STORIA MINORE
personaggi e cronaca popolare del 1900

AMARCORD
Sante Mazzocchi: Santèl


Per ricordare e descrivere alcuni personaggi caratteristici della Buscoldo vecchiotta, bisogna tornare, solo con l'ausilio della memoria, agli anni quaranta e cinquanta. Erano i tempi in cui ancora non esistevano la televisione, i cellulari, internet e altre diavolerie moderne, la vita scorreva più lentamente, al ritmo delle stagioni senza la frenesia e lo stres della modernità.
Per quei tempi, erano personaggi veramente singolari, eccentrici e stravaganti, ribelli alla monotonia, o come si direbbe adesso anticonformisti, dalla filosofia semplice e garbata. Nei momenti più felici, dopo una partita a carte ed un'allegra bevuta, erano soliti esibirsi attorno ad un tavolo di osteria, dove subito si formava un cerchio di ascoltatori, poichè il loro era un vero e proprio spettacolo, cantavano e raccontavano in chiave comica le loro storie di vita, usando un linguaggio colorito, fatto di frasi sintetiche ma piene di arguzia e anche di saggezza tutta contadina, e davanti a questo improvvisato palcoscenico era per tutti i presenti un divertimento garantito e del tutto gratuito.
Cominciamo da: Mazzocchi Sante "Santel" per gli amici, che fu durante la vita attiva, valente costruttore artigiano di biciclette, negli ultimi anni, ceduta l'attività ai figli, si dedicò a piccole intermediazioni di cereali minori, quali: sorgo, orzo, fagioli ecc ecc, viaggiando da una corte all'altra a bordo della sua fida bicicletta di "Marca". Così, peregrinando attraverso una vasta zona della campagna comprendente anche i paesi vicini, non disdegnava qualora invitato, di far visita alla cantina della corte degustando il prodotto che gli veniva offerto nel caratteristico "Cupèl" (tipica ciotola di legno posta accanto alla botte per essere sempre pronta alla bisogna) in uso in quei tempi, diventando così a sua insaputa un esperto "Sommelier" della locale produzione di lambrusco.
Al mattino, prima di iniziare il suo giro quotidiano, soleva dichiarare scherzosamente: "non mi metto in cammino se la mia bocca non sa di vino". A chi lo incontrava di primo mattino e gli chiedeva: in du a vèt Santèl a piantà li tëndi..? (dove vai di bèllo oggi..?) Serafico rispondeva prontamente: tûti i sa .. e nisün sa. (non si sa). E se l'interlocutore ribatteva ironicamente: però quèl i sa. (qualcosa si sa) era prontissimo rispondere con bonario sarcasmo: che të 't sè 'n asan. (che tu sei un asino). I primi passi del mattino, conducendo la bicicletta a mano, lo portavano alla prima bottega di alimentari, dove acquistava qualche etto di salame e il pane fresco, si fermava poi alla prima osteria e subito ordinava il classico "an mès litar ad bianch" (mezzo litro di vino bianco).
Si racconta che durante una campagna elettorale, mentre era seduto davanti all'osteria e stava facendo la solita colazione, sul muro di fronte, spiccava un coloratissimo manifesto elettorale, dove ben in risalto si leggeva la frase "Pane e lavoro" e lui ridendo commentò "pan e cicin vè" (pane e cicin, dove cicin sta per companatico). Con fare bonario ed allegro, dichiarava che si era dato alla intermediazione poichè a parlare si sudava meno che a lavorare, così quando qualcuno scherzando gli chiedeva "Santèl .. vöt cumprà 'n lughin..? (vuoi comprare un loghino..?). Sempre scherzando gli rispondeva secco "a gh è da lavural .. sumaru" (bisogna poi lavorarlo .. somaro).
Molto si potrebbe ancora dire di questo personaggio bonario ed arguto, i cui modi di dire, e molte sue espressioni, vengono ancora oggi usate da chi parla il dialetto.

