venerazione verso i santi e il culto dei propri morti. Questi segni sono, per la memoria dei sentimenti antichi, autentici monumenti e significative reliquie di una tradizione e di un modo di vivere che, con lo scorrere del tempo e del progresso incalzante, si è andato modificando, sino al punto da scomparire nelle sue forme fondamentali e nelle sue tradizioni specifiche e originali. Questo modo di vivere i valori e le tradizioni era, in passato, fondamento di una cultura ormai collocata nel tempio della memoria residua con tutto il fascino e il corollario dell'antico. Adesso, semplicisticamente, la modernità gratificata nel suo rispolvero fantastico, alimenta questo mondo in oblio di tenere nostalgie e di immaginazioni ideali. Abbagliati dal consumismo dominante, dove niente è duraturo, quel passato viene in dicato come tempio di valori veritieri ed esemplari di una civiltà e di una cultura definita, con difetto di limite, "contadina" che però scompare ora, in questo nostro tempo. I piccoli oratori, complemento della struttura autosufficiente costituita dalla corte rurale, causa anche lo spopolamento delle campagne, che ha l'effetto di interrompere le tradizioni radicate nel recente passato e spesso nel remoto, immersi ormai tutti in una contemporaneità dimentica dei sentimenti antichi, questi oratori restano li, incomprensibili ai più. Una umanità umile e pragmatica segnava i luoghi abitati o di transito con figure care al suo sentire, portatrici di bene che, invocate con fede e fiducia, davano forza nell'affrontare le avversità e le calamità naturali quali alluvioni, grandine, siccità e i molti accidenti temuti. Le figure sacre, con funzioni taumaturgiche, venivano collocate in nicchie e piccole cappelle, conferendo loro il potere di mediare tra l'umanità e il cielo, tra questa umanità semplice e la Provvidenza, con la certezza che essa non abbandona chi, pur nella precarietà del vivere, non dispera.
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Curtatone e Montanara nel contesto delle battaglie risorgimentali a cura di Costantino Cipolla ISBN: 978-88-351-0711-8 |
Sono ormai trascorsi oltre 170 anni dalla battaglia passata alla
storia col nome di Curtatone e Montanara. Nel corso di questi decenni il nostro Comune, pur retto da amministrazioni di vario orientamento politico e di difforme spessore democratico, ha sempre ricordato, in modo più o meno continuo la infausta e nel contempo gloriosissima battaglia in oggetto. Anche nel corso delle rimembranze del 170° anniversario dello scontro abbiamo effettuato varie iniziative volte allo stesso fine di salvaguardia di una memoria che non può essere abbandonata. Tra queste spicca il presente volume che ha avuto come scopo precipuo, in un'ottica storiografico-scientifica, quello di confrontare il nostro avvenimento con alcuni analoghi dello stesso periodo risorgimentale e quello di recuperare ed evidenziare gli studi, la memorialistica ed altre forme di pubblicistica che sono emerse e sono state prodotte negli ultimi quindici anni, e cioè a partire dal volume curato da Cipolla C. e Tarozzi F. nel 2004 "Tanto infausta si, ma pur tanto gloriosa. La battaglia di Curtatone e Montanara". I valori che la battaglia rappresenta sono ancora tra di noi in un'ottica di volontariato disinteressato, di libertà, di autonomia, di convergenza fra popolazioni di regioni e di Stati diversi (napoletani, toscani e così via) nonché di disprezzo del pericolo e di messa in gioco della propria vita da parte di un'élite di giovani della miglior nobiltà toscana e di una parte rappresentati va dell'intellettualità accademica soprattutto di Pisa. Sull'onda di queste premesse ideali e politiche che l'amministrazione che rappresento e che presiedo ha deciso di sostenere convintamente ed economicamente la pubblicazione che ho qui l'onore di presentare. Ovviamente ringrazio tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla realizzazione degli eventi connessi alle celebrazioni del 170° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara e, in modo particolare, il nostro ufficio Cultura che ha organizzato e coordinato gli eventi in programma. Curtatone, 27/02/2020 Carlo Bottani |
CURTATONE I SEGNI DELLA STORIA Gabriella Annaloro - Paola Artoni - Antonio Badolato - Paolo Bertelli - Gilberto Cavicchioli - Carlo Parmigiani - Stefano Siliberti - Gualberto Storti |
In
passato numerosi studiosi hanno riservato la loro attenzione alle
vicende succedutesi a Curtatone nel corso del tempo, ciascuno di essi
con ricerche monotematiche, talvolta di notevole pregio, condotte nei
diversi campi del sapere. Mancava un'opera d'insieme, concepita per raccogliere in un unico volume il contributo d'indagine di vari autori sulla geografia dei luoghi, sulle architetture, sulle tradizioni popolari, sugli eventi della storia che hanno lasciato un segno nella comunità locale durante i secoli, concorrendo a conferirle precisi caratteri identitari. Per questa ragione mi è sembrato opportuno promuovere un progetto editoriale orientato per l'appunto a collocare, l'uno accanto all'altro, alcuni brevi saggi sugli elementi distintivi della realtà curtatonese, ordinati secondo un criterio cronologico, da proporre a chiunque voglia approfondire la conoscenza complessiva del nostro Comune, nei suoi aspetti di maggiore rilevanza. Penso certamente ai turisti in cammino lungo i nostri itinerari culturali, ma penso soprattutto ai giovani, che avranno modo di avvicinarsi ad un'opera enciclopedica e non specialistica, di sicuro rigore scientifico e tuttavia scritta con un taglio divulgativo, proprio per facilitare la lettura e l'apprendimento. All'Amministrazione si sono affiancate, nella realizzazione di questa importante operazione, due aziende di eccellenza del Mantovano: il gruppo Tea, primario operatore della Provincia di Mantova nei servizi pubblici acqua, energia e ambiente e la Litocartotecnica IVAL Spa di Curtatone, azienda leader nel packaging per beni di largo consumo. A loro la nostra gratitudine per aver creduto nella validità dell'iniziativa e per aver la sostenuta con adeguati mezzi finanziari. Un caloroso ringraziamento anche agli estensori dei testi che, generosamente, hanno offerto la loro preziosa collaborazione a titolo completamente gratuito. Desidero concludere queste poche righe con un pensiero rivolto a don Stefano Siliberti, mancato il 1° febbraio 2014 appena pochi giorni dopo aver inviato il lavoro sui Martiri di Belfiore, l'ultimo della sua vita terrena. Lo ricordo come uomo di fede, ma anche come ricercatore di profonda cultura e di grande finezza d'animo. A lui è dedicata quest'opera. Il Sindaco di Curtatone |
CURTATONE IDEALITA' E VOLONTA' NEL RISORGIMENTO a cura di Costantino Cipolla |
Curtatone presenta una profondità storica che nel tempo ha teso, quasi
in consciamente, a riprodurre le proprie lontane radici. Ciò va inteso
nel senso che, pur modificandosi e modernizzandosi in maniera
sostanziale, il Comune, oggi onorato del titolo di Città, si distende
da sempre in modo articolato e diffuso sul territorio: un territorio
posto sempre a cavallo tra terra ed acqua, fra piccole bassure e
piccole alture, fra borghi distanziati tra loro da campi, rive, fossi,
argini. Il tutto posto all'immediata periferia di Mantova e compreso