Già pubblicato sulla “Voce dell’Oratorio“ a firma G-R-L


archivio Pizzamiglio

AMARCORD
Fioravante Bortolotti: l’umaciu


Continuiamo con l'amarcord di personaggi caratteristici della nostra comunità. I meno giovani ricorderanno senz'altro "L'umaciu al scarpulin" (Bortolotti Fioravante), di professione calzolaio. Ligio alla sua professione, taciturno, lavorava alacremente nei giorni comandati, ma al lunedì, allora giorno di riposo dei calzolai, diventava gradualmente "allegro" e filosofo, con un linguaggio arguto e colorito e con espressioni strettamente legate ai ricordi e alle esperienze della sua vita, raccontava episodi e momenti vissuti durante la guerra 15/18.
Puntuale, nei tardi pomeriggi del lunedì, dopo aver peregrinato per le osterie del paese e quindi perfettamente in “forma”, si esibiva in monologhi allegri e divertenti, e raccontava di essere stato "Capitano della Re Qu Il" ! (Pensiamo sia stata una squadra di militari addetti alla costruzione delle trincee o del genio ferrovieri), nell'accennare questo, soleva alzarsi buffamente in punta di piedi e contemporaneamente con l'ndice della mano, liberato improvvisamente dalla tenuta del pollice, picchiava la parte anteriore della tesa del berretto il quale si sollevava leggermente dalla fronte.
Si racconta che nel 1942 sul piazzale della chiesa gremito da una folla forzatamente plaudente durante una adunata obbligatoria del regime, mentre il Federale di Mantova comiziando nello stile dell'epoca, dal palco chiedeva a gran voce ai presenti: " Sapete chi vincerà la guerra?" Serafica la voce dell'umaciu dal fondo rispose: "më siur" (io signore).
Sgomento del Gerarca tra l'ilarità della gente e il frenetico andariviene degli addetti al servizio d'ordine per cercare il colpevole della improvvisa e incauta risposta, il Federale stupito e irritato gridò a gran voce: "Chi è stato ? Venga fuori se ha il coraggio".
E l'umaciu confuso tra la folla, impassibile rispose: "më siur, Bortolotti Fioravante detto l'umaciu, scarpulin cun gnanch an tòch at söla" ( io signore, Bortolotti Fioravante calzolaio senza un pezzo di cuoio).
Attimi di sconcerto misto a paura di tutti i presenti per il sarcastico coraggio dimostrato dall'umaciu. Tutto però finì bene, addirittura il Federale lo chiamò a sè e capita l'indole bonaria del personaggio, gli promise e poi mantènne, la fornitura gratuita di un rotolo di cuoio.
Bortolotti Fioravante era un appassionato del melodramma, e comicamente accennava con voce baritonale le più celebri arie di opere, la preferita delle quali era: "Un dì nell'azzurro spazio" dall'Andrea Chenier. Pronto ad ammettere che in casa sua comandava la Francia (popolare modo di dire quando in casa comanda la moglie), la chiamava scherzosamente con l'appellativo di "Agraria", alludendo forse ai modi bruschi con cui lo rimproverava quando tornava a casa in non brillanti condizioni, e il genero, Luciano Cassani, "Luciano Serra pilota" eroe di un famoso film di propaganda dell'epoca che esaltava la nostra aviazione in armi.
Provetto artigiano insegnò il mestiere a molti allievi, dei quali ricordiamo Bruno Bozzelli, Bitasi Aldo, Scari Alfeo e Gino Stocchi. Uomo buono, di carattere mite, dalla struttura fisica imponente era un personaggio vero e inconfondibile, la sua figura, i suoi modi di gestire, di parlare, la sua sottile ironia e il suo filosofare del Lunedì è tutt'ora vivo nel ricordo di chi lo ha conosciuto.

Già pubblicato sulla “Voce dell’Oratorio“ a firma G-R-L


Bortolotti Fioravante

AMARCORD
Buscoldo: com'era


I meno giovani ricorderanno senz'altro che dove attualmente si trova la pasticcieria Allari, prima vi aveva sede la sala del "Cinema Moderno" ( comunemente chiamata sala Sanfelici ) , che fu costruita alla fine degli anni venti dalla famiglia Sanfelici Ulisse e adibita a cinema e trattenimenti danzanti. Anche se durante il secondo conflitto mondiale non cessò l'attivita cinematografica, i nostri ricordi più vivi partono dal dopoguerra, quando fu per una ventina d'anni centro di intrattenimento per tutto il comune e comuni confinanti, alternando le proiezioni cinematografiche alle feste danzanti. Le proiezioni non erano come usa attualmente a ciclo continuato, ma un unica proiezione al sabato e domenica sera , con inizio alle ore 21, (quasi sempre non iniziava lo spettacolo se non erano presenti i notabili del tempo).
In un secondo tempo, alla domenica, iniziarono le proiezioni pomeridiane che si concludevano nella serata. Nel periodo invernale erano più frequenti, come si definivano allora, le serate danzanti, rallegrate da orchestre che andavano per la maggiore: La Pattuglia Gaia, Orchestra Caravan, Orchestra Abelli, il famoso fisarmonicista Gigi Stoch, tutti complessi con cantanti di ottimo livello.
Nel Cinema Moderno si sono esibiti anche famosi cantanti della Rai, quali: Ariodante Dalla, fine stornellatore, Nilo Ossani, tenore di grazia, Sante Andreoli, Achille Togliani. Tutto questo a fatto si che il locale diventasse uno degli ambienti d'intrattenimento più famoso del circondario, tanto da indurre l'impresario Ulisse Sanfelici ad istituire corse gratuite di corriere da, e verso Mantova città. La piccola sala in queste occasioni era sempre affollatissima, e diventava oltremodo faticoso volteggiare ai ritmi dei Valzer, Mazurche e Fox trot, ma ci si accontentava. Le sequenze dei balli erano di due o tre pezzi: Slow, Fox, Swing, poi, Valzer Mazurca Valzer, quindi una serie di tanghi, e anche le serie dei balli sudamericani: Beguine, Rumba, Samba, questo era il classico, poichè si sono eseguiti anche balli esotici, tipo, Spirù, Raspa che ebbero però scarso successo fino a scomparire del tutto. Alle prime note dell'orchestra, specialmente se preceduta da un attenuarsi delle luci, s'intuiva che aveva inizio la serie dei tanghi, brusio in sala ed un veloce correre per accaparrarsi la ragazza che in quel momento era la più vicina alle tue preferenze. Stessa cosa succedeva con il Valzer, nel quale i pochi ma bravi estimatori cercavano con affanno di chiedere il ballo, a quelle che si ritenevano le più brave.
Terminiamo qui questa breve testimonianza che fa parte della piccola storia della nostra frazione, ma ci ripromettiamo di tornare sull'argomento raccontandovi della Veglia delle Viole, del Teatro Verdi, delle Filodrammatiche del passato, e di come ci si divertiva quando l'Italia era l'Italietta, con meno cunsumi e tante speranze, ma meno ansie e morti del sabato sera.

Già pubblicato sulla “Voce dell’Oratorio“ a firma G-R-L





 Ancora un po' di STORIA MINIMA con le cronache locali tratte dall'archivio parrocchiale