fra il Mincio ed il Po. Nonostante questa disposizione geografica, Curtatone ha conservato e vuole sempre più conservare una propria unità, una propria identità sociale, economica, culturale, che lo faccia essere non una semplice manifestazione geografica, ma, pur nella sua storica articolazione frazionale, un Comune inteso in senso proprio. Ciò è stato anche l'intento di questa nostra Amministrazione che in vari modi ha teso a creare centri di aggregazione e coagulo sociale in più sedi, in più borghi del nostro territorio. Questa prospettiva è già stata seguita sia sul piano culturale, sia sul piano pratico e viene indicata anche dal senso profondo di questo libro di grande importanza documentativa e di precisa rilevanza scientifica. Tale investimento culturale rientra in una programmazione complessiva che l'Amministrazione comunale ha perseguito in questi anni e che ha riguardato la valorizzazione del patrimonio artistico e territoriale, la salvaguardia e l'attualizzazione delle grandi tradizioni presenti sul nostro territorio (fiera delle Grazie, razionalizzazione dei centri storici dei borghi del Comune, ecc.), la stagione lirica e teatrale, la realizzazione di ricerche sociologiche con conseguente attivazione di politiche per i giovani, l'incremento e la riorganizzazione del sistema bibliotecario locale e dell'archivio storico comuna le, la rivendicazione della rilevanza e della crucialità del ruolo che il Comune di Curtatone, con il suo territorio, ha avuto nel Risorgimento nazionale. L'attenzione prestata al ricordo della battaglia di Curtatone e Montanara, la rete di connessione stabilita con l'Università di Bologna e gli altri atenei con fluenti nell'Associazione Battaglione Universitario "Curtatone e Montanara, la presente ricerca storico-sociale, il volume in fase di stampa dedicato esplicitamente alla suddetta battaglia (con la partecipazione di docenti delle Università di Bologna, Ferrara, Firenze, Milano e Padova) dimostrano l'impegno di questa Amministrazione per mantenere viva la memoria verso il futuro di avvenimenti che ancora oggi sono carichi di significato e di insegnamenti. Questa indagine storica prende le mosse dalle varie interpretazioni che hanno segnato nel corso degli anni il percorso della storiografia risorgimentale. Come si sa, queste interpretazioni vanno dal Risorgimento inteso come successo militare-politico, alla sua lettura in chiave europea, fino a giungere a posizioni dichiaratamente negativiste o anti-risorgimentali (il Risorgimento è stato tutto un fallimento). La nostra ricerca attraversa tutte queste chiavi interpretative, le commenta una ad una e riconduce la storia risorgimentale che si è concretizzata sul nostro territorio (essenzialmente la battaglia detta ed i Martiri di Belfiore) ad un Risorgimento fatto anche di idealità, valori, eroismi, volontà disinteressata (i giovani morti intorno all'ideale della loro gioventù, nonché i morti appesi al cappio della loro morte). Questa interpretazione, naturalmente, non si limita ad affermare di per se stessa il proprio valore, ma essa vuole indicare anche una strada verso il futuro. In una fase storica nella quale queste forti idealità, questi desideri di liberarsi dai gioghi, siano essi dell'Aquila Asburgica o di altro tipo, sono sufficientemente opachi o dispersi sotto una patina di malcelata indifferenza, il nostro richiamo, rivolto soprattutto alle giovani generazioni, vuole essere un messaggio pieno di senso civico e di sottolineatura di quella dimensione ideale e valoriale che sola permette ad una comunità di migliorare se stessa e di avere un futuro di speranza e di sviluppo sociale e collettivo. Ezio Gatti |
Da Montanara a Montanara Cesare Roda "Bruno" Dall' antifascismo alla Repubblica nell'Europa del Novecento di Carlo Longhini ISBN 88-7039-012-8 |
Nota dell'autore Ho inteso ricostruire la vita di Cesare Roda come un racconto che ricompone apporti di diverse provenienze. Autobiografie e biografie, documenti e testimonianze, richiami storici e ricordi, brani ed episodi, dispacci di polizia e di organismi del lo Stato. Il ricorso a questa polifonia di "voci" spiega l'uso frequente della citazione diretta, perché ho ritenuto che questa, oltre che offrire informazioni, restituisca con più verità la realtà di quegli anni o il "carattere" della fonte. Sono consapevole che le brevi ricostruzioni storiche generali possono appari re scontate perché date per conosciute. Ma non ho pensato di scrivere questa biografia solo per gli storici (io non sono uno storico), ma con la speranza che venga conosciuta da qualche altra persona, non so, forse qualche giovane...(è sperare troppo, in questa fase di allegre dimenticanze?). Una vita come quella di Roda, e di al tre migliaia di militanti che come lui hanno operato nell'Europa di "di ferro e di fuoco" della prima metà del Novecento, mossi da idealità forti e sicure, non è spiegabile senza i richiami storici generali che la giustificano. Le storie individuali di questi militanti si snodano sempre in stretta simbiosi con la grande Storia e quella dei loro partiti: al di fuori da questi contesti, queste vite militanti sembrano oggi prive di significato. Raccontare la vita di Roda nei suoi vari periodi è anche occasione per raccontare di altre persone che l'hanno incrociato e che con lui hanno avuto a che fare. Le testimonianze dirette e le brevi citazioni di altre biografie contribuiscono, oltre che a illuminare meglio il protagonista, alla costruzione di un affresco di uomini e don ne che danno il senso di un'epoca. Ciò vale anche per i luoghi. Roda ha operato in diversi luoghi e il suo passaggio è occasione necessaria per gettare uno sprazzo di luce sul "clima" politico e sociale di questi luoghi in quelle circostanze. Questi diversi approcci alle vicende di Roda, letti da diverse angolazioni, mi sono sembrati tutti necessari alla biografia di Roda, alla migliore comprensione dei suoi atti, delle scelte e dei comportamenti, parti integranti della sua biografia, quindi del testo del racconto. Di solito indico gli autori e le fonti direttamente nel testo, senza rinvii a piè di pagina, per rendere unitaria e più scorrevole la lettura. Altre notizie sulle fonti, soprattutto i documenti, possono essere ritrovate nella parte finale del volume. La testimonianza diretta di Cesare Roda, che interviene molto frequentemente. è riportata con testi che in genere sono soltanto posti tra «virgolette», senza citar ne ogni volta l'autore che si dà per conosciuto una volta per tutte. Devo però chiarire che la voce del protagonista non nasce da una sola fonte, ma è l'integrazione di fonti diverse: le interviste registrate concesse in tre distinte occasioni a Gianni Bosio e a Clara Longhini e che arrivano fino al '41 e una nota autobiografica dattiloscritta che arriva fino ai primi anni '30. Tutte le testimonianze orali, comprese quelle di Roda, sono state trascritte in modo rigoroso, e sono riportate in forma "scritta" mediante aggiustamenti e modi fiche formali atte a rendere leggibile un testo sulla pagina, senza ovviamente cambiare nulla del contenuto. Anche per la verifica dei testi originali si rinvia alla fine del volume. |
Dialét ad Cürtatùn di Fausto Salomoni |