STORIA MINIMA
La Voce dell'Oratorio Natale 1999


BUSCOLDO NELL'ANNO SANTO 1900
Curiosando nell'archivio Parrocchiale, custodito con particolare cura da don Giulio, abbiamo trovato un (fascicolo) documento redatto in bella calligrafia dal parroco di allora don Enrico Varini, la cui copertina è così formulata. Fine del secolo decimonono Stato d'anime della Parrocchia di S. Marco Evangelista in BUSCOLDO Risultante alla fine dell'anno Santo 1900 dopo la nuova enumerazione delle case Compilato per cura del sacerdote Enrico Varini Arciprete Alla prima pagina ci colpisce la curiosa denominazione del paese, che don Varini definiva "Borgo" . La nuova numerazione iniziava dal piazzale della Chiesa, dando il numero uno alla casa Canonica e proseguiva verso sinistra (sulla destra non esistevano le attuali abitazioni, ma il "bröll" frutteto della Parrocchia) inoltrandosi progressivamente nella attuale via Marconi, che nel documento viene chiamata via Maggiore, e comprendendo i vicoli, arrivava fino alla casa precedente l'attuale farmacia, da lì in avanti era probabilmente aperta campagna poiché la numerazione continuava sull'altro lato della via a ritroso per arrivare all'attuale residenza Ferrari Rino, che portava il numero 75, (L'attuale abitazione Frignani fu costruita successivamente) e lì finiva il "Borgo".
La strada proseguiva verso destra per il Serraglio come attualmente, attraversando un ponte sul canale Lodolo, che in quei tempi era completamente scoperto e percorreva tutta l'attuale via Bertani, allora inesistente, confinando a destra con il retro delle case e vicoli della via "Maggiore" e a sinistra con la campagna. Non esisteva ancora l'edificio ex Cooperativa attuale Teatro Verdi e la numerazione proseguiva girando a destra per via Sacca, poi, via Gerile, Castello alto, (L'attuale casa Garofai) Serraglio, Argine Fossaviva e via via tutte le altre strade della parrocchia, che don Varini denominava frazioni, terminando col numero civico 219 di strada Chiarella. La popolazione della parrocchia era composta da 455 famiglie, 2442 anime, di cui 1294 maschi e 1148 femmine. Usando il linguaggio dell'estensore, il "Borgo" comprendeva 501 abitanti e 1941 popolavano le varie "Frazioni" . La frazione più popolata dopo il Borgo, 435 anime, era la N 5, denominata San Lorenzo Barzelle comprendente anche strada Balcolcello. Vicolo Chiodo ancora non esisteva, troviamo però citato "la Mucchiafame" che era compresa nella frazione Ronchi Chiarella comprendente anche San Luigi allora chiamato Ronchi piccolo.
Sfogliando il fascicolo si rimane colpiti dalla meticolosità con cui è stato redatto, troviamo citati i nomi dei proprietari delle case del paese, i nomi dei fondi agricoli e loro proprietari, la composizione di ogni nucleo famigliare iniziando dal capofamiglia, dalla moglie, figli e altri famigliari a carico, distinguendoli per sesso e registrandone l'età. Lasciateci dire che la consultazione di quelle vecchie pagine ingiallite dal tempo, ci ha procurato una profonda emozione, poichè in quei cognomi e nomi, poi rinnovati nelle nuove generazioni, abbiamo scoperto i nostri avi, le nostre radici. Si potrebbe col tempo studiare a fondo tutto il fascicolo per ricostruire attraverso i cognomi delle famiglie citate gli attuali eredi e quindi le famiglie più antiche del paese, i nomi rinnovati e tante altre curiosità che fanno parte della storia della nostra comunità.

archivio Pizzamiglio

STORIA MINIMA
Consultando l'archivio Parrochiale tenuto dall'allora parroco Don Enrico Varini, troviamo notizie dell'anno Santo 1900 e altre cronache di avvenimenti del periodo.