Presentazioni Tutti noi sappiamo quanto siano importanti le radici di una comunità, i luoghi, le persone, le parole che hanno intessuto le relazioni e che hanno accompagnato i nostri antenati fino a noi. Se è vero che le parole costruiscono mondi, risulta evidente come esse vadano curate e preservate nel tempo. Fino a ieri, per il dialetto, questo è stato possibile grazie al suo quotidiano utilizzo da bambini, adulti e anziani, indistintamente. Ma ora, sappiamo, non è più così. Le nuove generazioni adulte, di cui anche chi scrive fa parte, sono quelle che comprendono facilmente il dialetto, ma raramente lo parlano. Ecco quindi l'urgenza di mettere nero su bianco la nostra lingua, con le sue regole, i suoi modi di dire; perché i nostri figli non rischino di perdere questa preziosa ricchezza, che ha contribuito fortemente, come ogni dialetto sa fare, a creare la nostra comunità cosi come la conosciamo. Quando Fausto Salomoni, punto di riferimento artistico e memoria storica di Curtatone, ci ha proposto questo progetto così importante, l'abbiamo subito accolto non solo con l'entusiasmo di vedere valorizzata una componente imprescindibile del nostro territorio, ma anche e soprattutto con la gratitudine verso un uomo, il suo lavoro e la sua necessità di raccogliere e consegnare l'eredità di tutte le generazioni che ci hanno preceduto. Auspichiamo che questo volume incontri molti lettori e che possa essere al più presto accolto nelle nostre scuole, affinché, accanto agli studi di storia, geografia e letteratura italiana e mondiale, sia dato valore anche alle radici della comunità di Curtatone. Si tratta di un patrimonio inestimabile che spetta ora a ciascuno di noi custodire e tramandare. Carlo Bottani |
ECOLOGIA DEI SEMPLICI di Giuliano Beccari e Anita Castellana |
PREMESSA Questo libro nasce dalla passione per la natura e dal desiderio pressante di preservarla dalla distruzione dissennata. Il sentimento nutrito si potrebbe racchiudere nel motto che fu già di don Lorenzo Milani: I Care.Il leit-motiv dell'opera, il pensiero ricorrente e sotteso a molte affermazioni è infatti la difesa dell'ambiente unita alla sollecitazione di correre ai ripari, in una corsa senza patemi - contro il tempo. Apologia dell'ecologia, degli ecologi e degli ecologisti, è il tam tam nella giungla dell'indifferentismo e del disimpegno ricorrente. Vuole essere un seme, una scintilla... La riscoperta e la rivalorizzazione dell'unicità del mondo naturale. Originatosi da una esperienza vissuta, talora faticosa mente e soffertamente, lo scritto si insinua nei meandri della realtà in riferimento al degrado ambientale e alla ricerca di possibili soluzioni che siano alla portata di tutti. Aggravandosi ogni giorno di più, la situazione mondiale acquista uno spessore sempre più drammatico: i rapporti del Worldwatch Institute ipotizzano sconfortanti prospettive. I continenti sono alla deriva, in senso metaforico e non. Si è voluto quindi offrire, accanto a una sintesi di dati obiettivi e inoppugnabili, una possibilità di intervento: è qui illustrato un modello di vita tutt'altro che improponibile in una vasta gamma di norme di condotta. E' una risposta non polemica ai segni inquietanti che l'ambiente lancia, agli interrogativi che variamente ci poniamo nonché alle contestazioni dei detrattori dell'ecologia che la vedono come un "ecologismo nevrotico". L'opera dimostra che salvare la terra non è né un lusso né un hobby ma una necessità indilazionabile. Nessuno è preso di mira, nessuno è messo sotto accusa; quello che potrebbe apparire "predica moralistica" è invece un giudizio di valore su questa congiuntura storica che andiamo vivendo. Inevitabilmente però vengono a galla, nell'evidenziare le incongruenze, le nostre incompiutezze, lo scollamento tra l'essere e il dover essere; per tale motivo lo scritto volutamente si fa provocazione nella consapevolezza che solo un'azione corale può essere efficiente ed efficace; è un invito a una correzione di rotta. Evitate scrupolosamente fanatiche esaltazioni - paternalismo - astratte visioni bucoliche -intransigenza assoluta, la rappresentazione del mondo profilata non è allarmista ma veritiera. Il prof. Zichichi ha dichiarato pubblicamente che in tutta la questione ambientale è probabile che abbiano ragione i pessimisti (allora sono realisti?!). Malgrado ciò, noi non rimaniamo impantanati nelle sabbie mobili dell'angoscia o della sfiducia del domani. Perché le generazioni future rivendicheranno, come diritto sacrosanto e inalienabile, l'azzurro di un cielo terso. E noi dovremo inevitabilmente tramandarlo. Gli Autori |
I colori della memoria Curtatone: ieri e oggi a cura di: Gabriella Annaloro, Annalisa balestreri, Costantino Cipolla, Ezio Gatti ISBN 978-88-568-2304-2 |
Presentazione Il Comune di Curtatone, dopo l'ultima delle varie aggregazioni di parti del suo territorio a favore di Mantova (1943), ha una superficie di kmq 67,47. I centri abitati e le località di Borgo Pradella, Belgioioso, Pompilio, Belfiore, Angeli, Castelnuovo, Dosso del Corso, Borgochiesanuova, unitamente alle aree del Cavalcavia, del Cimitero di Borgo Angeli, dell'Ospedale Civile "Carlo Poma", dell'ex Ospedale Psichiatrico e della Caserma di Dosso del Corso, ora sede del 4º Rgt. Art. Contraerea, face vano parte di Curtatone. Tutto il territorio comunale superava originariamente gli 80 kmq ed era legato alla città-fortezza di Mantova, una delle più importanti del Regno Lombardo-Veneto austriaco (Trattato di Vienna del 1815). I suoi confini andavano da Grazie (Ponte Reverso sull'Osone) al Ponte dei Mulini, comprendendo tutta la sponda destra del Lago Superiore, proseguendo con la cinta muraria esterna di Mantova fino nei pressi di Palazzo S. Sebastiano. Dall'Unità d'Italia fino alla conclusione della 2ª Guerra Mondiale (1945) e agli anni Cinquanta del secolo scorso la sua economia era prevalentemente agricola. I centri storici antichi erano Buscoldo e Grazie, che con le altre frazioni, (Curtatone, Levata, Montanara, Ponteventuno, S. Lorenzo e S. Silvestro), località, corti, formate da alcune case ed edifici rurali, poste agli incroci di strade importanti o su punti significativi del territorio con le chiese parrocchiali o padronali costituivano la comunità di Curtatone. Queste brevi note sono necessarie per poter inquadrare e capire i motivi per i quali alcune località sono rappresentate da un numero maggiore o minore di foto e cartoline del passato. Ed è quindi per una ragione fondamentale che si è voluto raccogliere in questa pubblicazione iconica, documenti, fotografie e notizie per conoscere Curtatone ieri ed oggi e affrontare con consapevolezza e sicurezza il futuro nel rispetto della memoria, dell'ambiente e dei nostri cittadini. Dedico e dono questo volume alla civile e forte popolazione della mia terra che ho avuto l'onore di servire per undici anni e che ringrazio per la fiducia, la stima, la disponibilità che mi ha sempre dimostrato. Montanara, 16 gennaio 2010 |
IL LOMBARDO-VENETO STORIA DEI CONFINI D'ITALIA di Alessio Anceschi ISBN 978-88-7707-560-4 |
INTRODUZIONE A mia figlia Chiara In occasione del 160° anniversario dell'unità d'Italia, questa serie di volumi di «geografia storica» è finalizzata ad approfondire la conoscenza di quell'Italia «minore», posta ai margini dei grandi centri urbani, indagando sulle tracce di storia che ancora oggi possono incontrarsi lungo gli antichi confini italiani. Questo libro e quelli che seguiranno parlano quindi anche, ma non solo, di antichi termini confinari, antiche dogane e strani toponimi, perché si tratta di tracce storiche che ancora oggi sono intorno a noi, semmai più nascoste e meno imponenti di altre alle quali siamo più abituati, ma che ci consentono di rivivere, come in un film, frammenti del nostro passato e assaporarne la grandezza. Non si tratta quindi di testi «per storici» né di testi «per escursionisti», bensì di testi per futuri storici e futuri escursionisti che hanno l'ambizione di condurre il lettore in un viaggio nel tempo e nello spazio, come la mappa di un tesoro che ci invita a partire per non andare molto lontano. Osservando gli atlanti e viaggiando per il mondo, mi hanno sempre entusiasmato i «confini». La tematica, a dire il vero, è sempre attuale e si presta a molteplici riflessioni politiche, filosofiche e sociologiche. Attraversare un confine rimane ancora oggi un'esperienza significativa. Pensare che il semplice superamento di una linea determini un cambiamento, anche quando tutto intorno resta uguale, è certo. una fonte di riflessione, qualunque ne sia l'esito. Questa considerazione può idealmente accompagnarci anche quando ci capita di attraversare uno di quei tanti antichi confini, oggi non più esistenti, presenti sul territorio italiano, un tempo diviso in una miriade di stati preunitari, consentendoci di compiere un'esperienza non soltanto nello spazio», bensì anche «nel tempo». In un mondo sempre più globalizzato può essere utile (o anche solo interessante) conoscere i nostri antichi confini e fermarsi a riflettere sui tanti significati che possiamo attribuirvi. Se ci facciamo caso, attraversare un confine, vecchio o nuovo che sia, può aiutarci a comprendere l'importanza dei limiti che abbiamo e di quelli che dobbiamo o dovremmo avere, e allo stesso tempo l'importanza di superarsi, nella consapevolezza che ci sia sempre qualcosa coltre che valga la pena di conoscere e di comprendere, nel rispetto di chi, precedendoci, ha lottato per difenderli e anche di chi, comunque, sta «dall'altra parte». Questa ricerca è il frutto di anni di escursioni lungo tutti gli antichi confini d' ltalia che, devo ammettere, sono entusiasmanti. Devo quindi un doveroso ringraziamento a tutti gli amici che mi hanno accompagnato nei miei viaggi alla scoperta di luoghi meravigliosi e anche a tutte quelle persone, anche sconosciute, che mi hanno supportato nelle mie ricerche sul campo. Sassuolo (MO), febbraio 2021 |
IL MITO DELLA SOCIALIZZAZIONE DELLA TERRA dalla Romagna di Forlì-Cesena a Mantova nel "biennio rosso" 1919-1920 di Egisto Pavirani ISBN 878-88-7495-460-3 |
INTRODUZIONE ...La progressiva riorganizzazione della società mantovana in senso capitalistico aveva accelerato nelle campagne il declino dell'antica proprietà assenteista e favorito una trasformazione degli ordinamenti produttivi in funzione del mercato, con rilevanti ricadute sulla composizione sociale della popolazione durante i primi decenni del Novecento. Da una parte rimaneva consolidato il fenomeno del lavoro salariato, fisso e specialmente avventizio; dall'altra si constatava l'ascesa di una piccola borghesia agraria costituita di contadini protesi a superare una millenaria condizione servile, per farsi imprenditori di sé medesimi, spesso indipendenti, talora proprietari delle terre che coltivavano. Nella contrapposizione tradizionale tra padronato agrario e proletariato rurale si inseriva dunque un altro protagonista forte, contraddittorio ad entrambi. Tanto per il bracciantato che per il contadiname autonomo si poneva, dominante, il problema dell'accesso alla terra: che si presentava talora in forme drammatiche, come condizione di sopravvivenza. La contigua persistenza di una ancor vasta proprietà di formazione nobiliare e più di recente borghese, dalla mentalità redditiera e speculativa, priva di reali interessi per le conduzioni agrarie, era sofferta dagli uni e dagli altri come un'ingiustizia sociale, una violenza contro natura ... IVANO CAMERLENGHI |
IL SERRAGLIO MANTOVANO Storia, difese militari ed idrauliche CARLO PARMIGIANI |
IL MITO DEL SERRAGLIO Il mito si basa sempre sull'idealizzazione, su una fama duratura e diffusa, su una reputa zione ed un prestigio universalmente rivelati ed acquisiti, ma a cui spesso non corrisponde une conoscenza concreta e diretta dei fatti. In poche parole il mito si costruisce con un giusto mixaggio di verità e leggenda, con l'opportuna amplificazione della realtà, esaltata e trasfigurata a fine di trarne un vantaggio.Tutto questo si attaglia perfettamente al nostro caso. Così come per Mantova si è andate costruendo e consolidando nel tempo il mito dell'invincibilità garantito dalla difesa dei laghi nello stesso modo il Serraglio ha incarnato nei secoli l'idea di un insuperabile ostacolo naturale e militare per tutti coloro che volessero assalire o anche solo avvicinare con intenzioni ostili la città virgiliana. E come oggi nel creare consenso e coltivare eroi sono fondamentali i mezzi di comunica zione, anche in passato giocavano un ruolo fondamentale i divulgatori di notizie: cronisti, storici, artisti, cartografi, diplomatici, viaggiatori, ospiti più o meno illustri. Tutte le notizie sul l'origine del Serraglio sono permeate di questo alone di epicità, in una inestricabile mescolanza fra verità e leggenda. E così di volta in volta si rievocano il Pitentino, Sordello, Ezzelino da Romano, le memorabili lotte coi potenti Visconti di Milano, le scorrerie dei Lanzi. E ancora de più si decantano le mirabilie idrauliche del Serraglio, le sue paludi, l'allagamento delle sue valli che potevano inghiottire come d'incanto gli eserciti invasori, il taglio degli argini per usare l'acqua come arma formidabile. Confesso di avere io stesso fantasticato di questo leggendo qualche brano di un vecchio libro di storia. Ora, col disincanto degli anni, vorrei cercare con questa ricerca di fare un po' più di chiarezza su un tema che certamente ancora avvince ed appassiona. E non è detto che un'indagine basata sulla certezza dei fatti storici ed ambientali porti di necessità a deludere le aspettative di una certa letteratura del passato. Anzi, al contrario! Personalmente sono rimasto stupito dalla complessità e dalla sofisticazione del sistema idraulico del Serraglio, e dalla meravigliosa integrazione fra questa stessa "architettura d'acque" e le strutture militari erette dall'uomo per rafforzare le difese naturali del territorio. Certamente si tratta di un esempio emblematico, di un modello che almeno per un paio di secoli andò effettivamente trascendendo i limiti di luogo e di spazio per porsi come schema di riferimento. Non a caso i Visconti capirono molto bene l'intrinseco pericolo che derivava al loro primato dal prestigio conferito ai Gonzaga dal possedere e rafforzare questa grande infrastruttura militare ed organizzarono ben quattro grandi spedizioni con il preciso e dichiarato scopo di distruggere la minaccia. Tuttavia ad ogni distruzione seguì una tenace ricostruzione, così che ancora oggi è possibile leggere con meravigliosa chiarezza l'evoluzione progressiva della tecnica militare. Già a partire dalla fine del Quattrocento però l'impostazione militare del Serraglio iniziò a mostrare segni di invecchiamento in rapporto alle modificate strategie belliche, e ad esso furo no destinate sempre meno risorse. E questo il periodo in cui si cercò di giocare più su una fama passata che su una effettiva capacità difensiva, e gli eventi finali della dinastia gonzaghesca lo dimostreranno ampiamente. In ogni caso, concludendo, il Serraglio Mantovano merita tutta la sua fama e la voglia di approfondirne una storia davvero avventurosa. |