Dal diario. (Registriamo fedelmente) Annotazione storica 1890 - 1891

NB. L'anno 1890 verrà segnato nella storia come un anno di generali sventure. Dopo di che:
  1. Nel gennaio scoppiò da ogni parte d'Italia, non solo, ma di tutta l'Europa e per sino nella lontana America una malattia detta "influenza" la quale nessuno risparmiò, manifestandosi sotto forme diverse, in alcuni paesi i sintomi di essa erano, dolori acutissimi al capo, alle reni ed alle gambe, in altri dolori alle coscie, ai fianchi e al petto. Obbligava al letto per due o tre giorni e richiedeva una convalescenza di più giorni. Intere famiglie ne erano prese contemporaneamente. Qualcuno che l'ha trascurata si complicava in bronchite e polmonite che li condusse alla tomba.
  2. Forti venti e gagliardi perdurarono quasi tutta la primavera. Il raccolto dei bozzoli fu soddisfacente ma la foglia fu pagata fino a 25 £ il quintale.
  3. Nell'estate, e precisamente nella seconda metà di Luglio e nell'Agosto, terribili uragani e grandinate funestarono molti paesi, fra i quali, nel Mantovano: Buscoldo, Cesole, Scorzarolo, Romanore, S.Cataldo, Cerese, Pietole, S.Biagio, Bagnolo, Barbasso, Formigosa ed Revere, Ostiglia, Quingentole, Volta, Solferino, Castiglione, Castellaro, e altri molti, e ripetutamente, e fu tale la veemenza degli uragani specialmente nel mese di Agosto da sradicare non solo moltissime piante di alto e grosso fusto ma per sino troncarne non poche per metà. Molte case furono quasi totalmente scoperchiate del tetto, e la grandine cadde in alcuni punti così grossa (Cerese Pietole S.Biagio) da pesare ogni chicco (Cosa da non credere se non si fosse veduta ) per sino 1 Kg e 7 ettog. Ben pochi sono quelli che si ricordavano d'avere veduto simili uragani e terribili grandinate.
  4. L'anno andò totalmente asciutto che per la gran siccità molto frumento si perdette o divorato dalle bestie o distrutto dalla siccità. Basta dire che dal principio di Settembre, anzi si può dire dalla metà di Agosto a tutto intero il mese di Novembre, mai non piovve neppure una volta.
  5. L'inverno andò freddissimo, si può dire che fu tra gli eccezzionali. Basta dire che il Po fu per varie settimane agghiacciato, in modo che era totalmente impedito il percorso delle barche e la traversata coi porti ambulanti. Abbondantissima fu la neve che cadde più volte. Incominciò una nevicata terribile il 16 Dicembre, il giorno della Novena di Natale e andò poi nevicando tutta la settimana intera. Dal 5 all 11 Gennaio la neve durò fino alla metà di Marzo.
  6. Tardissima e altrettanto fredda fu la primavera del 1891, basta dire che fino al 19 Giugno non andava male il vestito invernale. Umidissima la primavera, la vegetazione fu tardissima, ai 10 12 di Maggio i gelsi appena cominciarono a fiorire la foglia, tanto che fino ad allora si dovette attendere a far nascere i bachi che in generale fecero in quest'anno 1/2 raccolto. I bachi furono pagati dalle lire 2,5 fino a 3.
  7. Tempestate orribili devastarono in quasi tutte le province d'Italia vari parchi. Il 28 di Maggio una grandinata cadde in quel di Romanore, Cerese, S.Cataldo, Borgoforte ed in parte Buscoldo, per più di due ore e mezzo, distruggendo ogni genere, basta dire che il treno stesso lungo il percorso Borgoforte Romanore dovette fermarsi tanta era la coppia della grandine che gli impediva di proseguire oltre.
  8. Grande abbondanza di vento dall'inverno all'altro anche in piena estate, la mietitura si protrasse fin dopo la festa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo in ogni parte. Insomma anni di miserie furono il 1890 e 1891 per la tanta calamità.
Tutto questo, lo annotava don Enrico Varini nel diario della Parrocchia verso la fine del XIX secolo. Allora non esistevano i tanto osannati mezzi di comunicazione di massa, ed il nostro defunto parroco si limitò alla cronaca, registrando l'accaduto, se fossero esistiti, avvrebbero per questi avvenimenti tirato in ballo il buco nel'ozono o l'effetto serra, e per l'influenza, miracolose pastiglie a conferma che i nostri nonni erano nel giusto quando dicevano che i giornali sono "Al pascul ad i asan" per farci capire che servono più per spaventare e consumare che per informare.

Sempre leggendo il diario, ora passiamo ad elencare gli avvenimenti del 1899 1900.