LA CHIESA DI BUSCOLDO |
Agli amici Buscoldesi Nel 1992 la nostra chiesa parrocchiale compie 200 anni. Nel 1942, 50 anni fa, è stata restaurata e decorata. Per ricordare all'intera comunità queste ricorrenze, ho voluto fa re ricerche nell'archivio parrocchiale. Ho trovato molti documenti interessanti. Li pubblico integralmente; qualche volta sono preceduti o accompagnati da spiegazioni o note di collegamento, per una migliore comprensione. Credo così di fare cosa gradita ai Buscoldesi, che nella storia della propria chiesa vedono la storia del paese. È solo la storia di questo edificio: non c'è la pretesa di fare la storia della esistenza di una chiesa a Buscoldo, iniziando da quando i primi abitanti di queste valli - pescatori e boscaioli - hanno senti to il bisogno di costruire una piccola chiesa, dove ritrovarsi la domenica a pregare. Dalla lettura dei documenti conservati in archivio e che sono pubblicati in questo libro, ho goduto e mi sembrava di veder crescere, pietra su pietra, la nostra chiesa. Sono documenti «parlanti»: una piccola comunità di circa persone, nel 1760 vuole costruire una chiesa bella, addirittura «maestosa». Le case della quasi totalità dei buscoldesi sono povere, ma si mostrerà con orgoglio al forestiero la chiesa parrocchiale: la vera «casa comune» che anche i poveri possono godere. E la popolazione per la casa del Signore offrirà denaro, il legna me, ma, ciò che mi è rimasto più impresso, è la fatica (molti forse potevano offrire solo la propria fatica!) di trasportare «per carità» (= gratuitamente) le pietre della demolita Certosa di Angeli e la sabbia dalle cave. La povertà è grande: si raccomanda al capomastro di adoperare anche «i rottami di pietra». Attorno a quella fabbrica, che lentamente si innalza verso il cielo, una comunità si sente «pietre vive»! La fabbrica cresce, si ferma; i lavori riprendono e finalmente si inaugura quel maestoso complesso cresciuto con il sudore, il denaro e l'amore di tutti. Al suono delle trombe e delle campane si inaugura la prima parte della chiesa (coro e presbiterio): la festa ricompenserà per la fatica fatta nell'erigere quel maestoso complesso... Ci sarà, però, da parte di qualcuno anche l'occasione di litigare, perché il proprio banco in chiesa non è stato posto sufficientemente in vista... Più in vista e comodo. invece, è stato posto il confessionale del sig. Curato... per dare la possibilità a tutti di un frequente incontro con il Signore che perdona perché Padre. Come in una famiglia, se non si ricorre spesso al perdono, non si può fare comunità... I nostri antenati, mi chiedo, erano tanto diversi da noi... santi e peccatori? Ho trovato i nomi degli stessi Sacerdoti che hanno costruito Santuario della Madonnina (don Vincenzo Tirelli e don Giuseppe Tirelli), o l'hanno restaurato (don Luigi Placchi). Vedo nei Parroci rappresentata l'intera comunità cristiana. Prendo atto di chi con tanto zelo ha costruito, di chi ha restaura to e di noi che abbiamo curato la conservazione e l'abbellimento, prima del Santuario della Madonnina e recentemente della chiesa parrocchiale, della quale abbiamo ritinteggiato l'interno, rifatto l'impianto di illuminazione e restaurata la pala, raffigurante l'Evangelista S. Marco. E se il GRAZIE è doveroso verso chi ha costruito e restaurato la chiesa, è da dire anche a tutti voi che avete contribuito a conserva re e abbellire la chiesa che è, giustamente, orgoglio della nostra comunità. Ricordo che la chiesa è tanto più bella, quanto più è frequentata e che «si va in chiesa per amare Dio e di là si esce per amare il prossimo». Auguro che tutti noi «camminiamo nella carità».... se questo non avviene, a che serve una bella chiesa? Don Giulio Ferri |
La Rocca di Montanara Fortilizio gonzaghesco del Serraglio Mantovano e luogo dell'ultima resistenza nella battaglia di Curtatone e Montanara, secoli di storia sul territorio di Curtatone di Silvana Luppi |
La Rocca dell'Osone o Torre del Cantone Rocchetta di Montanara o come
oggi si dice in loco, semplicemente la Rocca, & una struttura
architettonica realizzata per turi gradi, soggetta a rielaborazioni,
abbattimenti, ampliamenti che si sono succeduti nel corso di molti
secoli nata come fortificazione medievale bonaccolsiana a difesa del
Serraglio mantovano, è diventata un importante opera difensiva
gonzaghesca per perdere poi di rilevanza strategica nel Cinquecento e
ospitare un'attività molitoria; di nuovo quindi fu buse logistica
militare nei duri scontri tra eserciti europei che nel corso del
Seicento e Settecento dilaniarono la nostra terra per approdare ad es
sere luogo di scontro nel corso della memorabile battaglia di
Curtatone e Montanara, combattuta il 29 maggio 1848 tra un manipolo di
eroici volontari tosco-napoletani e il potente esercito austriaco. La
Rocca ha infine trovato quiete nella seconda metà dell'Ottocento
quando ha rivestito il ruolo di semplice residenza colonica,
mantenendo tuttavia l'alto onore di essere memoria storica di un
paese, Montanara, che alla Rocca dell'Osone deve la sua origine di
borgo in quel di Curtatone. Il presente saggio intende ripercorrerne la storia, dalle origini ad oggi, attraverso la disamina di documentazione bibliografica, archivistica, fotografica, figurativa e attraverso la testimonianza dei proprietari (famiglia Pecchini) e di chi vi ha abitato per diversi anni (Cesarino Spezia e famiglia Stagnetti). |
LE GIORNATE ROSSE 1919 A Mantova Storia di una sollevazione popolare e storie di rivoluzionari senza rivoluzione di Carlo Longhini ISBN 978-88-7495-336-3 |
Prologo Il movimento socialista mantovano è sorto nell'ultimo decennio dell'800 ed è prosperato con la nascita e la diffusione delle leghe contadine e delle cooperative. Con il metodo della lotta di classe e della resistenza, decine di migliaia di braccianti delle campagne hanno cominciato ad alzare la testa e a conquistare miglioramenti salariali, di lavoro e di vita, con l'obbiettivo finale di trasformare la società individualista e ingiusta del capitale nella società collettivista ed egualitaria del lavoro. Questo movimento cresciuto impetuosamente ha modificato il modo di essere e di pensare nel mondo rurale, sollevandolo dalla subordinazione materiale e culturale verso i padroni e i potenti. Il Partito socialista mantovano, in rappresentanza delle masse lavoratrici, conquista così, primo in Italia, il governo dell'Amministrazione provinciale, oltre a molte amministrazioni comunali. È stata una crescita contrastata dai governi liberticidi di fine secolo, ma che all'aprirsi del '900 è favorita dalla legittimazione del conflitto sociale dopo le aperture democratiche di Giolitti, più sensibile alle istanze e alle libertà sociali, nonostante che i lavoratori continuino a cadere in Italia sotto il piombo della truppa nel corso di lotte e scioperi.Nel Mantovano il clima sociale è stato sempre pacifico, sotto la guida di un socialismo più attento alla forza di organizzazioni compatte che a scorciatoie movimentiste, sebbene anche qui all'interno del partito si siano scontrate diverse concezioni, diversi metodi, come si diceva, per giungere alla mèta socialista, vale a dire diverse politiche da praticare nel quotidiano. E poi non sono mancate lotte sociali e scioperi anche aspri contro un padronato restio a riconoscere i diritti della nuova classe emergente. |
LE GRAZIE DEL SERRAGLIO Curtatone fra arte e cultura a cura di Costantino Cipolla e Ezio Gatti |
Presentazione La nostra città ha investito in questi anni in maniera molto significativa nell'ambito della cultura e, soprattutto, della cultura storica e di quella sociale. Il nostro territorio, per ragioni ben note, si presta alla rievocazione di alcuni momenti cruciali della storia nazionale, in particolare su di esso hanno insistito avvenimenti ed accadimenti che sono diventati emblematici nel contesto del pe riodo risorgimentale: valga per tutti l'olocausto dei martiri di Belfiore e la loro impiccagione avvenuta in un luogo, la bassura di Belfiore, che era all'epoca, cioè alla metà dell'Ottocento, all'interno dei nostri confini comunali.Accanto a ciò va anche ricordato il sacrificio dei giovani volontari, in gran parte toscani ma anche napoletani, molti del resto delle regioni meridionali d'Italia, che con la battaglia di Curtatone e Montanara si opposero al potente esercito austriaco, sacrificando le loro intelligenze, la loro cultura, la loro istruzione, la loro idealità contro un nemico che all'epoca era usurpatore e tiranno. Questo libro si inserisce nel filone di ciò che abbiamo già prodotto (ricordiamo C. Cipolla (a cura di), Curtatone. Idealità e volontà nel Risorgimento, Franco Angeli, Milano 2004 e C. Cipolla, F. Tarozzi (a cura di), Tanto infausta si, ma pur tanto gloriosa. La battaglia di Curtatone e Montanara, Franco Angeli, Milano 2004), ma vuole essere più attento alle dinamiche del vivere quotidiano, vuole essere più leggero, aspira ad un approccio più immediato e divulgativo, cerca di rivolgersi alla popolazione in generale in modo che siano valorizzate, come dice bene il titolo, le nostre Grazie, intese qui in termini ambivalenti: Santuario della Madonna delle Grazie, ma più in generale delle grazie che caratterizzano la nostra città e il territorio su cui essa insiste. Non a caso il libro ha una componente iconica molto rilevante, descrive degli itinerari, cerca di valorizzare prodotti tipici, incrocia la storia con l'attualità, valorizza componenti ambientali che, soprattutto per alcune caratteristiche come quelle connesse al lago e al parco del Mincio, sono uniche nel contesto della pianura padana. Il nostro interesse per queste problematiche, abbiamo già avuto modo di sottolineare, è partito da lontano, ha investito su direzioni elevate, ha toccato i giovani nella loro specificità con una ricerca apposita (F. Baraldi, Concrete vicinanze, Franco Angeli, Milano 2002) e ora vuole proporsi in termini più accessibili ed immediati per uno sviluppo culturale, sociale ed ambientale in cui la consapevolezza di tutti possa portare il proprio contributo. Per questo, abbiamo deciso di fare un ultimo sforzo durante questa nostra amministrazione, in modo da poter valorizzare in termini generali tutto ciò che sul piano stori co-contestuale e storico-ambientale-artistico il nostro comune è in grado di proporre alla sua popolazione e ai tanti turisti che ogni anno lo visitano, e ci auguriamo cresceranno nel tempo per un interscambio culturale e pratico fra tutti i popoli, anche di religione diversa, sempre più fecondo. Ezio Gatti Cesare Rubini |
MONTANARA di Curtatone cil territorio, le antiche corti rurali e la Chiesa dell' Immacolata Concezione di Silvana Luppi |
La storia ufficiale di Montanara è stata scritta il 29 maggio 1848,
giorno della battaglia dei Volontari Toscani e Napoletani contro le
truppe austriache, nell'ambito della prima sfortunata Guerra di
Indipendenza; quel giorno "infausto si, eppur glorioso", il borgo di
Montanara insieme a Curtatone è entrato nella storiografia del
Risorgimento nazionale. Ma, ovviamente, la storia di un paese non può esaurirsi in un momento, se pur eroico, di resistenza ad un nemico molto più forte sul piano militare, considerando poi che quella resistenza fu nel complesso più straniera che locale, poiché la popolazione residente non ebbe a parteciparvi attivamente salvo pochi casi singoli. In questo saggio si è quindi volutamente escluso di trattare in modo specifico i fatti concernenti la battaglia, considerata anche la quantità e la qualità della vasta bibliografia esistente, cui si rinvia. Questo libro vuole piuttosto semplice- mente raccontare la storia di un borgo tra i mille, che nei secoli hanno popolato l'Italia; un borgo di origine militare, per la presenza di ben tre rocchette inserite nella più ampia fortificazione del Serraglio mantovano, un paese stretto intorno alla sua antica chiesa parrocchiale, orgoglioso di una sede municipale attualmente sita nella prestigiosa Corte Spagnola e di un edificio nobiliare, Palazzo Zanetti Cavalcabò, segnato dal tempo ma vivo nel cuore degli abitanti, soprattutto sino a quando ha ospitato l'atelier del pittore Sandro Negri, purtroppo mancato nel 2012. Montanara oggi sta perdendo la sua identità antropica e urbanistica a causa di un inarrestabile processo di urbanizzazione, che negli ultimi anni ha praticamente congiunto l'antico borgo a Villaggio Eremo e a San Silvestro, costituendo un segmento dell'ampia cintura periferica che delinea la cosiddetta Gran de Mantova; questo studio vorrebbe contribuire a ristabilire l'identità storico culturale del borgo attraverso il recupero delle sue origini e lo sviluppo della sua storia, allo scopo di preservare la memoria di un territorio e di un paesaggio che diventa sempre meno riconoscibile nelle sue peculiarità, mescolando attività commerciali, artigianali e forme di insediamento abitativo che nulla più hanno a che vedere con l'armonia compositiva dell'antica architettura rurale, dove il principio dell'ordine, della regolarità, della durevolezza e della qualità dei materiali erano diretta eredità dei canoni estetici rinascimentali. Conoscere come si è organizzato nei secoli il territorio su cui si vive rafforza la nostra identità locale e ci permette di distinguere, nel paesaggio disomogeneo di oggi, ciò che è funzionale al vivere contemporaneo e ciò che è elemento memoriale. La conoscenza storica rende consapevole il nostro rapporto con un ambiente che vive e muta di continuo, ma che si porta dentro l'imprinting di gesti compiuti con tenacia attraverso i secoli, gesti eseguiti da uomini che extirpaverunt et roncaverunt et reduce runt ad terram laboratoriam un luogo caotico e disordinato, in balia della natura e delle forza distruttiva di acque non addomesticate. Conoscere le antiche corti per nome, come ebbi modo di sottolineare anche per le chiesette campestri sparse nelle nostre campagne, ridà a queste residenze la dignità storico-culturale di un passato che è anche il nostro e, soprattutto, in noi sviluppa la consapevolezza di far parte di una storia dalla quale in fondo noi tutti veniamo: quelle cascine, quelle aie polverose, quel correre lungo cavedagne