1899. = L'avvenimento grandioso per la nostra Diocesi, furono le feste del V° centenario della erezione del Santuario della Madonna delle Grazie, si aprirono il 24 Aprile colla solennissima processione col quadro miracoloso di M.V., alla processione che si fece al mattino, presero parte S.E.M. Paolo Carlo Origo, nostro Vescovo, numeroso Clero, confraternite e società cattoliche coi loro stendardi. La processione fu ordinatissima, vuoi, si che il concorso di popolo fosse straordinario, si calcola dalle 80-100 mila persone. Dal 24 Aprile al 29 Ottobre fu un accorrere di pellegrinaggi al Santuario, delle parrochie della Diocesi, e delle Diocesi limitrofe. Il nostro pelleggrinaggio unito alle altre parrocchie del Vicariato ebbe luogo il 6 Agosto 1899 e ci ha lasciato memoria in un bellissimo quadro con cuore d'argento su fondo cremisi di velluto, circondato col nome delle sette Parrocchie ricamato in seta ed argento. Di questo quadro, dei confratelli sacerdoti, in una adunanza tenutasi a S.Silvestro veniva incaricato il parroco di Buscoldo il quale comprato il cuore d'argento incaricò l'operazione del lavoro le Reverendissime Suore della Provvidenza. Il quadro costò £ 50 e venne pagato in parti uguali dalle sette Parrochie. Le feste centenarie si chiusero solennissimamente con Triduo nei giorni 27 28 29 Ottobbre 1899. Vi parteciparono due cardinali ( Il Patriarca di Venezia Sarto e l'Arcivescovo di Milano Ferrari ) e vari Vescovi, Monsignor Origo di Mantova, il Vescovo di Guastalla, Cremona e di Parma, di Lugano ( Svizzera ), l'Abate di S.Barbara, i parroci di città, numerosissimi sacerdoti della Diocesi, confraternite e società cattoliche. Il primo giorno del Triduo pontificò il Vescovo di Lugano e assisteva il Cardinale Sarto e gli altri Vescovi, predicò pure il Vescovo di Lugano. Il secondo giorno pontificò e predicò il Cardinale Sarto con l'assistenza dei vescovi. l'ultimo giorno del Triduo pontificò e predicò il Cardinal Ferrari di Milano, con l'assistenza del Cardinale Sarto e degli altri Vescovi. Al dopo mezzogiorno circa le ore quattro, si aprì la processione di chiusa col quadro della Beata Vergine Miracolosa. Fu imponentissima! Furono addobbate le case e il concorso del popolo non si può calcolare. Si faceva ascendere a più di centomila persone. La sera grande illuminazione del Borgo con programmi musicali tutte e 3 le sere, eseguiti dalla banda di Castellucchio. Le musiche strettamente sacre, furono eseguite dalla Cappella del Seminario e in modo inpareggiabile. Il sottoscritto partecipò tutti e 3 i giorni delle feste. Furono feste indimenticabili, e Sua S.E. Monsignor Vescovo dovette lodarsi della pietà addimostrata dai Mantovani in tale occasione.

Anno Santo 1900

Indetto e aperto il 24 Dicembre 1899 con numerosissimo pelleggrinaggio a Roma per l'apertura della Porta Santa. Per concessione del Santo Padre, in tutta la Parrocchia poteva celebrarsi e cantarsi la Messa della mezzanotte del 31 Dicembre 1899 e al 31 Dicembre 1900 chiusura dell'anno e del secolo XIX. Al 9 Settembre 1900 grande pelleggrinaggio a Roma . I Mantovani si unirono ai Veronesi. Il 9 Dicembre 1900 altro pelleggrinaggio Lombardo, al quale intervenne anche la nostra Parrochia con i Pellegrini capitanati dal Parroco. Il prezzo di andata e ritorno per 30 giorni era di £ 20,7 in terza classe. Il 21 Luglio 1900 veniva assassinato dall'anarchico Bresci S.M. Umberto I Re d'Italia a Monza, quì fu celebrato ufficio funebre il 14 Agosto 1900.

1901

1901: = Quest'anno si aprì alla rivolta dei proletari contro i proprietari. Preparati gli ignoranti contadini da sobillatori socialisti, oratori di piazza, costituirono leghe di resistenza e camere di collocamento. I conduttori a loro volta fecero le loro leghe, nella quale si stabilì che nessuno si valesse dell'opera di contadini posti in leghe, da quì naque un odio reciproco e una lotta la quale incombé non irrompesse in violenze materiali, il padronato non lasciò si ricorresse a tutte le pressioni morali per vietare l'agir delle leghe dei contadini, e associandosi ci si obbligava che i sigoli proprietari non ricorressero alla camera di collocamento, e facessero certa firma colla quale si riconoscessero le leghe contadine. I Conduttori di fondi ricorsero ai forestieri e a macchine agricole, falciatrici e rastrellatrici, e quelle per mietere. Il 13 Maggio temendosi disordini all'arrivo di forestieri Padovani, Modenesi, Bolognesi, giunse un plotone di soldati del 66° Cavalleggeri di sede a Verona, e qui si fermarono acquartierati nelle scuole elementari per tre mesi. Un buon numero di carabinieri costituirono caserma definitiva.


Questa è la pura cronaca registrata da don Varini. A prima vista sembrerebbero notizie lontane e quasi irripetibili, ma leggendole su di un registro scritto a mano e in bella calligrafia assumono un valore di memoria storica tale da darti grandi emozioni.

Già pubblicato sulla “Voce dell’Oratorio Aprile 2000“ a firma G-R-L


archivio Pizzamiglio



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