sconnesse e quel saltare fossi in afose giornate estive sono il nostro retaggio e come tale un patrimonio da salvaguardare. Senza inutili nostalgie o sentimentalismi, come spesso ribadisce l'architetto e storico Carlo Parmigiani, dobbiamo però avere coscienza che conservare le testimonianze storiche delle nostre campagne significa garantire continuità alla civiltà del nostro passato. L'approccio metodologico di questa ricerca varia in rapporto al periodo esamina to, per cui il periodo storico più lontano è ipotizzato su criteri di verosimiglianza mentre la configurazione del borgo nel Cinquecento-Seicento è proposta attraverso l'esame di mappe storiche; ho esaminato il Settecento soprattutto attraverso la storia della famiglia dei marchesi Zanetti, nobili che hanno lasciato segni tangibili in loco, ho quindi delineato l' Ottocento attraverso l'analisi del territorio suddiviso nelle sei contrade (colonnelli) allora costituenti la Parrocchia di Montanara, disseminate di corti rurali che ancora oggi possiamo ammirare nelle nostre campagne, benché purtroppo al cune di esse siano in stato di degrado; infine, ho presentato il Novecento tramite documentazione storiografica archivistica di fonte municipale. Ci si è soffermati sovente sull'aspetto architettonico delle nostre dimore agricole, perché il documento materiale, come la studiosa Daniela Zumiani chiama l'architettura storica, rende ben visibile e percepibile il modo in cui l'uomo si è confrontato con la natura, come ha sviluppato la propria economia e come ha vissuto i rapporti sociali. Ho cercato inoltre di ricostruire la storia della Chiesa Parrocchiale per questo e stato possibile dedurre dai documenti disponibili e si è data descrizione dell'arredo artistico-pittorico dell'interno. La documentazione della ricerca, oltre che dalla bibliografia edita, è stata re perita presso l'Archivio di Stato e l'Archivio Storico Diocesano di Mantova la Biblioteca Teresiano, l'Accademia Nazionale Virgiliana di Mantova, Archivio Parrocchiale di Montanara e l'Archivio Storico Comunale di Curtatone la documentazione fotografica d'epoca è stata gentilmente messa a disposizione da Cesare Spezia, che sinceramente ringrazio anche per gli innumerevoli preziosi suggerimenti. s.l. |
Parlando della Resistenza a Buscoldo (1943 - 1945) di Gabriele Bassani |
PRESENTAZIONE Questo volume, prima di essere arrivato alla stampa, è stato oggetto di ampia lettura fra amici in incontri conviviali; deve essere stato in queste occasioni che è affiorato in evidenza il valore intrinseco del lavoro di Gabriele Bassani, per la ricchezza di dati, per il carattere piano ed antiretorico della narrazione, per la spontanea corrente di simpatia verso i protagonisti, senza esclusioni preconcette. Fortunatamente è infatti assente nel testo il tono cupo, eroico, "epico" che si trova spesso in opere del genere. Forse è la stessa modesta e circoscritta localizzazione delle azioni resistenziali che ha permesso di rimanere con i piedi per terra.Dalle circostanze accennate sopra è nata anche l'idea del titolo: "Parlando della Resistenza a Buscoldo"; con ciò 1'Autore non pretende quindi di occupare un posto di prima fila nella pur vasta letteratura resistenziale, ma di segui re in modo familiare, sereno ed affettuoso la vicenda di amici, compagni, immigrati, avversari in un piccolo centro frazionale della pianura padana, a 13 km. dalla città di Mantova. Questo volume esce a cura dell'Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione di Mantova e figura nella collana delle ricerche storiche dell'Istituto, anche se si tratta di un'opera sui generis, frutto di una silloge di documenti di varia natura, di interviste e di racconti raccolti dalla viva voce. Gabriele Bassani con la sua fatica ha reso un buon servizio alla comunità nella quale vive e noi, con lo stesso spirito, abbiamo aiutato questo suo sforzo favorendo la stampa del suo lavoro. Siamo grati allo storico Luigi Cavazzoli per le pagine che ha premesso allo scritto di Bassani, che serviranno specialmente ai lettori più giovani, per i riferimenti puntuali sulle vicende del secondo conflitto mondiale. L'opera esce con il contributo finanziario (oltreché del l'Istituto) dell'Amministrazione Provinciale e del Comune di Curtatone; l'Assessorato alla Cultura di Curtatone e la Biblioteca-Archivio provinciale per la storia contemporanea del Mantovano hanno promosso e seguito la realizzazione del l'opera. Mantova e Curtatone, giugno 1986. R. SALVADORI Presidente Ist. storia
Movimento Liberazione |
Questione sociale ed emigrazione nel Mantovano 1873 - 1896 di Marco Gandini |
Nel 2000, nel corso di un complesso trapasso di millennio, la
Provincia di Mantova, sostenendo il lavoro di Marco Gandini, continua
nella promozione di eventi che valorizzano la storia del proprio
territorio. Noi, da anni, crediamo nella ricerca storica, collaborando con diversi soggetti ed associazioni, contribuendo all'arricchimento del dibattito anche con una produzione editoriale ormai più che ventennale. Siamo, infatti, consapevoli che fare cultura non può prescindere dal fornire strumenti di crescita per la coscienza civile. Sappiamo bene che la cultura è il respiro vitale di una società: chi investe in cultura, come noi, investe verso una prospettiva presente e futura che sia davvero qualificante per la comunità di appartenenza e, di conseguenza, contribuisce alla crescita di un patrimonio di valori che dà spessore all'intelligenza e alla sensibilità del singolo: valori di appartenenza, di impegno, di tolleranza, di comprensione, di riflessione... di saper essere. Spesso, di fronte ad un'opera editoriale, come in tal caso, ci si chiede come questa si giustifichi, a quali bisogni risponda e, ancora, come la stessa possa fungere da stimolo per l'avvio di altre ricerche ancora. Non c'è dubbio che ripubblicare a distanza di sedici anni lo stesso volume rende queste preoccupazioni superflue. Il volume si ristampa per ché è assodato che la sua circolazione è stata avallata da eventi che lo hanno reso un fatto culturale di rilievo. Questione sociale ed emigrazione nel Mantovano è, dunque, un libro capace di attualizzare un importante periodo storico e quindi di evidenzia re questioni legate alle nostre radici culturali ed economiche; lo è, ancora, perché correlato ad una nuova edizione che significa maggiore diffusione dell'opera stessa e quindi una crescita sempre più partecipata della cultura e della storia del territorio e, nel nostro caso, della mantovanità intesa come recupero di dati che informano per un futuro più cosciente e consapevole. Mettere in luce, infatti, una peculiarità, un particolare fenomeno della nostra collettività equivale a darne una maggiore connotazione, a dichiararne, in senso forte, il travaglio esistenziale, arricchendo così, con il confronto delle diversità e delle specificità, l'intero Paese. Ci è, infine, gradito ringraziare, quanti hanno contribuito e si sono prodigati alla sua realizzazione. MARZIO UBERTI |
...splende il sol dell'avvenir cGiuseppe Bertani Contadini e socialisti a Curtatone e nel Mantovano Dalle Leghe al Fascismo 1895-1922 di Carlo Longhini |
Parecchi anni fa mi ero appassionato nello studio di Bertani; la
ragione va ricercata nel fatto che questo dirigente sindacale mi
apriva una porta per una migliore conoscenza del mondo del
proletariato dei campi nei decenni della fine del secolo e dell'inizio
di quello nuovo [...] Con la relativa diffusione della istruzione
elementare obbligatoria, con la nascita di giornali e settimanali
locali e principalmente con la fondazione di associazioni ed
istituzioni dei lavoratori, qualcheduno di questi [proletari] comincia
a diventare attivo nella vita pubblica, ad inviare al foglio
socialista o democratico un breve articolo o il resoconto di una
assemblea [...]. Giuseppe Bertani va collocato nella schiera di queste figure nuove. [Non] si può fare storia di ciò che è solo individuale; la storia si esercita solo su ciò che è collettivo. Del resto lo stesso Bertani istintivamente si identificava senza residui con la trama organizzativa della quale era quasi sempre il centro motore [...]. Bertani fu, per tutta la sua vita politica, un socialista riformista; non volle mai essere un "rivoluzionario", perché ai suoi tempi ciò voleva dire condividere le posizioni politiche di Enrico Ferri; riformismo per Bertani voleva dire lavorare continuamente per costruire dal basso una civiltà nuova; per Ferri, "rivoluzione voleva dire dare precedenza nell'azione politica alla propaganda orale, alla predicazione, sottovalutando proprio il lavoro di coloro che si collocavano nella posizione di Bertani. [...] intorno alla sua figura aleggia una certa aria di modernità che unita alla tragica conclusione della sua vita, ce la restituiscono maggiormente in profondità. Infatti ovunque dura ancora un'intensa vita comunitaria è giusto che il suo nome venga riproposto all'attenzione [...]. Può servire ancora da simbolo per una lotta contro le disgregazioni e dispersioni della nostra epoca, certamente superiori a quelle contro le quali egli ha dovuto combattere. Rinaldo Salvadori |
TANTO INFAUSTA SI' MA PUR TANTO GLORIOSA La battaglia di Curtatone e Montanara a cura di Costantino Cipolla e Fiorenza Tarozzi |
L'Associazione Battaglione Curtatone e Montanara che ho l'onore di
presiedere, fondata il 26 maggio 1995 su iniziativa delle Università
di Bologna, Ferrara, Pisa, Pavia e Siena, cui successivamente si sono
unite le Università di Modena e Padova, è nata con l'intento di
valorizzare, da un lato, il ricordo storico del contributo incredibile
fornito da grandi scienziati e dai loro "scolari" durante battaglia di
Curtatone e Montanara; dall'altro, di sostenere un concetto di patria
alto, austero, condivisibile, senza che questo tracimi in una forma di
nazionalismo non può presentare, oggi, nessun significato e nessun
valore. In questa prospettiva, le iniziative che l'Associazione Battaglione Curtatone e Montanara ha realizzato hanno sempre cercato di diffondere le componenti più sopra citate. In particolare, essa si è occupata di ricostruire percorsi storici significavi, tra cui il volume curato da L. Pepe, Universitari Italiani nel Risorgimento, anche se essa non si era impegnata e coinvolta finora nello studio della battaglia di cui porta il nome. Lo scopo di questo libro è stato, pertanto, proprio quello di approfondire, attraverso studiosi di varie Università italiane che hanno accolto il nostro invito, il significato tecnico, storico e sociale di quel memorabile evento. Come si potrà vedere nel testo, si tratta di una battaglia che è stata caratterizzata da molteplici dimensioni, tra cui però spicca, e resterà nella storia, il fatto che è stata sostanzialmente condotta da un piccolissimo esercito tosco-napoletano, di cinque volte inferiore a quello asburgico, messo cioè di fronte ad una formidabile macchina da guerra come quella rappresentata dall'esercito austriaco, dove i Tosco-napoletani erano, al contrario, composti per poco meno del 50% da civici e da volontari. Mischiati a questi combattenti volontari, per la prima volta nella storia, stava una sorta di élite politico-sociale-culturale, costituita da alcuni grandi scienziati (Mossotti, Corticelli, Pilla, ecc.) e da molti loro "scolari". Alcuni di questi scienziati perirono durante la medesima battaglia e con loro anche molti studenti. Questo evento, senza precedenti e che non avrà successivamente configurazioni analoghe nel corso degli anni, è qui tracciato attraverso il contributo di sei docenti provenienti dalle Università di Bologna, Ferrara, Firenze, Padova e Trieste. La battaglia è affrontata in modo rigoroso ed analitico, secondo più prospettive, ed è anche comparata ad un'altra battaglia per alcuni aspetti ad essa assimilabile. Credo che il forte significato ideale e progettuale che emerge dalla presente retrospettiva storica possa essere sotto gli occhi di tutti e ben sottolinei il valore di un'Associazione che trova in questa prospettiva di impegno civile e sociale, di investimento verso la solidarietà, di un'idealità proiettata verso la società civile, il senso più autentico della sua stessa esistenza. Sento, infine, di dover ringraziare il Comune di Curtatone che ha collaborato con noi, anche sotto forma di contributo economico, alla realizzazione di questa indagine e tutti i docenti che insieme hanno contribuito all'ottima riuscita dell'opera. Pier Ugo Calzolari |
Una antichissima pieve medievale ritrovata presso la Corte Possioncella di Buscoldo di Silvana Luppi e Fabrizio Gatti |
Il presente studio,
frutto di una ricerca sul campo dell'architetto Fabrizio Gatti e di uno
studio bibliografico e archivistico di Silvana Luppi, vuole contribuire
a far luce su di una pieve medievale citata in un Diploma imperiale del
1037, detta Plebs de Octavo e attenzionata in passato da studiosi del
territorio mantovano quali il professor Ercolano Marani e don Giuseppe
Rubini. Il fatto che la pieve in questione nel documento sia indicata solo in base alla distanza miliare dalla città di Mantova anziché con il titolo di una dedicazione a un santo o con un riferimento preciso al luogo in cui sorgeva, ha dato adito nel tempo a varie ipotesi interpretative circa la sua collocazione geografica. Questo studio avanza la tesi che l'antica plebs de Octavo citata nel Diploma imperiale fosse ubicata presso l'attuale Corte Possioncella nella località Assile di Buscoldo (Curtatone) e sostiene l'ipotesi con argomentazioni di tipo geografico-territoriale, storico-culturali, religiose e architettoniche, sperando in questo modo di concorrere a mettere in luce un frammento della nostra antica storia e rafforzare il senso della nostra identità antropologica e culturale. |
Buscoldo nella STORIA qui di seguito alcuni i riferitimenti al nostro paese che ho trovato nella storia scritta da varie fonti su Internet |
Lavori socialmente utili anche nel 1500, da "i Comuni e le Parrocchie di Mantova" del 1893, sotto ancora riferimenti al nostro paese nello stesso libro |
Numerosi i riferimenti a Mantegna e alla sua Villa di Buscoldo, anche luogo di confino per il figlio ribelle non benvisto in citta, i LINK ai vari libri su GOOGLE direttamente sulle immagini |
Ancora notizie sul Mantegna a Buscoldo dal libro: "Archivio storico lombardo" del 1874 |
la Lombardia dal TCI italiano del 1904, al tempo il "navigatore" era seduto a lato con questo libro in mano! |
Tutto nero su bianco, alla giustizia nulla sfuggiva, da GIORNALE ITALIANO Milano martedì 3 Gennaio 1810 |
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